Safety e smartworking
Lunedì mattina. Sveglia, colazione, bimbi a scuola e…pronti di ritorno a casa per cominciare a lavorare.
Non siamo più “solo” impiegati, siamo smartworker. E questo cambio di definizione ha modificato tutta la sfera della nostra vita professionale e personale.
Smartworking è anche ‘safe’ working?
Molti di noi hanno attraversato diverse fasi:
- la difficoltà del perdere la connessione fisica con il luogo di lavoro e i colleghi e poi il conforto di scoprire nuovi spazi per sé e per la famiglia;
- la necessità di essere più disciplinati negli orari per mantenere un giusto equilibrio casa-lavoro (ora diventato casa-casa) e il contro-altare di poter fare molte cose per sé e per i propri cari immediatamente prima e dopo le ore di lavoro;
- la paura del virus, certo, ma anche l’incertezza della continuità lavorativa, ora gradatamente rientrata, nell’ottica di un riconoscimento ufficiale che lo smartworking non inficia l’efficienza e l’efficacia del lavoro svolto.
Questa altalena di sentimenti e riflessioni molto raramente ha però toccato temi altrettanto concreti, legati alla nostra sicurezza nel lavorare da casa. Sarà che a casa ci sentiamo al sicuro: seduti con il pc sulle ginocchia sulla nostra poltrona preferita, le gambe incrociate, il gatto sulle spalle e il raggio di sole che ci benedice, cosa ci importa del riflesso sullo schermo? Invece importa e, infatti, è il momento di fare una riflessione importante.
Cosa dice la normativa
In primo luogo, ricordiamo che il “lavoro agile” è già regolamentato da tempo dal D.Lgs. 81/17. Stralciandone i tratti più salienti, questo decreto prevede un accordo tra le parti (Azienda/Lavoratore) senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro; inoltre, recita che “la prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all’interno dei locali aziendali ed in parte all’esterno senza una postazione fissa”. Sposando poi le esigenze di un altro D.Lgs. il n°81 del 2008 [1], il provvedimento del 2017 conclude poi dicendo che “il Datore di Lavoro è responsabile della Sicurezza e del buon funzionamento degli strumenti tecnologici assegnati al lavoratore per lo svolgimento dell’attività lavorativa”.
Traiamo quindi la conclusione che non siamo i soli a doverci preoccupare della nostra salute e sicurezza sul lavoro; ma al di là della conformità di luoghi, attrezzature e impianti (nei limiti specificati dalla normativa), il nostro datore di lavoro non può sostituirsi a noi nel corretto comportamento e utilizzo di quanto necessario.
Insomma, dobbiamo focalizzare la nostra attenzione principalmente su due temi: il primo è sicuramente l’ergonomia, il secondo la gestione dello stress.
Ergonomia
La sedentarietà delle mansioni impiegatizie è sempre stata preoccupante, ma il suo effetto prolungato da marzo 2020, addirittura inasprito da lockdown e quarantena, risulta un rischio da tenere ulteriormente in grande considerazione.
L’Agenzia europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA) ha promosso una campagna in merito al rischio lavorativo collegato al mantenimento prolungato di una posizione seduta statica [2], intesa come immobilità per due ore o più e postura non congrua per la schiena e gli arti. Gli effetti non sono da poco: lombalgie, disturbi al collo e alle spalle, diabete e obesità fino a problemi di salute mentale. Non sempre ci pensiamo, infatti, ma:
- braccia e mani non appoggiate correttamente possono portare alla sindrome del tunnel carpale o altro;
- gambe accavallate e seduta prolungata implicano che non vengano attivati i grandi muscoli delle gambe che invece servono a favorire il pompaggio del sangue;
- la stanzialità di quello che facciamo, unita alla ripetitività e ad un eventuale senso di solitudine (o altro), possono disturbare il nostro equilibrio psichico: può essere uno strascico di “effetto capanna” (senso di sicurezza nello stare a casa che si trasforma in disagio ad uscire) o può essere la “simbiosi” con i dispositivi elettronici (causando eventualmente quello che si definisce “tecnostress”).
Come fare allora?
Innanzitutto, ricordiamoci che luoghi di lavoro, attrezzature e impianti devono essere a norma. Ad esempio, controllate che la vostra posizione casalinga non sia un groviglio di fili, con mille prese e multiple in serie, e non riparate i cavi di alimentazione con il nastro isolante, ma sostituiteli.
Usate, quindi, postazioni che vi permettano una postura congrua: sedia da videoterminalista, tavolo alla giusta altezza, disponibilità di luce naturale ma anche di luce artificiale per bilanciare le oscillazioni di luminosità della giornata. Fate in modo di non essere mai abbagliati dalla luce né frontalmente né di riflesso. Avere delle tende alle finestre sarebbe opportuno.
Stress
Ricordiamoci poi che strumenti e piattaforme digitali sono fonte di affaticamento mentale, che può essere mitigato più che efficacemente con il rispetto di pause (generalmente 15 minuti ogni due ore di lavoro) e l’adozione di un approccio atto a rilassarci: fisicamente (attraverso esercizi specifici, semplici e non impegnativi) e mentalmente (qualche respiro profondo, concentrazione sul ‘qui-ed-ora’ e non sul carico di lavoro, attenzione ai segnali di stanchezza, …).
Certamente non tutti gli strumenti digitali hanno lo stesso impatto o forniscono lo stesso senso di affaticamento. Piattaforme che privilegiano approcci user-friendly e aspetti di “look-and-feel” spinti verso l’attenzione all’utente sono sicuramente da favorire.
Lo stesso si può dire per strumenti che forniscono la soluzione (operativa) a molte necessità: la gestione di paghe e contributi, la formazione del personale e la gestione della Salute e Sicurezza sul Lavoro, … tutto in un unico strumento, come TeamSystem HR All-in-One, per esempio.
Nuove abitudini, vecchie attenzioni!
Arrivando quindi alle conclusioni, ricordiamo che ogni cambiamento in ambito lavorativo ha un impatto sulla nostra salute e sicurezza e che va valutato prima che diventi un’abitudine non corretta e dannosa per la nostra integrità psico-fisica. Vanno sempre scelti i giusti strumenti (hardware e software), innovativi e vicini alle esigenze reali, ma guidati dal nostro Servizio di Prevenzione e Protezione aziendale e dalle previsioni del nostro datore di lavoro. Buon lavoro!
[1] Testo Unico Salute e Sicurezza sul Lavoro
[2] https://osha.europa.eu/it/publications/campaign-guide