La digitalizzazione per la crescita professionale e personale: occasione da non perdere
Partiamo con una piccola provocazione: equipariamo dicembre alla domenica e gennaio al lunedì. Consideriamo dicembre come quella classica domenica in cui, saliti sulla bilancia, ne scendiamo immediatamente dicendo: ‘da domani …. dieta!’ E immaginiamoci quindi alle porte del mese dei buoni propositi:cosa ci proponiamo di affrontare a partire dal prossimo lunedì metaforico?
Aggiungiamo un’altra domanda: il 2020 è stato un anno complesso. Salendo però sulla bilancia dell’anno 2020 e tralasciando quanto indipendente da noi, quale peso (positivo, in questo caso) possiamo vantare di aver aggiunto? Che sia poco o tanto, è ovviamente una valutazione personale, ma molte persone hanno affermato di aver approfittato del periodo per fare delle riflessioni sul senso della vita personale e professionale e in questo articolo, vogliamo esortarvi a non perdere il filo di queste riflessioni. Vogliamo invitarvi anzi a considerare con ulteriore attenzione alla crescita personale e professionale che ne derivano.
Paradigmi in evoluzione nel mondo HR
Sono cambiati infatti molti paradigmi della vita professionale: l’accelerazione verso lo smart working, la necessità imprescindibile di digitalizzazione, la remotizzazione delle attività e tanto altro hanno impattato fortemente su ognuno di noi. Sicuramente abbiamo capito che servono anche altre capacità, oltre quelle già possedute e abbiamo dovuto adattarci in modo veloce, non senza fatica. Ora è momento di mettere a sistema quanto è stato necessario improvvisare.
Sviluppo delle risorse umane in ottica digitale. Alcuni esempi
Abbiamo necessità di sviluppare di più e meglio l’autonomia propria e di saper gestire indirizzare efficacemente l’autonomia delle persone che coordiniamo. A braccetto con l’autonomia, abbiamo bisogno di coltivare e instillare motivazione. La remotizzazione delle attività e il social distancing in generale rischiano di renderci tutti monadi e di indebolire il senso di appartenenza all’organizzazione. Gestire la motivazione propria e altrui, anche in questo caso, è un percorso formativo da affrontare e applicare efficacemente. Se, come citato, abbiamo ruoli di responsabilità e coordinamento, abbiamo sicuramente notato che le dinamiche di gestione del gruppo sono fortemente cambiate. La gestione di un team, sotto tanti profili, va insegnata. Esistono dei talenti, certo, ma nella maggior parte dei casi fornire strumenti potrebbe dare un beneficio anche ai più talentuosi.
Continuiamo riconoscendo che dobbiamo strutturare meglio la reazione al cambiamento e la business continuity, in modo che si punti alla proattività e non esclusivamente alla reattività, anzi all’emergenza. Anche in questo caso, troviamo un partner al concetto di cambiamento e cioè quello della resilienza e della gestione dello stress.
Chiaramente questa necessità di evoluzione deve affrontare l’ostacolo del tempo a disposizione e anche della scarsa possibilità di effettuare percorsi formativi mirati in presenza, vero? No, falso. La disponibilità di tempo risulta una criticità molto mitigata grazie all’uso di nuovi strumenti di formazione digitali sincroni e asincroni: e-learning, webinar, microlearning, podcast, gaming. La loro fruibilità consente di personalizzare orari e disponibilità di apprendimento in mini-lezioni autogestite. La possibilità di effettuare percorsi formativi in presenza, poi, tralasciando il piacere del contatto umano con altri colleghi di corso, in realtà non sarebbe veramente utile allo scopo. Se le nuove competenze da acquisire sono fortemente legate a nuovi strumenti e modalità di lavoro digitali, sarà ovviamente appropriato usufruire della digitalizzazione anche nell’ambito formativo.
Abbiamo trattato principalmente il tema delle soft skills, da intendersi non più come facoltative o distintive, ma come capacità che devono essere mappate, sviluppate ed esercitate alla stregua degli skill più tecnici. Vi poniamo un ultimo spunto di riflessione, in merito alla resilienza.
L’evoluzione delle competenze che abbiamo citato fino ad ora non va intesa solo come crescita a servizio dell’organizzazione in cui si opera, ma anche come strumentale al nostro sviluppo personale e ovviamente professionale. Resilienza in questo ambito significa anche imparare a lavorare su se stessi per essere sempre professionisti apprezzati nella propria organizzazione, ma appetibili dal mercato del lavoro, aggiornati ed evoluti indipendentemente dall’età. È una sfida, certo, ma i nuovi strumenti chiedono solo di avere la costanza e la curiosità di scegliere cosa studiare: se il catalogo è fornito dal nostro Datore di Lavoro tramite una piattaforma aziendale tanto meglio, ma il self-learning può ovviamente essere applicato anche in forma autonoma.
È ora di iniziare la ‘dieta’ (dopo Natale, ok).