La trasformazione digitale cambia il nostro modo di pensare

07.11.2016 - Tempo di lettura: 2'
La trasformazione digitale cambia il nostro modo di pensare

Uno degli aspetti della Digital Transformation di cui si è discusso qualche giorno fa a Bologna nel TEDx è stato prendere coscienza del fatto che, contrariamente a un vecchio pregiudizio, le buone idee non devono necessariamente scaturire dal genio creativo individuale, dalla spinta dell’ego, ma – al contrario – possono e saranno sempre di più il frutto di collaborazioni e cooperazioni di gruppo.

Sul mio blog ho spesso trattato questo tema, mi fa piacere che sia stato introdotto anche il termine di intelligenza collaborativa per spiegare come l’evoluzione e il miglioramento dei processi attuali nell’ambito delle aziende più tecnologiche possa (o debba) passare proprio da questo nuovo modo di intendere il lavoro.

E’ evidente che tutto ciò sta portando contemporaneamente a un cambiamento dei modelli di leadership e dei rapporti tra manager e collaboratori. Un cambiamento che potrebbe essere decisivo anche per la stessa sopravvivenza delle imprese. E’ vero quel che sostiene Davide Folletto Casali, consulente di start-up ed esperto negli ambiti del design, psicologia e tecnologia, cioè che i manager tradizionali sono tuttora ancorati a un modello taylorista e industriale che prevede il controllo totale del dipendente, nel timore che qualsiasi autonomia sia pericolosa.

Ma di fatto è una preoccupazione inesistente” dice Casali – perchè un dipendente inefficace è quasi peggio quando è costretto ad essere presente per il suo impatto negativo con i colleghi, ed in entrambi i casi comunque non farebbe il lavoro richiesto. Il mito della presenza fisica come fattore di controllo del lavoro svolto va dissolto e sostituito con la responsabilizzazione e l’indipendenza, in vari modi e sfumature.

Lo stesso Davide Casali, che ha fatto suo il motto di Leonardo da Vinci “La semplicità  è la suprema sofisticazione“, è anche coautore (insieme a Gianandrea Giacoma, Gianluca Bocchi e Luisa Damiano) del Manifesto Ibridi.

Ma chi sono gli ibridi? Leggiamo dal sito: “Sono tutti quei professionisti e intellettuali che per attitudine, vocazione o contingenze del loro percorso individuale incarnano la capacità  di unire conoscenze e competenze tradizionalmente separate e distinte. La transdisciplinarità , la varietà  di competenze e intelligenze è espressione della capacità  di essere all’altezza della molteplicità  e complessità  delle sfide attuali.”

Consiglio di visitare il sito – http://manifestoibridi.org – che sintetizza anche schematicamente i quattro aspetti fondamentali della trasformazione digitale: la complessità , l’accelerazione, l’interazione e la mente. In un’intervista rilasciata da Casali al Sole 24 Ore (argomenti.ilsole24ore.com/parolechiave/big-data.html), viene aggiunto un quinto elemento (tema che io considero fondamentale) cioè l’etica, trasversale ai precedenti quattro.

“Purtroppo la riflessione etica nella tecnologia sembra sempre arrivare a posteriori, – sostiene ancora Casali – ma la tensione che questo genera cresce finché diviene difficile da ignorare, perché i cambiamenti tecnologici sono trasformativi per la società , ponendo questioni che prima non esistevano e se non ricevono risposta continuano ad accumularsi.

Per seguire i vari interventi che si sono succeduti il 22 ottobre scorso al TEDx di Bologna, visitare il sito:  http://www.tedxbologna.com

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