Diversity Management: il rischio della diversità 

09.11.2018 - Tempo di lettura: 1'
Diversity Management: il rischio della diversità 

Di Diversity Management si parla sempre più.

Che lo si voglia o meno, la società  contemporanea dovrà  adeguarsi a un contesto internazionale interconnesso. Il valore dell’uguaglianza, spinto per anni in termini generali (uguaglianza degli esseri umani come detentori degli stessi diritti, uguaglianza sociale etc.) ha lasciato spazio al concetto di equità  intesa come giustizia sociale, allineamento non tanto dei punti di partenza (stessi diritti e doveri), quanto dei possibili punto di arrivo (pari opportunità ).

Ci si è accorti di essere diversi. Una scoperta affascinante quanto scontata, che apre le porte sviluppi potenzialmente inaspettati.

L’interesse economico al Diversity Management è abbastanza recente e si basa su alcune teorie contenute in articoli come Diversity Now (Scully, 1994) o The Bottom Line Value of Diversity (McNerney, 1994), in cui si faceva riferimento alla gestione delle diversità  all’interno delle diverse organizzazioni per scongiurare rischi di immagine e non rinunciare a fasce di mercato emergenti. In pratica, il Diversity Management veniva considerato una strategia per rispondere alle neonate esigenze commerciali, all’emergere del consumatore differente rispetto agli standard conosciuti. Un rapporto con la diversità  di tipo costrittivo (lo vuole il mercato!) ancora distante dal considerarla uno strumento di valorizzazione.

La diversità , in effetti, è un rischio.

Il rischio, l’insieme delle possibilità  di un evento. Le possibilità  – diciamocelo – un’apertura verso il futuro.

Le moderne tecnologie, in grado di interconnettere luoghi e persone, possono rappresentare uno canale di unione, di superamento di quell’ingroup che prevede sempre il proprio outgroup.

Coloro che si occupano di risorse umane in organizzazioni complesse, realtà  multinazionali in cui diverse anime e culture concorrono alla formazione di una Weltanschauung condivisa, conoscono senza dubbio il valore della differenza. Un concetto che si radica nel modo di interagire, guardare, valutare, considerare il o la collega per l’apporto che può dare, per le sue competenze espresse, per il valore aggiunto che esprime nel gruppo.

Se poi ci pensiamo bene anche la personalizzazione della formazione attraverso l’uso di strumenti informatici è l’espressione di una diversità  individuata e valorizzata su criteri di preferenza di utilizzo, strumenti che, per loro natura, hanno la capacità  di esprimere gradi di personalizzazione quasi infiniti e di rispondere, attraverso il digitale, a un’esigenza pienamente umana.

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