Ferie non godute entro fine anno: la gestione per i datori di lavoro

17.12.2024 - Tempo di lettura: 7'
Ferie non godute entro fine anno: la gestione per i datori di lavoro

Cosa fare nel caso di ferie non godute entro la fine dell’anno? Non sono previsti specifici obblighi a carico dei datori di lavoro. Si deve però rispettare la scadenza del 30 giugno 2025 e pianificare il calendario dei propri dipendenti per tempo

Quali sono gli accorgimenti che devono avere i datori di lavoro in relazione alle ferie non godute dai propri dipendenti entro il 31 dicembre 2024? In linea generale è previsto il divieto di monetizzazione, salvo alcune eccezioni.

A fine anno non sono previste particolari scadenze ma può essere il momento giusto per delineare il quadro della situazione e prendere decisioni nell’ottica della pianificazione.

La parte finale dell’anno può essere utile per richiamare le regole previste per permettere una gestione ottimale delle ferie dei propri dipendenti e gli adempimenti a carico del datore di lavoro.

Una panoramica sulle norme in vigore e sugli aspetti a cui prestare attenzione.

Ferie non godute: le regole per i datori di lavoro

Prima di fare il punto sugli obblighi e sugli adempimenti a carico dei datori di lavoro è opportuno richiamare il quadro normativo di riferimento, con le regole relative alle ferie. I giorni di astensione dal lavoro, e il relativo diritto da parte dei lavoratori, sono previsti dalla legge.

In particolare, il comma 2 dell’art. 2109 del Codice Civile stabilisce che il lavoratore, dopo un anno di servizio ininterrotto, ha diritto a un periodo di ferie:

  • retribuito;
  • possibilmente ininterrotto;
  • nel tempo stabilito dal datore di lavoro, tenendo conto delle esigenze dell’impresa e degli interessi del lavoratore.

La durata del periodo di ferie deve essere stabilita dalla legge, dagli usi o secondo equità. I tempi di fruizione e il periodo minimo sono previsti dalla legge n. 66 del 2003.

L’articolo 10 stabilisce che, salvo nei casi previsti dai CCNL e fermo restando quanto previsto dall’articolo 2109 del codice civile, il lavoratore ha diritto a un periodo annuale di ferie retribuite non inferiore a quattro settimane, con la seguente suddivisione:

  • almeno due settimane nell’anno di maturazione, anche consecutivamente in caso di richiesta da parte del dipendente;
  • le restanti due settimane entro i 18 mesi successivi dalla fine dell’anno di maturazione.

In questo caso la data di fine anno è importante per calcolare il periodo massimo per la fruizione delle ferie da parte del lavoratore dipendente.

Ferie non godute entro la fine dell’anno: le scadenze da rispettare

Nella parte finale dell’anno non sono previste scadenze per i datori di lavoro, tuttavia la data del 31 dicembre deve essere presa in considerazione per il calcolo del periodo massimo per la fruizione delle ferie.

I 18 mesi successivi alla fine dell’anno di maturazione portano il termine al 30 giugno 2025, per le ferie maturate nell’anno 2023 e non ancora godute.

La scadenza del 30 giugno, come ogni anno, deve essere segnata in agenda dai datori di lavoro, per permettere ai propri dipendenti di utilizzare i giorni maturati e non goduti nei 18 mesi precedenti.

Il periodo di ferie, di quattro settimane, non può essere “monetizzato” in quanto rappresenta un diritto irrinunciabile per i lavoratori.

Sono tuttavia previste specifiche eccezioni, in cui il lavoratore non ha il tempo necessario per “smaltire” le ferie e quindi ha diritto al pagamento dei giorni in questione.

Tra questi c’è la cessazione del rapporto, che può essere legata a diversi motivi:

  • dimissioni del dipendente;
  • licenziamento da parte del datore di lavoro;
  • risoluzione consensuale del rapporto;
  • scadenza del contratto a tempo determinato.

Un altro caso è quello che riguarda i periodi di ferie oltre le quattro settimane obbligatorie, stabiliti o dalla contrattazione collettiva o anche da contratti individuali stipulati con i singoli lavoratori.

Anche in tale ipotesi è ammesso il pagamento delle ferie non godute, perché il periodo interessa giorni aggiuntivi al minimo legale. In questo caso il dipendente può rinunciare al godimento delle ferie in cambio di una retribuzione da inserire in busta paga.

Esistono infine casi in cui può essere prevista una deroga alla scadenza del 30 giugno 2024 per la fruizione delle ferie non godute, in casi di interruzioni temporanee dell’attività lavorativa per una delle seguenti cause:

  • malattia;
  • periodo di infortunio;
  • periodo di maternità;
  • periodi di cassa integrazione.

In tali ipotesi i termini per la fruizione delle ferie e per il versamento dei contributi da parte dei datori di lavoro per il mancato godimento vengono sospesi per un periodo di tempo pari alla durata dell’impedimento e decorrono dalla ripresa dell’attività lavorativa.

Ferie non godute entro: le sanzioni previste per i datori di lavoro

Come anticipato, tra le richieste del lavoratore è prevista quella di fruire le ferie maturate senza interruzione, richiesta che deve essere accordata tenendo conto anche delle esigenze aziendali. Le ferie devono quindi essere concordate tenendo conto quanto definito in un accordo tra azienda e lavoratore.

Il datore di lavoro è inoltre tenuto a permettere la fruizione delle ferie non ancora godute da parte del lavoratore. In caso contrario sono previste sanzioni e conseguenze.

I soggetti dovranno infatti pagare i relativi contributi previdenziali aggiuntivi. I contributi devono essere versati all’INPS entro la scadenza del 20 agosto 2025, in relazione al termine in calendario per il 30 giugno del prossimo anno.

Sono inoltre previste sanzioni amministrative che variano in base alla gravità della violazione e al numero di dipendenti interessati.

A stabilire gli importi delle sanzioni è l’articolo 18, comma 3, della legge n. 66/03. Per tali importi è stata prevista una maggiorazione del 20% dalla Legge di Bilancio del 2019:

  • da 120 a 720 euro, per le violazioni relative a un solo anno e relative a un massimo di cinque lavoratori;
  • da 480 a 1.800 euro, per le violazioni che si sono verificate per almeno due anni e relative a più di cinque lavoratori;
  • da 960 a 5.400 euro, per le violazioni che si sono verificate per più di quattro anni o nel caso di coinvolgimento di almeno 10 lavoratori.

Per evitare le sanzioni i datori di lavoro possono seguire alcune semplici indicazioni. È fondamentale strutturare l’organizzazione in modo da ridurre il più possibile l’accumulo di giorni di ferie per periodi molto lunghi.

Per ottenere tale risultato sono diverse le azioni che possono essere messe in campo. Programmare la chiusura aziendale in periodi di bassa produttività: in tali periodi i dipendenti dovranno fruire delle ferie in modo forzato. Ottimizzare la pianificazione delle ferie dei dipendenti, chiedendo il dovuto preavviso. Monitorare le ferie residue di ciascun dipendente, comunicando tempestivamente allo stesso i potenziali accumuli che potrebbero risultare problematici.

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