Export del Vino Italiano 2016: boom per le bollicine

14.10.2016 - Tempo di lettura: 5'
Export del Vino Italiano 2016: boom per le bollicine

Nonostante l’annuale competizione tra Italia e Francia per la conquista del primato per il titolo di “Paese produttore dell’anno”, che periodicamente vede i due paesi sorpassarsi a vicenda, il vino made in Italy intercetta ancora tantissimo i gusti dei wine lover di tutto il mondo ed i dati sulle esportazioni lo confermano.

Il “principe” dell’export vinicolo italiano sembra essere il Prosecco

Infatti, secondo i dati dell’Osservatorio dei Vini Effervescenti, il prosecco docg-doc continua a riscuotere tantissimo successo all’estero anche nei volumi (+12%, con 124 milioni di bottiglie); si tratta di un record per il primo semestre dell’anno notoriamente inferiore al secondo che include le Festività di Fine anno.
Il prosecco fa registrare fatturati record sulla scia del prezzo delle uve alle stelle, prenotazioni di vini base in anticipo, ordini continui dall’estero soprattutto da USA, Gran Bretagna, Giappone e Francia.

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Più in generale, le esportazioni di vino italiano nel 2016 hanno acquisito un po’ di vigore nel mese di Maggio, con un incremento a doppia cifra che riporta il saldo da inizio anno intorno al +4% e vicino al 5% per quanto riguarda la velocità di crociera su base annuale.

Gli spumanti registrano la performance più positiva, infatti incrementano di oltre il 35%, mentre una buona performance mensile per i vini fermi riporta in parità il conto sui vini imbottigliati da inizio anno. Continua a migliorare anche la nostra bilancia commerciale, siamo arrivati a 5.1 miliardi di euro, 86 milioni di euro in più rispetto a fine anno, di cui 67 derivano dal saldo commerciali sui vini spumanti.

Nel mese di maggio 2016 le esportazioni sono cresciute dell’11% a 483 milioni di euro, portando il saldo da inizio 2016 a 2153 milioni, che corrisponde a +3.8%.

Dopo alcuni mesi di stabilità riprende a crescere anche la bilancia commerciale.
Il dato di inizio anno è di circa 86 milioni, interamente derivante da vini spumanti (67 milioni) e vini sfusi (24 milioni), mentre curiosamente nel segmento dei vini imbottigliati non c’è stato alcun miglioramento. Il segmento dei vini spumanti è sempre quello che compone il numero totale. Da inizio anno le esportazioni sono in crescita del 24% a 407 milioni di euro, tutto grazie ai volumi, +25% a 1.16 milioni di ettolitri.

Cosa succede per l’export del vino italiano verso la Gran Bretagna post Brexit?

In un’intervista rilasciata da Fortunato Celi Zullo – Diretore dell’ICE di Londra – ricordava che pur avendo gli elettori britannici votato per la Brexit, le procedure previste per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea non sono state ancora attivate. Il Direttore dell’Istituto per il Commercio Estero a Londra, sostiene che attualmente non si è registrato una variazione degna di nota nell’importazione dei vini nel paese, nello specifico nei primi sei mesi dell’anno le nostre importazioni di vini sono aumentate di circa il 12% in valore, passando dai 233,7 milioni di sterline del 2015 ai 261,7 milioni di sterline del 2016. Le importazioni totali per i primi 6 mesi del 2016 sono rimaste praticamente invariate rispetto allo stesso periodo del 2015.

Quanto ad esportazioni verso la Gran Bretagna, l’Italia si piazza al secondo posto, seguendo la Francia, con una quota di mercato per i primi 6 mesi del 2016 del 21,15%. Pertanto al momento risulta premature fare delle previsioni sul future mercato del Regno Unito. C’è da restare comunque fiduciosi del fatto che la Gran Bretagna rimarrà uno dei nostri mercati privilegiati.
Serve segnalare due eventi che potrebbero influire sulla domanda interna: una brusca frenata in termini di crescita economica prevista in seguito al Brexit dai maggiori istituti di previsione economica; svalutazione della Sterlina, che dall’inizio dell‘anno ha perso oltre il 15% rispetto all’Euro.

Da questi dati è possibile desumere sicuramente una cosa: il vino italiano resta ancora un prodotto del quale il mondo non può fare a meno.
Importante è, quindi, per i produttori ed i loro consorzi guardare sempre di più ai mercati esteri (soprattutto quelli emergenti) cercando di interpretare la chiave giusta per entrarci.
Una chiave importante resta comunque la “qualità dei nostri vini” e la “varietà del panorama vitivinicolo italiano”. Puntare sui vitigni autoctoni facendo leva sulle specificità dei territori (si pensi alla varietà vitivinicola del territorio italiano, a dispetto delle 4 – 5 zone più famose della blasonata Francia) è la strada che il nostro Paese non può abbandonare.

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