Microlearning: cos’è, i vantaggi e come cambia il modo di fare formazione
Quando si ha la possibilità di imparare cose nuove, utili per il lavoro o per la vita privata, si viene spesso colti da una sorta di strana eccitazione; più il programma è lungo e articolato, più quella sensazione aumenta. Eppure, questo entusiasmo iniziale non raramente cede il passo a impegni, mancanza di tempo, imprevisti che colpiscono inavvertitamente, e che portano a trasformare quel sentimento iniziale in una frustrazione costante e crescente.
“Non ce la farò a finire”, “Ho pagato il corso ma non riesco ad andare”, “Dovrò studiare anche di domenica e non potrò stare con la mia famiglia” sono frasi che mi è capitato e mi capita di sentire quando organizzo e gestisco corsi di formazione destinati a freelance, a personale in azienda o a ragazzi che hanno da poco terminato il ciclo tradizionale di studi. Forse le aspettative di formazione sono più alte rispetto a quanto è possibile sostenere, forse non sappiamo organizzare le nostre giornate o ancora, come dice qualcuno, è solo una questione di volontà.
Ma in aiuto ci viene il microlearning. La parola stessa – micro – fa tirare un sospiro di sollievo e dà la sensazione di poter andare lontano, a piccoli passi.
In cosa consiste, quali sono i vantaggi e come applicarli fin da subito.
Cosa si intende per microlearning
Iniziamo con la definizione. L’abbiamo detto: la parola fa intuire che si tratti di qualcosa legato a specifici momenti. Brevi fasi in cui è prevista un’esperienza di apprendimento. In un mondo estremamente connesso, in cui si sono moltiplicate a dismisura le occasioni per conoscere posti/gente/iniziative, tante possono essere le possibilità per imparare, anche nei momenti e nei modi più inaspettati. Se non vi sembra possibile o vi sembra troppo “semplicistico”, provate a pensare a una situazione “comune” a tutti noi.
Siete in vacanza in una città straniera e avete deciso di girarla liberamente, dopo avere fatto il tradizionale percorso consigliato dalla Lonely Planet. Vi imbattete in una chiesa che non conoscete, leggete il nome e subito dopo andate a cercare su Google. Se ne parla sul sito ufficiale e su un articolo in terza posizione, il tempo di lettura piuttosto breve – ipotizziamo 3 minuti – venite a conoscenza della storia del posto in cui state per mettere piede, delle sue recenti restaurazioni, di quali opere ci sono all’interno ecc… Dopodiché entrate e sperimentate direttamente quel che avete letto. Un momento di microlearning – possibile grazie al mobile – e anche di “learning by doing”: state anche imparando “facendo”.
Facciamo un altro esempio: dovete fare una presentazione su Power Point e in ufficio siete da soli, è tardi, dovete sbrigarvi e non sapete come fare a inserire un video o a gestire i diversi livelli all’interno di una slide. Cosa fate? Cercate su YouTube un tutorial che vi spieghi quel “pezzetto” e poi l’applicate. State pur certi che da quel giorno vi ricorderete per sempre come si fa. E probabilmente lo direte anche ad altri.
Prendete ancora l’app Duolingo, per esercitarsi con una lingua già conosciuta o cominciare a prenderne familiarità: l’obiettivo è giornaliero, il metodo è quello del gioco, del quiz, in cui l’utente deve per forza agire e interagire e lo fa nel momento che vuole e ovunque si trovi.
Il microlearning è tutto quello che possiamo imparare ogni giorno o, per dirla con le parole di Lauren Freeman, docente dell’Università del Texas, ciò che “consente, a chi deve apprendere, di ricevere le informazioni di cui ha bisogno, quando ne ha bisogno e nel contesto più adatto”.
Questo grazie a sessioni brevi in cui il materiale formativo viene scomposto in maniera facilmente digeribile (niente di più niente di meno di quando i nutrizionisti dicono “Mangia 5 volte al giorno e poco anziché abbuffarti a pranzo e a cena”), in modo tale che sia possibile di volta in volta affrontare un singolo obiettivo di apprendimento.
La maggior parte delle volte le esperienze di microlearning avvengono nella nostra vita senza che ce ne rendiamo conto e in momenti brevi e quasi “insignificanti”. Leggendo un articolo sulla metro, chiacchierando con qualcuno, ascoltando un podcast mentre ci prepariamo per uscire o stiamo correndo al parco. Momenti a cui spesso non facciamo caso, ma che condizionano il nostro modo di apprendere a tal punto che, anche in contesti più formali, ci aspettiamo di rivivere la stessa leggerezza.
Come cambia la formazione: i formati del microlearning
Inutile dire che digital e microlearning vanno di pari passo. Il digital infatti riesce a rispondere alle esigenze di apprendimento sfruttando i micro momenti.
I contenuti devono essere disponibili a qualsiasi ora del giorno e della notte, essere costruiti in modo da sembrare personalizzati e adattabili, accessibili con qualsiasi device (computer, smartphone o tablet, non deve cambiare nulla nella fruizione). Il tutto all’insegna della flessibilità. Altro aspetto importante è la ricchezza dei media e dei cosiddetti formati.
Progettare delle lezioni usando il microlearning vuol dire avvalersi di app, pagine di blog, infografiche, webinar brevi, sessioni con questions and answers, brevi e-book, pdf, pillole di formazione della durata di 15 minuti erogate tramite Hangout di Google, Whereby (piattaforma per fare call), Skype e così via. Così come Stories su Instagram, video sui social, una serie di post con cadenza settimanale, una rubrica su Telegram. Il tutto all’insegna del micro momento, della brevità, ma soprattutto dell’efficienza.
Il medium scelto deve servire a far sedimentare i contenuti veicolati – senza troppe informazioni – e a sfruttare al meglio la nostra capacità di concentrazione ridotta.
Tutte cose cui bisogna pensare anche quando si progetta un corso cosiddetto “tradizionale”, in aula, della durata di 6-8 ore. Può essere infatti un’ottima strategia per chi fa formazione, in azienda e non solo, prevedere dei momenti di microlearning qualche giorno prima per catturare l’attenzione e allineare tutti allo stesso livello, prevederli anche dopo che il corso si è concluso (per fare una sorta di recap o approfondimento su alcuni punti) o come momenti strutturati in aula con attività di gaming di gruppo con i cosiddetti role play.
I vantaggi del microlearning
Quali sono altri vantaggi del microlearning? Eccoli in una sorta di elenco “take away”:
- Coinvolgimento limitato ma costante, del 50% in più rispetto ai corsi tradizionali
- Brevità: di solito si va di 3 minuti a massimo 15 minuti
- Meno sforzi nella costruzione dei contenuti formativi
- Per chi apprende: la possibilità di fruire dei contenuti ovunque in qualunque orario, in modalità “smart learning”
- Favorire l’onboarding, in azienda, senza sovraccaricare eccessivamente
- Creare degli appuntamenti brevi di approfondimento per chi è in azienda da tempo e non ne ha molto da impiegare alla formazione
- Puntare sull’aspetto ludico: imparare giocando, tramite un tool o tramite un’app può essere un’ottima scelta
- Avere un livello di attenzione più alto e miglior ROI: ossia il ritorno del costo dell’investimento.
In particolare su quest’ultimo punto: più si personalizza la formazione, più la si eroga usando strumenti facili e immediati, più persone riescono a sentirsi coinvolte e a formarsi. Un motivo in più per puntare sul microlearning.