Il welfare aziendale oggi e le piattaforme in cloud: intervista a Gianluca Moretto di Beneficy
In un mondo del lavoro ancora colpito dalla pandemia, il welfare aziendale assume un ruolo sempre più importante, tant’è che oggi le persone che lavorano in azienda prendono molto più in considerazione i benefit aziendali rispetto a quanto facessero in passato.
Flessibilità, personalizzazione, possibilità di scelta diventano infatti parole chiave sia per i dipendenti sia per le stesse imprese, che, per restare al passo con i tempi e le nuove esigenze, devono sicuramente diventare più attive nel garantire il benessere di tutta la propria popolazione.
Per capire quale sarà il ruolo del welfare aziendale in quest’anno appena iniziato, ne abbiamo parlato con Gianluca Moretto, founder e CEO di Beneficy, società del Gruppo TeamSystem che offre una piattaforma in cloud che permette alle imprese di qualunque dimensione di creare e gestire in piena autonomia i piani di welfare aziendale per i propri dipendenti.
Quale sarà il ruolo del welfare aziendale in questo 2022 segnato dalla pandemia, dal lavoro ibrido e dal ritorno in smart working?
“Ci sono due fattori importanti secondo me. Uno riguarda il fatto che l’Italia è uno dei paesi con maggiore pressione fiscale nel lavoro e il welfare aziendale rappresenta uno dei modi per ridurre la pressione fiscale. Per questo motivo, penso che l’attenzione e l’uso di strumenti welfare da parte delle aziende continueranno a crescere.
L’altro fattore riguarda più l’aspetto sociale: il welfare aziendale è uno strumento di incentivazione e, con una diffusa demotivazione delle persone, può sicuramente dare il suo contributo nel far tornare un po’ l’entusiasmo e la voglia di dare qualcosa in più per far crescere l’azienda. Questi sono a mio avviso i fattori più importanti che contribuiscono a far crescere il welfare aziendale e continueranno a farlo”.
Spesso, però, si sente dire che il welfare è qualcosa che possono permettersi solo le grandi aziende e non le medie e soprattutto piccole imprese…
“Lo strumento, in maniera proporzionale, è valido per l’azienda che va da 1 a 100 mila e più dipendenti; pertanto a prescindere da qualsiasi dimensione questa abbia. Quello che è importante per le aziende è capire quali sono i benefici che il welfare aziendale può offrire nei diversi contesti e come implementare il tutto anche in realtà più piccole. Nel caso di TeamSystem HR Welfare, abbiamo cercato di creare degli strumenti standard che permettano anche alle piccole imprese di essere immediatamente operative, autonomamente o chiedendo un supporto al consulente del lavoro”.
Cosa si intende per benefit aziendali e quali sono i vantaggi per le aziende ma anche per i dipendenti?
“Benefit è un termine estremamente generico che indica qualunque retribuzione erogata dal datore di lavoro al dipendente, non in denaro, ma in natura e servizi. Nella normativa italiana si fa un distinguo tra il benefit generico, che può essere dato in modalità esentasse al dipendente fino alla somma di 258,23 euro, e una serie di benefit che hanno come obiettivo il miglioramento della qualità di vita del dipendente: istruzione, assistenza ai familiari, spese per il trasporto pubblico etc. Per questi si opera in deroga alla norma che impone il limite previsto per il 2022 di 258,23 euro (nel 2021 è stato innalzato a 516,43 euro, ndr).
Quando si parla, invece, di flexible benefit è bene fare chiarezza: la parola flexible, infatti, indica la modalità in cui i benefit vengono erogati. Si può infatti erogare il servizio direttamente al dipendente oppure proporre un paniere di servizi tra cui scegliere. Nel secondo caso, la modalità è flessibile e il datore di lavoro sta mettendo a disposizione delle persone una somma che è spendibile su un portale di benefit attraverso cui si potrà decidere in base alle proprie esigenze”.
Quale apporto può dare una soluzione in cloud come TeamSystem HR Welfare?
“Uno dei vincoli normativi relativi al welfare aziendale è che il dipendente, salvo pochissimi casi in cui è ammesso il contrario, non può acquistare direttamente i servizi e non può quindi agire direttamente con il fornitore: ha solo la facoltà di poter scegliere di quali servizi usufruire. In questo contesto, TeamSystem HR Welfare mette a disposizione una piattaforma informatica che agevola le aziende nell’erogare i benefit. Immaginiamo un’azienda che debba acquistare per ogni dipendente un benefit – per esempio il buono carburante come faceva un tempo. Va da sé che, a fronte di una popolazione aziendale considerevole, tutto questo non è possibile. Ecco perché avere una piattaforma che mette a disposizione diversi servizi e lasciare a questa tutta la gestione amministrativa è un grande vantaggio. Per l’impresa sicuramente, ma anche per il dipendente che lo percepisce nel momento in cui può disporre dei benefit in maniera libera. E ciò avviene sollevando il datore di lavoro da ogni onere.
Tra l’altro, come dimostrano i sondaggi, i dipendenti che sono soddisfatti dei benefit offerti dal proprio piano welfare si identificano maggiormente nella propria azienda. Pertanto, l’efficacia dipende principalmente dalla possibilità di adattarsi alle esigenze dei lavoratori. La scarsa flessibilità è generalmente percepita negativamente dalle persone e rende a volte il piano di welfare persino controproducente. Lo shop, ossia il marketplace dei flexible benefit, è il cuore di TeamSystem HR Welfare”.
Parliamo invece di vantaggi fiscali: quali sono per l’azienda?
“Per il datore di lavoro i costi del welfare sono interamente deducibili dal reddito d’impresa e non sono soggetti a contributi, a patto che sia stato emanato un regolamento aziendale che disciplini le regole del welfare. L’iniziativa deve riguardare tutti i dipendenti o categorie omogenee”.
E quali sono le differenze per il dipendente tra l’usufruire del welfare aziendale o avere, invece, un premio in busta paga?
“Rispetto alla retribuzione in denaro, il risparmio per il datore di lavoro è pari a oltre il 40%, mentre per i dipendenti il risparmio può raggiungere il 50%: sulle somme erogate sotto forma di benefit non si versano, infatti, contributi previdenziali né imposte sul reddito. Facciamo un esempio. Se venissero erogati 1.000 euro in denaro, questi costerebbero all’azienda 1.400 euro (ossia 400 euro in più) e il netto in busta paga al dipendente si ridurrebbe a soli 600 euro circa (a causa delle trattenute fiscali).
Se, invece, i 1.000 euro venissero erogati come flexible benefit, questi costerebbero all’azienda solo 1.000 euro (con un risparmio quindi di 400 euro); anche il dipendente ne trarrebbe vantaggio, per lui infatti i 1.000 euro sarebbero interamente spendibili (in quanto esentasse).
Il welfare aziendale quale ruolo ha nell’attrarre i dipendenti e nelle politiche di employer branding oggi?
“Questo è uno degli elementi più interessanti relativi al welfare aziendale, soprattutto per quei contesti in cui è importante attrarre persone di talento con qualifiche difficili da reperire nel mercato del lavoro. Sono persone che solitamente danno per scontato che la loro retribuzione sia all’interno di un certo range – quindi difficile che vengano attratte solo dallo stipendio – ma vanno a cercare un ambiente di lavoro che permetta loro di esprimersi al meglio.
Il welfare è un segnale di attenzione ai bisogni delle persone, le fa sentire maggiormente valorizzate. Avere in azienda un piano di welfare che sia studiato per migliorare le condizioni di vita del lavoratore è inoltre quello che i giovani talenti vanno a cercare”.