Etichette dei vini, la sostenibilità entra in bottiglia: come ottenere la certificazione VIVA

03.07.2024 - Tempo di lettura: 10'
Etichette dei vini, la sostenibilità entra in bottiglia: come ottenere la certificazione VIVA

Etichette dei vini a prova di sostenibilità: il programma VIVA del Ministero dell’Ambiente promuove stili di produzione e organizzazione aziendale rispettosi dell’ambiente e del territorio, anche sul fronte dell’impatto economico e sociale. Un focus di regole e condizioni per aderire al progetto

 

Etichette dei vini a prova di sostenibilità

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con il programma VIVA, promuove la sostenibilità del settore vitivinicolo italiano, al fine di favorire l’adozione di pratiche produttive a tutela dell’ambiente, del territorio e della qualità dei vini italiani.

L’obiettivo è “favorire la transizione verso modelli di produzione e consumo sempre più sostenibili”, proponendo alle aziende la possibilità di stipulare un accordo, su base volontaria, per aderire al programma VIVA e ottenere la certificazione di sostenibilità.

Gli step necessari per il rilascio dell’etichetta ministeriale.

Etichette dei vini, la sostenibilità entra in bottiglia: come ottenere la certificazione VIVA

Dal 2011, con il Programma VIVA, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica promuove la sostenibilità per le aziende che operano nel settore vitivinicolo. Così come riportato sul portale ministeriale, si tratta di unostandard pubblico per la misura e il miglioramento delle prestazioni di sostenibilità della vitivinicoltura in Italia”, con adesioni in costante crescita.

Sono 10.510 le aziende agricole che hanno avviato il percorso di certificazione, per un totale di oltre 5 milioni di bottiglie che hanno ottenuto l’etichetta VIVA.

Dal punto di vista pratico, aderire al percorso di certificazione consente il rilascio dell’etichetta che, mediante un QR Code riportato in bottiglia, consente al consumatore di consultare i risultati e i miglioramenti raggiunti dal produttore sul fronte della sostenibilità.

Per le aziende del settore si tratta quindi di un’opportunità percorribile su base volontaria, mediante la stipula di un accordo con il Ministero che è la base di partenza per l’avvio del piano di verifiche e controlli sulle attività svolte.

Chi può ottenere l’etichetta VIVA e quali sono gli standard previsti per la certificazione di sostenibilità?

Il MASE e OPERA – Centro di Ricerca per lo sviluppo sostenibile in agricoltura dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – hanno sviluppato quattro Indicatori con l’intento di fornire alle aziende la possibilità di avere una diagnosi delle proprie prestazioni di sostenibilità, con un approccio a 360° che comprende tutti i pilastri della sostenibilità: Ambientale, Economico, Sociale e Culturale. Gli Indicatori sono stati costituiti contemplando anche le differenze climatiche e territoriali del nostro Paese e sono quindi applicabili a tutte le realtà nazionali.

ARIA, ACQUA, VIGNETO e TERRITORIO sono i contatori sviluppati, e per ciascuno di questi sono disponibili online specifici disciplinari e software di calcolo.

Sintetizzando, l’indicatore ARIA misura l’impatto della produzione di un prodotto e delle attività aziendali sul cambiamento climatico. Sul primo fronte, ad essere prese in esame sono le fasi del ciclo di vita della bottiglia di vino, dalla gestione del vigneto alla produzione e al trasporto, fino alla fase di imbottigliamento, distribuzione e successivo smaltimento. La misurazione evidenzia i processi che hanno un impatto maggiore sul fronte della sostenibilità ambientale, consentendo quindi al produttore di adottare scelte per migliorare i dati raccolti. Lo stesso indicatore misura, inoltre, le emissioni di gas ad effetto serra generate dalle attività aziendali, secondo sei categorie riprese dalla norma ISO 14064-1:2018.

Sotto esame anche il consumo di risorse idriche: l’indicatore ACQUA misura il volume utilizzato sia dall’azienda che in relazione ad una singola bottiglia di vino, con il fine di analizzare l’impatto della vitivinicoltura sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.

Il terzo indicatore, VIGNETO, mediante sei specifici parametri analizza invece le pratiche di gestione e in particolare l’utilizzo di agrofarmaci e le conseguenze sui corpi idrici e sul territorio, così come aspetti legati a biodiversità e fertilità aziendale. L’obiettivo è perseguire una gestione del territorio più rispettosa dell’ambiente.

Infine, con l’indicatore TERRITORIO si considerano anche il paesaggio e gli aspetti economici e sociali legati all’attività aziendale svolta.

Scegliere di aderire al percorso per la certificazione di sostenibilità e per ottenere l’etichetta VIVA del Ministero dell’Ambiente comporta quindi la necessità di analizzare separatamente i quattro indicatori. I risultati ottenuti dovranno essere verificati e validati da un soggetto terzo indipendente.

L’etichetta VIVA certifica la sostenibilità delle aziende vitivinicole

Sono tre nello specifico le certificazioni ottenibili, relative all’analisi dell’Organizzazione, del Prodotto o del Consorzio.

La prima, relativa all’azienda, consente di valutare gli impatti complessivi sull’ambiente, sulla società e sul tessuto economico delle attività svolte.

L’analisi del Prodotto consente di monitorare le fasi del processo produttivo e valutare quali hanno un impatto maggiore sul fronte degli aspetti ambientali e sociali presi in esame, consentendo di guardare anche al percorso di miglioramento intrapreso dall’azienda.

L’analisi del Consorzio consente invece il rilascio di un’apposita certificazione a patto di monitorare con gli indicatori VIVA un numero di aziende tale da garantire che almeno il 75% del vino commercializzato risulti incluso.

Scegliere di aderire al programma del Ministero dell’Ambiente è gratuito. Non vi sono costi specifici per l’avvio del percorso di analisi, ma in ogni caso l’azienda dovrà valutare se effettuare l’esame di quattro indicatori internamente o avvalendosi di consulenti esterni, con costi variabili quindi in base alle proprie esigenze.

Inoltre, come evidenziato sul portale dedicato al programma VIVA, al termine dell’analisi sarà necessaria la certificazione dei risultati funzionale alla diffusione al pubblico, con un costo che può variare orientativamente dai 1.200 euro ai 1.800 euro.

Il rilascio dell’etichetta VIVA avviene quindi dopo l’invio al Ministero della Transizione Ecologica della documentazione specifica richiesta, tra cui per l’appunto la certificazione valida per due anni.

Etichetta VIVA, in un QR Code i risultati raggiunti

L’etichetta sarà quindi consultabile mediante un QR Code, tramite dispositivi mobili, mediante il quale il consumatore potrà consultare esiti e interventi adottati dal produttore per garantire il rispetto degli standard di sostenibilità.

Per ogni indicatore sarà proposta una descrizione riassuntiva per semplificare la comprensione delle attività di analisi svolte dall’azienda e i miglioramenti adottati.

Ottenere l’etichetta VIVA consente alle aziende di intraprendere un percorso di ottimizzazione di pratiche e processi, creando in parallelo un rapporto di comunicazione diretta con il consumatore, mediante la messa a disposizione di informazioni di dettaglio non solo sul prodotto ma anche sulla gestione del vigneto e della produzione aziendale.

Infine, è possibile scaricare un documento contenente l’elenco degli interventi di miglioramento intrapresi dall’azienda. L’etichetta digitale VIVA è dunque sinonimo di assoluta trasparenza: un’interfaccia ideale tra l’azienda produttrice e il consumatore; un primo e importantissimo passo nella comune direzione della sostenibilità.

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