D. Vision Architecture

Il futuro si chiama BIM
D. Vision Architecture è una società di architettura ha ed ha scelto TeamSystem Construction Project Management nel corso di un processo di sperimentazione sul 4D (tempi) e sul 5D (costi)

D. Vision Architecture è una società di architettura ha ed ha scelto TeamSystem Construction Project Management nel corso di un processo di sperimentazione sul 4D (tempi) e sul 5D (costi)

Intervista all'Arch. Armando Casella

D. Vision Architecture è una società di architettura fondata nell’aprile del 2015 da un team di sei architetti che in precedenza, all’interno della Silvano Buzzi & associati di Brescia, hanno maturato una grande esperienza nella progettazione architettonica ed ingegneristica a livello internazionale. Convinti dell’importanza del lavoro di squadra e della condivisione delle informazioni altamente specializzate, stanno partecipando a numerose iniziative che utilizzano il BIM non solo nella redazione del progetto, ma anche nel definire il ciclo di vita dell’opera.

Lo studio ha vinto, in associazione con altri professionisti, numerose competizioni di dimensioni e categorie differenti, tra cui: la riqualificazione dell’Ospedale di Sassari, il progetto per la Scuola Elementare di via Viscontini a Milano, l’estensione del Politecnico di Torino e alcune competizioni di design come il Padiglione della Tolleranza di Mosca.

Le procedure BIM sono state implementate all’interno dei protocolli dello studio e costituiscono, oggi, un carattere distintivo dei servizi che la società è in grado di offrire. Anche per questo la D. Vision Architecture ha creato “BIM FACTORY®”, un brand che fornisce servizi basati sul BIM e indirizzati a tutti i protagonisti della filiera delle costruzioni: stazioni appaltanti, professionisti, imprese e manutentori.

Quali sono i punti fermi lungo i quali avete condotto la crescita dello studio?

In ogni commessa che affrontiamo, perseguiamo una progressiva ricerca formale e tecnologica tesa ad incrementare la qualità del costruito e migliorare diffusamente la qualità della vita. A questo dobbiamo aggiungere che, attraverso una crescente innovazione nei processi gestionali, abbiamo compiuto un vero e proprio salto culturale nell’approccio al progetto. Su questa strada lo studio si sta ritagliando un profilo di rilievo nel panorama della progettazione e della gestione del cantiere, in Italia e all’estero.

E come siete approdati al mercato estero?

Nei dodici anni svolti da responsabile del dipartimento architettura della Silvano Buzzi & associati, dal 2003 al 2015, mi sono occupato di pianificare e ricercare soluzioni per affrontare la crisi che si è abbattuta sul settore dell’edilizia a partire dal 2009. Ho dato il via ad un processo di internazionalizzazione della società, investendo sia in termini di risorse finanziarie che professionali. Sono partito con la prima esperienza negli Emirati Arabi Uniti, aprendo una società ad Abu Dhabi, e da quel momento sono entrato in contatto con numerose realtà totalmente diverse da quelle che conoscevamo fino ad allora. Questa esperienza personale costituisce oggi, per la D. Vision Architecture, un punto di partenza importante per affrontare il mercato estero.

Quali sono i caratteri di questa esperienza?

Un punto fermo è costituito dal non metterci in concorrenza con le grandi società internazionali, in grado di offrire commesse chiavi in mano comprensive di progettazione, project management, direzione lavori, ecc. Ci rivolgiamo, soprattutto, alle molte imprese italiane presenti all’estero, offrendo i nostri servizi innovativi e facendo leva sulla cultura che ci accomuna, ancora oggi una carta vincente. Altro punto fermo e` costituito dalla decisione di non trasferire all’estero l’operatività. Di fatto, svolgiamo il lavoro dall’Italia con ingegneri e architetti italiani. Anche questo costituisce una “leva” importante che ci permette di portare, come valore aggiunto, la nostra qualità` progettuale e gestionale.

Qual è stata la prima commessa importante?

Il primo incarico importante che abbiamo svolto, per conto della Silvano Buzzi & associati, è stato quello per l’ingegnerizzazione della copertura e delle facciate del “Grand Egyptian Museum”, il nuovo Museo Archeologico de Il Cairo. Una commessa davvero impegnativa: 130mila mq di copertura, composta da quasi 50 mila pannelli in rete stirata a geometria variabile, 332 km di profili in alluminio oltre il sistema di strutture in acciaio per il sostegno sottostante. Inoltre, è stata questa la prima vera commessa nella quale abbiamo applicato fin dall’inizio il processo BIM. Tutta la nostra esperienza in materia ha origine dal progetto del Cairo.

Siete stati sicuramente dei precursori; come e quando nasce questa attenzione nei confronti del BIM?

Al BIM mi sono interessato anni fa, ne ho colto subito la carica innovativa e le enormi potenzialità. Di conseguenza abbiamo investito sia per quanto riguarda le dotazioni informatiche sia par quanto riguarda la formazione del personale.

Siete dei pionieri...

Sì, possiamo certamente definirci dei “pionieri”, perché da anni ci interessiamo all’argomento. Siamo convinti che sia importante svolgere un percorso di ricerca e sviluppo pensando, soprattutto, di testare le declinazioni pratiche del processo. Questo sta pagando sotto il profilo delle attività: il mercato dei servizi relativi al processo BIM sta crescendo in maniera esponenziale, le richieste d’offerta e le commesse stanno aumentando notevolmente, e non solo per progetti molto grandi.

Questa forse è la novità più interessante per il mercato italiano: anche imprese di dimensioni medie o medio-piccole cominciano ad avvicinarsi al BIM: si informano sui vantaggi e sull’impatto che il processo può avere all’interno del loro ciclo produttivo.

È facile spiegare loro cosa è il BIM?

No, certamente non è facile spiegarlo agli attori della filiera delle costruzioni, anche perché, gli stessi progettisti sono ancora molto indietro su questo tema. Soprattutto è necessario fare chiarezza e ogni contributo è utile per spiegare cosa e` il BIM ma, soprattutto, cosa non è.

E sul lato progettisti?

C’è tantissimo da fare, la maggior parte dei progettisti italiani utilizzano ancora metodologie tradizionali. Ancora oggi molti pensano che il BIM sia “solo” il modello tridimensionale. Invece non è così: al modello tridimensionale eravamo arrivati già 15-20 anni fa; poi abbiamo aggiunto dati e siamo arrivati al modello parametrico; il “salto” successivo è utilizzare il modello per verificare i costi, per gestire le varianti, la programmazione, le fasi esecutive, la manutenzione, ecc. Questo è il BIM.

Il BIM è così vantaggioso?

Certamente, i vantaggi possono essere colti da tutti gli attori della filiera. Il problema è spiegare quanto il processo sia vantaggioso in termini di qualità, efficienza ed economicità. Faccio un esempio operativo: recentemente abbiamo concluso un’esperienza con una piccola impresa che aveva la necessità di gestire la realizzazione di un albergo chiavi in mano, con un contratto stringente sui tempi e sul budget. Dopo aver toccato con mano i vantaggi avuti nel sviluppare il progetto e nel gestire il cantiere con il processo BIM, ha deciso di utilizzarlo per tutti i suoi cantieri.

I servizi in ottica BIM sono il mercato del futuro?

Assolutamente sì. E' il futuro: non ci sono dubbi. Noi abbiamo investito tanto, e ora cominciamo a raccogliere i frutti di questo lavoro.

Come si inserisce TeamSystem Construction in questo processo?

Il nostro impegno sul BIM è passato ovviamente da alcuni importanti investimenti in ambito informatico. Investimenti fatti su prodotti all’altezza degli obiettivi da raggiungere, come ad esempio la velocità e la precisione per la modellazione architettonica, e l’attendibilità per la computazione, la preventivazione e la programmazione. In entrambi i casi volevamo il prodotto più performante sul mercato; per quanto riguarda il secondo aspetto, per avviare il nostro processo di sperimentazione sul 4D (tempi) e sul 5D (costi), abbiamo individuato il software TeamSystem Construction Project Management, che prima di allora non conoscevamo. Lo abbiamo individuato, approfondito, valutato e scelto. Abbiamo quindi avviato un rapporto che oggi possiamo ben dire essere andato oltre la semplice logica cliente/fornitore.

Quale caratteristica, in particolare, ha guidato la vostra scelta?

L’implementazione del motore IFC all’interno del software è stata la discriminante che ci ha portato a scegliere TeamSystem Construction Project Management, e sono convinto che lo sarà anche per tanti altri clienti.

Quanto è importante lo standard IFC per il processo BIM?

Il tema fondamentale del BIM è l’approccio “filosofico” al processo; noi abbiamo sposato la filosofia OpenBIM, quindi per noi il BIM è “orizzontale”, non “verticale”, deve cioè potersi “aprire” ad altri programmi e sistemi grazie a quella parola magica che è “interoperabilità”, e per pronunciarla il linguaggio da usare è uno solo: l’IFC.

Un giudizio sul funzionamento di TeamSystem Construction Project Management?

Molto semplice: per noi in questo momento TeamSystem Construction Project Management è il miglior software sul mercato italiano per integrare 4D e 5D all’interno di un processo BIM. Lo abbiamo testato sia con modelli piccoli che con modelli più grandi e ne siamo molto soddisfatti.

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