Da Stakanovismo a Work-Life Balance: una nuova cultura nel mondo legale

08.05.2024 - Tempo di lettura: 2'
Da Stakanovismo a Work-Life Balance: una nuova cultura nel mondo legale

Prendiamo le ultime generazioni per capire come sta cambiando la percezione del lavoro, con un focus specifico sulle dinamiche del lavoro negli studi legali.

QUESTIONE DI GENERAZIONI

Partiamo dalla generazione che si è meritata la denominazione di “Boomers” in quanto corrispondente al periodo storico del dopoguerra in cui le nascite (c.d. baby boom) sono state esponenziali. Sono gli anni di coloro che sono nati dal 1945 al 1964, la cui cultura è il lavoro senza troppe parole e scuse: si lavora per produrre benessere, punto e stop. Fare l’avvocato è una missione, uno stile di vita. Si passa poi alla generazione successiva, la Generazione X (nati tra il 1965 e il 1981) dove lo stakanovismo diventa un must: si lavora per fare soldi e per fare carriera. Il lavoro assorbe tutta la vita, in sostanza, e il superlavoro è ben considerato. Lo studio legale si chiude a tarda ora la sera e spesso il lavoro si porta a casa. Lavorare 12 ore al giorno è per molti la norma e sembra strano il contrario; il termine “stacanovismo” fu coniato negli anni ’30 in riferimento all’operaio Alexei Stakhanov, noto per la sua straordinaria produttività, poi diventato emblematico di un modello lavorativo basato sul superlavoro e sulla dedizione assoluta al lavoro.

La generazione successiva è già quella dei Millenials (Gen Y), di coloro che sono nati tra il 1982 e il 1996. Il tema del benessere, dell’equilibrio work-life, della qualità di vita, comincia a farsi largo e ad essere considerato nei fattori di scelta dello studio professionale. Fare le ore piccole la sera non piace ai millenials, così come non apprezzano la dedizione totale al lavoro. Ma è la generazione successiva la Gen Z, che porta davvero elementi di novità anche nel settore professionale. Coloro che sono nati tra il 1997 e il 2011 sono oggi i neolaureati. Costoro sono nativi digitali davvero e sono abituati a gestire le attività anche da remoto. Per questo richiedono flessibilità degli orari, smart working, well being nello studio professionale. Questi giovani professionisti cambiano facilmente studio, vogliono fare esperienze diverse, si vogliono sentire coinvolti e sono disposti a fare sacrifici solo se esiste una buona ragione per farlo.

I CAMBIAMENTI IN ATTO

Per molto tempo, dunque, la cultura del lavoro nello studio legale in Italia e all’estero è stata caratterizzata dall’immagine dello stakanovismo professionale, che ha significato lavorare molto e costantemente senza badare alla qualità della vita o al benessere psicofisico. La quantità del lavoro ha avuto la precedenza sulla qualità della vita e degli ambienti professionali.

Negli ultimi anni, come abbiamo visto, una serie di fattori hanno messo in discussione questa cultura. Questi includono la necessità di conciliare il lavoro con altri aspetti della vita, come la famiglia, gli hobby, lo sport e la salute, esigenze portate all’attenzione delle nuove generazioni di avvocati, di cui il periodo pandemico ha rappresentato un vero e proprio booster. In altre parole, l’idea del work-life balance, ovvero l’equilibrio tra vita professionale e vita personale, è diventata un valore fondamentale per la soddisfazione e la motivazione dei giovani avvocati e, di conseguenza,  per la stabilità degli studi legali e la fidelizzazione dei professionisti.

Ciò a cui stiamo assistendo è una vera e propria rivoluzione culturale e non solo tecnologica. La creazione di una nuova cultura del lavoro nello studio legale richiede una rivisitazione delle procedure organizzative, delle regole retributive e formative, nonché un ripensamento delle relazioni interne ed esterne. La prospettiva verso cui siamo diretti è legata alla creazione di un ambiente di lavoro più flessibile, aperto, innovativo e remunerativo per gli avvocati e più fruibile ed efficiente anche per i clienti. La richiesta di work-life balance implica il raggiungimento di un equilibrio tra la vita lavorativa e quella personale, permettendo ai professionisti di dedicare tempo di qualità sia alle responsabilità professionali, sia a quelle personali e familiari. In questi anni post pandemia le ricerche hanno già dimostrato come un buon equilibrio lavorativo sia correlato a una maggiore soddisfazione lavorativa, maggior fidelizzazione e, quindi diminuzione del turnover, minori livelli di stress, riduzione dell’assenteismo, maggior qualità del lavoro. Durante l’emergenza Covid si è stati costretti a lavorare da remoto e ad utilizzare nuove piattaforme di videoconference. Questo periodo ha dimostrato che altre forme di organizzazione del lavoro sono possibili e alcune di esse sono più efficienti. Non è sempre necessario, per esempio, essere fisicamente presenti in ufficio per fare una riunione o per lavorare ad una pratica. Questo ha portato molti studi legali a implementare politiche di lavoro più flessibili, ripensare l’organizzazione degli spazi e l’uso della tecnologia. Come sempre, l’equilibrio e il buon senso giocano un ruolo centrale.

I TREND DEL MERCATO LEGALE ITALIANO

Il mercato legale italiano sta oggi attraversando una fase di importanti trasformazioni, guidate principalmente dall’innovazione tecnologica (e ancora non si vede l’impatto che avrà l’AI), dalla digitalizzazione dei servizi legali e da un cambiamento nelle esigenze e nelle aspettative dei clienti.

Il mercato legale – in base ai dati della Cassa Forense 2023 oggi ci sono oltre 240mila avvocati iscritti all’Albo, con un saldo negativo del 0,7% rispetto al precedente anno – appare ancora frammentato e molto competitivo, con una densità di avvocati superiore alla media europea (4,6 avvocati per 10mila persone, contro la media UE di 3,7). Ciò ha portato a una crescente necessità di specializzazione degli studi legali per soddisfare le esigenze dei clienti e per distinguersi sul mercato.

Uno dei settori in maggior espansione è il Legal Tech, che ha mostrato una crescita notevole negli ultimi anni, nonostante un contesto macroeconomico non favorevole e una certa resistenza al cambiamento. Il mercato legal tech ha raddoppiato il suo giro d’affari in poco tempo, evidenziando un crescente interesse verso l’automazione e l’innovazione tecnologica nei servizi legali. Se consideriamo che l’intelligenza artificiale è solo agli inizi e non si è ancora diffusa negli studi legali, tutto fa pensare che la vera rivoluzione è solo all’inizio.

UNA NUOVA GENERAZIONE DI AVVOCATI

Il cambiamento generazionale che si sta verificando nel settore forense è uno dei principali fattori che sta contribuendo alla creazione e alla diffusione di una nuova cultura del lavoro nello studio legale. Come abbiamo visto, le esigenze e le aspettative di questa nuova generazione di avvocati – la componente giovanile rappresenta il 20,4% del totale degli iscritti alla Cassa Forense – sono diverse dalle generazioni precedenti, che si riflettono nella loro concezione del lavoro. In particolare, gli avvocati di età inferiore a 35 anni:
– hanno maggiori occasioni di formazione, grazie all’accesso a un’ampia gamma di corsi di studio, come master, corsi di specializzazione, scambi internazionali e tirocini formativi;

– sono più digitali e innovativi perché utilizzano le nuove tecnologie in modo più agile, efficiente e collaborativo;
– sono più flessibili grazie alle loro esperienze e interessi in campi diversi dal diritto, che li hanno resi più aperti e dinamici;
– vogliono essere più coinvolti e partecipi alle sorti dello studio e hanno progetti di vita che si intrecciano con i progetti professionali;
– sono più interessati a mantenere un equilibrio tra il lavoro e la vita personale, guardando alla loro vita da un punto di vista olistico e integrando il lavoro con altri aspetti della loro vita, come la famiglia, gli amici, gli hobby, lo sport e la salute.

Gli avvocati delle nuove generazioni non vogliono, in sostanza, un lavoro che li faccia sentire sfruttati o stressati oltre una certa misura; vogliono un lavoro che li valorizzi e li stimoli, li faccia sentire parte di un progetto collettivo e li renda felici finanziariamente e professionalmente. I nuovi professionisti non accettano di sacrificare la loro vita personale per il lavoro; cercano, al contrario, di equilibrare il lavoro e la vita. In altre parole, vogliono sentire il lavoro come parte del loro progetto verso la pienezza e la realizzazione, senza rinunciare a nulla, a maggior ragione senza un buon motivo progettuale. Lo stakanovismo che ancora gli viene proposto dal dominus o dai titolari di studio è vissuto come un retaggio del passato, come una distorsione culturale di un’epoca che non c’è più. Come si può intuire, ciò porta spesso a incomprensioni generazionali all’interno degli studi e a confronti che spesso sfociano in scontri di culture e modi di pensare. I giovani appaiono ai più anziani poco motivati e disposti a fare sacrifici, mentre i più senior appaiono ai giovani protagonisti di un’epoca passata, rigidi e fuori tempo.

Un altro fattore che ha contribuito alla nascita e alla diffusione di una nuova cultura del lavoro nello studio legale è stato poi il cambiamento del contesto socio-sconomico in cui opera la categoria degli avvocati a causa delle trasformazioni sociali e tecnologiche che si sono verificate nella società in generale. Basti pensare alle nuove modalità di interazione avvocato-cliente che oggi avviene non solo per telefono, in presenza o per email, ma anche in videocall e per messaggistica come WhatsApp.

IN CONCLUSIONE

Grazie a questi fenomeni, il lavoro dell’avvocato è diventato nel tempo più difficile e impegnativo, ma anche più affascinante e stimolante, richiedendo maggiori capacità di adattamento, creatività, flessibilità e apprendimento. Inoltre, si sono aperte nuove opportunità di lavorare in modo più intelligente e più sostenibile, sfruttando le possibilità offerte da nuove tecnologie, nuove forme di organizzazione e nuove relazioni con i clienti e i colleghi. La consapevolezza – raggiunta durante il periodo del Covid – della necessità di integrare il lavoro con la famiglia, gli hobby, lo sport e la salute è un altro fattore che ha contribuito alla creazione e alla diffusione di una nuova cultura del lavoro nello studio. Le ultime due generazioni di professionisti ha così compreso che il lavoro non è tutto nella vita, ma una parte essenziale ed è un mezzo per raggiungere i propri obiettivi e i propri sogni, che possono riguardare anche altri aspetti della vita.

Ci hanno insegnato che il lavoro comporta fatica e stress, ed è vero, ma anche gioia ed entusiasmo, che possono essere condivise in team con colleghi, rendendo la professione non più un viaggio in solitaria, ma un’esperienza di squadra e un progetto affascinante.

La nuova cultura del lavoro nello studio legale che sta emergendo è una risposta alle sfide e alle opportunità che il mercato legale offre agli avvocati. Ciò richiede una revisione delle modalità organizzative degli studi legali in modo che siano più flessibili, inclusivi, innovativi e remunerativi. Questa revisione è non solo un dovere etico e sociale, ma anche un vantaggio strategico e competitivo. Ha il potenziale per aumentare la produttività, la fedeltà, l’attrattività e la sostenibilità degli studi legali, così come la soddisfazione, la motivazione, la crescita e la felicità degli avvocati.

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