Telelavoro e smart working: analogie e differenze tra metodi di lavoro da remoto
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Telelavoro e smart working sono termini che ascoltiamo ogni giorno e che associamo al lavoro “da casa”. Associati, erroneamente, a una forma di lavoro agile possibile nei soli periodi emergenziali, queste due formule presentano in realtà modalità diverse e sono disciplinati da normative distinte. Insomma: telelavoro e smart working non sono la stessa cosa, sebbene siano strumenti che sempre più aziende propongono e concedono ai propri dipendenti. Vediamo quali sono le differenze tra smart working e telelavoro, termini usati spesso come sinonimi, e quali sono le norme che disciplinano queste due modalità di esecuzione di prestazioni professionali.
Telelavoro: normativa e significato
Partiamo subito da una precisazione: il telelavoro è un lavoro che si svolge obbligatoriamente da casa e che obbliga i lavoratori a sottostare alle stesse regole e agli stessi orari vigenti in ufficio. Quello che cambia rispetto al lavoro in ufficio, dunque, è il luogo, ma non le modalità di esercizio della professione.
Telelavoro e lavoro da casa sono quindi sinonimi. La prestazione lavorativa viene effettuata al di fuori della sede di lavoro, attraverso il supporto di tecnologie dell’informazione e della comunicazione. In quanto associabile al lavoro in ufficio, sebbene svolta in una sede diversa rispetto a quella del datore di lavoro, anche l’organizzazione delle attività e i tempi del lavoro sono rigidi e prestabiliti.
Per quanto riguarda le normative, il telelavoro è disciplinato per i contratti di lavoro subordinato, sia per il settore pubblico (D.P.R. 8 marzo 1999, n.70) che per quello privato (accordo interconfederale del 20 gennaio 2020). A livello comunitario, invece, è disciplinato dall’accordo-quadro europeo sul telelavoro, stipulato a Bruxelles il 16 luglio 2002 tra CES, UNICE/UEAPME e CEEP.
Va inoltre ricordato che esistono obblighi gravanti tanto sul datore di lavoro quanto sul lavoratore. Il primo è tenuto a farsi carico dell’installazione e della manutenzione della postazione di lavoro, comprese le spese relative ai consumi telefonici ed energetici. Il lavoratore, invece, deve impegnarsi a usare la postazione di lavoro solo per scopi professionali ed esclusivamente per svolgere mansioni lavorative.
Smart working: significato e normativa
Sia telelavoro che smart working sono considerate pratiche di remote working. Lo smart working è sinonimo di lavoro agile, ovvero un lavoro che si caratterizza per l’assenza di vincoli orari e spaziali, e che ha un’organizzazione suddivisa per fasi, cicli e obiettivi che vengono definiti tramite un accordo stipulato tra il datore di lavoro e il dipendente.
Lo smart working, a differenza del telelavoro, sgrava il dipendente dall’orario lavorativo e consente a chi lo svolge di organizzare la propria giornata di lavoro nella modalità da lui preferita. Ne consegue che chi lavora in smart working può fornire la propria prestazione da qualsiasi posto (ad esempio in ambienti di co-working, hub aziendali o biblioteche), a condizione di rispettare quanto concordato con il datore di lavoro.
A fini normativi, lo smart working (lavoro agile) è disciplinato dalla Legge 22 maggio 2017, n.81, modificata dalla Legge 4 agosto 2022, n.122. Quest’ultima disciplina che il lavoro agile è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa.
In questo caso, il datore di lavoro è responsabile della sicurezza e del funzionamento degli strumenti tecnologici assegnati al lavoratore per lo svolgimento dell’attività lavorativa.
Differenze tra telelavoro e smart working
A questo punto risulta più semplice delineare le differenze tra telelavoro e smart working (lavoro agile). Entrambe queste modalità, come abbiamo osservato, contemplano lo svolgimento delle mansioni operative a distanza, attraverso tecnologie informatiche, e sono disciplinate da un’intesa scritta tra le parti.
I punti di incontro, però, si fermano qui, mentre le differenze più rilevanti sono le seguenti.
- Luogo di lavoro: Il telelavoro obbliga il dipendente a lavorare da casa, lo smart working può essere effettuato ovunque.
- Orario di lavoro: Il telelavoro deve essere svolto durante l’orario di lavoro stabilito dall’azienda, mentre lo smart working permette di lavorare entro i limiti di durata massima dell’orario di lavoro (giornaliero o settimanale), ma le ore possono non coincidere con quelle dell’ufficio.
Pur essendo entrambe pratiche di remote working, quindi, telelavoro e smart working sono molto diverse tra loro. Le principali differenze sono in termini di autonomia e flessibilità, con il lavoro agile che lascia la libertà di scegliere spazio e orario lavorativo al lavoratore stesso, che verrà valutato in base al raggiungimento dei risultati stabiliti. Per le aziende, lo smart working può rappresentare un vantaggio in termini di produttività, ma anche un’attrattiva per i nuovi lavoratori che entrano in azienda e vogliono mantenere un equilibrio tra vita professionale e personale.
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