I Big Data: alla scoperta del big fenomeno
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Tutti sappiamo che la rivoluzione di Internet ha cambiato il modo di operare delle imprese, dei governi e, più in generale, il modus vivendi delle persone. Ma una nuova e meno visibile tendenza tecnologica è altrettanto rivoluzionaria: i Big Data. Passando il tempo tra online e offline, tutti lasciamo tracce, consciamente o inconsciamente, e citando McAfee e Brynjolfsson, è possibile dire che:
everyone of us is now a walking data generator.
Il risultato è un grande volume di dati pronti per essere catturati, immagazzinati, analizzati e utilizzati per scopi diversi. Proprio in quest’ultimo periodo c’è un sacco di rumour sull’argomento, la spinta fondamentale è stata data dal web, dalla digitalizzazione e dalle nuove tecnologie (NFC, beacons, ecc.). Ma quanti conoscono esattamente il significato di Big Data, o come essi vengono utilizzati? In questo percorso cercheremo di fare chiarezza circa il Big fenomeno, per giungere a una maggior consapevolezza sull’argomento.
Quello che è cambiato non è l’importanza del dato che diventa informazione nel momento in cui viene contestualizzato ed interpretato – infatti da sempre l’uomo si fa guidare dalle informazioni – ma sono le modalità e di conseguenza la quantità in cui esso viene generato. In passato c’erano limitazioni pratiche all’acquisizione e all’immagazzinamento delle informazioni, pertanto si sono sviluppate tecniche di analisi ed estrapolazione della conoscenza applicabili a piccole quantità di dati. L’errore più comune è proprio quello di trattare i Big Data come small data: quello che oggi spesso manca è l’apparato tecnico per poter gestire e assemblare quantità incommensurabili di dati, dati che parlano tra di loro e che ad esempio, devono necessariamente essere immagazzinati in database che fanno dialogare i dati – database relazionali – estrapolando nuova conoscenza.
L’assunto di partenza è che la rivoluzione dei Big Data non può più essere ignorata, considerando la rilevanza degli enormi benefici che il suo impiego può portare in tutti i campi della società e della vita individuale. In particolare, focalizzeremo la nostra attenzione sul settore business, e più in profondità sul processo di marketing, che è uno dei più grandi beneficiari e dei primi utilizzatori della Big data analysis: prendendo in considerazione le tendenze di evoluzione del web, dell’economia, della società, dei consumi e del marketing stesso, e la complessità di questo scenario che chiameremo 3.0, si può affermare che un approccio ‘Big Data based’ è davvero la prossima grande rivoluzione nelle pratiche di business, tanto quanto lo è stata la rivoluzione di Internet. L’orientamento ai dati deve diventare parte della cultura d’impresa e, dal momento che il marketing ha l’obiettivo di creare il miglior rapporto tra impresa e mercato, troveremo che è esattamente in questa funzione che i dati si trovano.
Stiamo vivendo il compimento della ‘società dell’informazione’, in cui tutto può essere “datificato” e tracciato e, di conseguenza, il mondo può essere considerato come un universo composto essenzialmente di informazioni. Questo significa per le imprese sempre più notizie a disposizione sui loro consumatori, concorrenti e mercato in generale: con il giusto approccio a questi dati è possibile trasformare big data in ‘big value’ per ottenere un vantaggio competitivo sostenibile nel contesto corrente. Tenete a mente che alcune delle aziende più redditizie del mondo al giorno d’oggi, come Google, Amazon e Netflix, hanno costruito la loro fortuna su dati e che, dal momento che l’impiego di grandi tecnologie e di strumenti di dati è diventato meno costoso in questi ultimi anni, sempre più imprese – le tendenze come quella di investimento in adozioni di Big Data lo mostrano – stanno integrando l’uso di ‘tutti i dati’ nel loro processo di business e marketing. Negli ultimi decenni, le imprese generano più dati di quanto non siano in grado di utilizzare o sanno usare, ma ora un call-to-action al ricorso ai Big Data è inevitabile per essere competitivi in tale ambiente. I Big Data sono il modo più efficiente e rapido per estrarre indicazioni utili che consentano alle imprese di creare e distribuire un’offerta su misura per i loro clienti, mettendo in atto un approccio di marketing one-to-one.
Ma i Big Data sono anche sinonimo di “big problem”: come già anticipato, se è vero che è diventato più facile raccogliere i dati, è vero anche che sta diventando sempre più difficile trovare “il valore nel rumore”. Questo significa che la vera sfida è riuscire a figurarsi le domande giuste, porle ai dati corretti in tempo reale, o più semplicemente in tempo, scegliere gli strumenti giusti e le giuste tecniche per analizzarli, dar loro un senso e poi accertarsi che le risposte possano produrre informazione e portare a miglioramenti.
Questo era il punto anche prima dell’arrivo dei Big Data e delle tre V – Volume, Velocità e Varietà -, che sono le loro caratteristiche tipiche, e che approfondiremo nel prossimo intervento.