La Fase 2 per aziende e lavoratori
La riapertura graduale delle attività di tutte le dimensioni rappresenta un sospiro di sollievo, un pallido elemento di ritorno alla normalità che tanto auspichiamo. Se ci siamo preoccupati di raccogliere informazioni sulle azioni di tutela nella nostra vita privata, la stessa preoccupazione non può che essere applicata all’ambito lavorativo.
Aziende grandi e piccole, imprenditori e Consigli di Amministrazione si sono chiesti come agire, ricevendo nel corso del mese di marzo e aprile diversi contributi e obblighi a cui adempiere da parte dell’Istituto Superiore della Sanità, dell’Inail e del Consiglio dei Ministri, di concerto con le rappresentanze sindacali.
Cerchiamo di condensare allora le considerazioni del ‘Protocollo condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del 24/04/20’ (pubblicato nel DPCM 26 aprile 2020) e di molti altri provvedimenti ad integrazione delle esigenze aziendali operative.
1. I punti nevralgici da trattare con attenzione per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori in Fase 2
Siamo invitati all’uso massivo di smart working e di ammortizzatori sociali, se l’attività lo consente. Molte grandi organizzazioni hanno già proclamato il perdurare dello smart working almeno fino a settembre, se non addirittura fino a dicembre. Perché non valutare quindi l’opportunità di rimodulare la propria organizzazione, rendendo lo smart working normalità?
L’informazione è fondamentale: al di là delle prescrizioni generali trasferite dal Legislatore, le modalità di adempimento possono essere personalizzate nell’ambito aziendale, per esempio per quel che riguarda la riorganizzazione (anche fisica) del lavoro e degli spazi, che tratteremo in seguito. Per questo motivo, tutti coloro che permangono o transitano dai locali aziendali devono essere informati in merito alle misure in atto nel perimetro aziendale: intendiamo lavoratori, consulenti, visitatori, fornitori. Vanno quindi predisposte brochure, visual e informative varie, anche sotto forma di distribuzione informatizzata.
Fare informazione non è un consiglio, ma un obbligo normativo del D.Lgs. 81/08 e non va trattato con leggerezza. Un consiglio? Fate controfirmare l’avvenuta distribuzione e illustrazione di tali informative. Controfirmare anche solo con un click ad un sistema posto all’ingresso della vostra azienda può essere, anche in questo caso, un’opportunità di dematerializzazione, digitalizzazione e disponibilità dei dati.
Ovviamente, le persone in ingresso possono non essere di madrelingua italiana: è estremamente rilevante che il messaggio delle vostre informative raggiunga anche queste persone. Va organizzata di conseguenza una comunicazione ad hoc anche in questi casi.
Fermo restando il principio di ridurre al massimo le persone in azienda, ricordiamo che anche visitatori e fornitori vanno considerati con attenzione: trasportatori, imprese di pulizia, manutenzione, etc. Valutiamo se le regole dell’informativa siano congruenti con le specificità delle loro attività o se sia necessario immaginarne alcune dedicate, anche in questo caso.
2. Come accedere in sicurezza agli spazi lavorativi in Fase 2
Parlando ancora di entrata o transito in azienda, l’attenzione verso le modalità di ingresso è massima e va mantenuta tale. Il controllo della temperatura corporea non è obbligatorio, ricordiamolo, ma individuato fra i campanelli di allarme di situazioni di contagio. In condizioni di grande afflusso, un sistema di rilevamento integrato al controllo accessi può effettivamente triangolare l’esigenza di rilievo della temperatura (attenzione alle previsioni della Privacy!), la necessità di DPI e l’eventuale monitoraggio dei contatti fra persone.
3. Come evitare l’assembramento sul luogo di lavoro
Già, ecco la bestia nera: l’assembramento e il distanziamento sociale. Prescrizione chiarissima e difficilissima da attuare in un contesto lavorativo in cui spesso il ‘gomito a gomito’ non solo era governato dai limiti di spazio aziendale, ma anche incentivato in ottica di collaborazione. Le aziende avranno il compito di aiutare le persone a trovare nuove forme di collaborazione, senza svilire l’importanza della relazione, ma mantenendo le distanze. Anche in questo caso, le modalità di ingresso contano e vanno ripensate in termini di orari e di spazi, così come di percorsi obbligati verso le aree lavorative oppure di turni e di pause o ancora di regolamentazione dell’afflusso alle aree comuni. Culturalmente non siamo portati alla distanza e forse molti diranno ‘meno male!’. In questa contingenza però la costrizione del mantenere il metro e mezzo di lontananza potrebbe essere supportato da strumenti smart. In fondo molti trovano già supporto e sprone nell’indossare dispositivi che ti informano su come stai, quanto dormi, quanto ti muovi, etc. L’interazione fra dispositivi può fornirci un nuovo supporto nel mantenere i giusti centimetri fra di noi ed avvertirci quando ciò non succede.
4. Ripensare la propria organizzazione aziendale in tempi d’emergenza
L’organizzazione aziendale gioca un ruolo fondamentale nel distanziamento sociale e volendo cogliere un’opportunità anche in questo, può essere l’occasione per ridisegnare flussi e processi aziendali ed ottimizzarli in ottica di continuità. Sono stati individuati come variabili importanti:
- l’analisi della turnazione
- la sospensione delle trasferte
- la rimodulazione dei livelli produttivi
- il riposizionamento delle postazioni di lavoro
- la forte limitazione delle riunioni in presenza.
In ottica quindi di predisposizione delle misure ritenute più opportune per rispondere alle prescrizioni del DPCM del 26 aprile 2020, coinvolgete attivamente il vostro Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, il Medico Competente, il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, i Sindacati e attingete a piene mani dalla competenza, anche squisitamente tecnica, del vostro personale: mai come oggi la multidisciplinarietà può dare e darà le soluzioni migliori (un’altra opportunità?). Fra l’altro, ricordate la necessità di istituire un Comitato per l’applicazione e la verifica delle regole del protocollo di regolamentazione: i soggetti citati ne fanno parte di diritto e per merito.
5. Fase 2, ripartire dalla formazione dei lavoratori
La fortissima limitazione della compresenza porta con sé una ulteriore criticità importante, anche in riferimento agli obblighi ordinari di un Datore di Lavoro, cioè la formazione. Come fare ad adempiere a tali obblighi per nuove mansioni o per aggiornamenti periodici in scadenza? In via straordinaria, il Legislatore ha sdoganato la formazione via web sincrona (cioè non registrata e fruita in un secondo momento) e l’ha equiparata alla formazione in aula. Fatto salvo, ovviamente, che la formazione in presenza non sia necessaria per il conseguimento di una determinata capacità (ad esempio guida del carrello elevatore), dove quindi l’addestramento non può che essere condotto tramite prove pratiche in campo. Non è novità da poco.
Anche l’obbligo di sorveglianza sanitaria va portato avanti con tempestività, garantendo rispetto anche ulteriore per le categorie più fragili.
6. L’importanza della sanificazione degli ambienti in Fase 2
Parlando di agenti biologici nel caso del Covid-19, un accento particolare va alla pulizia e alla sanificazione degli ambienti. Attenzione alla differenza fra i due termini e al fatto che la sanificazione vada affidata a soggetti qualificati e ripetuta periodicamente. In merito alla pulizia, invece, si riporta ad un inasprimento delle pratiche correnti, ma anche alla responsabilità individuale: perfino le singole postazioni di lavoro (anche i pc e le tastiere…sì!) vanno pulite a fine turno e, ove opportuno, magari anche dai singoli operatori. Per ciò le aree di lavoro, ma anche le aree comuni e i distributori di snack e bevande, devono avere a disposizione igienizzante per le mani e materiale per la pulizia (detergente a base di cloro). Nell’organizzazione di queste attività, vanno ricordati gli impianti di condizionamento e di trattamento aria: la ventilazione continua è per esempio prescritta per l’accesso agli spazi comuni, ma nelle condutture delle unità di trattamento aria, oltre al rischio della Legionella, si annida potenzialmente anche il Coronavirus, se non correttamente gestito.
7. Cosa fare se si rileva una persona sintomatica in azienda
Non succede (speriamo), ma se succede e la termografia rivela una persona sintomatica o la stessa lamenta sintomi, cosa fare? Il Legislatore impone passaggi precisi in merito e l’Organizzazione deve essere pronta a metterli in pratica: cioè a far intervenire l’ufficio personale, isolare la persona e avvertire le autorità competenti. Ma oltre a ciò, vanno mappati obbligatoriamente i ‘contatti stretti’ della persona in azienda (e su questo punto ritorna l’importanza della digitalizzazione degli accessi sopra citata).
8. Covid 19 e aziende, qualche punto ancora per ripartire in sicurezza
Sempre nell’ottica del rischio biologico, a molti Datori di Lavoro sarà stato prospettato di fare una revisione al Documento di Valutazione dei Rischi: che pensiate che sia opportuna o che vada semplicemente inserito un compendio procedurale, ricordate che una posizione va presa. Una forma di modifica alla situazione mappata documentalmente in precedenza è necessaria.
I Dispositivi di Protezione Individuali poi sono sempre stati fondamentali come misure di protezione, ma anche come elemento culturale della cura di sé e della responsabilità individuale. Oggi, a maggior ragione, il Dispositivo in questione diventa elemento ancora più obbligatorio (se possibile) e di chiara connotazione di responsabilità collettiva. Le difficoltà a trovare dispositivi conformi alle normative, non ci fermi e non ci renda superficiali: il Legislatore ha dato tutto gli strumenti per distinguere cosa è appropriato da cosa no. Fra l’altro, un monitoraggio ai bandi di finanziamento statale in merito è consigliabile.
L’igiene personale ovviamente è un altro must, così come la corretta gestione dei rifiuti venuti a contatto con liquidi biologici: fazzoletti, DPI utilizzati, piatti, bicchieri, etc. Ricordiamo che vanno conferiti nell’indifferenziato ed in doppio sacchetto. Ciò nella quasi maggioranza delle Regioni italiane. Sì, perché alcune attuazioni della normativa dedicata alla fase-2 (in generale, non solo riferita ai rifiuti) hanno emanazioni regionali dedicate: è raccomandabile approfondire tali provvedimenti locali, prima di ritenere di aver pensato a tutto e di essere pronti a ripartire.
Attenzione: il proseguimento o la riapertura delle attività aziendali è vincolato al rispetto delle condizioni imposte che assicurino ai lavoratori adeguati livelli di protezione. Ciò significa che l’impossibilità di adempiere ad una delle prescrizioni deve implicare la sospensione dell’attività, fino a ripristino delle condizioni.
Abbiamo trattato tante sfaccettature, tante novità da introdurre, che potrebbero spaventare: ma che il senso di responsabilità collettiva e individuale ci guidi, per il bene di un mondo nuovo in cui sentirci sicuri e guardare fiduciosi al futuro.