Strategie efficaci per affrontare e ridurre lo stress nei contesti professionali
Secondo il dossier “Osservatorio sul benessere psicologico nelle aziende italiane” prodotto da Serenis, piattaforma digitale per il benessere mentale e un centro medico autorizzato, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova, che ha sviluppato un questionario per esplorare il benessere mentale dei lavoratori in Italia, è emerso che la categoria di lavoratori ad essere maggiormente colpito da forme di malessere psicologico è proprio quella di chi presta la sua professione nel marketing e nella comunicazione. Si tratta, infatti, del 21,9% degli intervistati, che mostra un livello di ansia e stress superiore a quello di tutte le altre aree aziendali.
La ricerca ha coinvolto 1500 tra lavoratori (26,9%) e lavoratrici (71,8%) tra i 18 e gli oltre 60 anni. I dati hanno evidenziato che circa 1 italiano su 2 dichiara malessere psicologico, addirittura il 49,4% indica una situazione di disagio di gravità crescente, e questo malessere sembra essere più elevato nelle donne giovani, il 20,4% tra i 18 e i 35 anni, il 20,3% tra i 36 e i 45 anni.
Se si va, in dettaglio, ad analizzare il livello di soddisfazione: il 42% lo classifica sotto la sufficienza, e di nuovo sono proprio gli impiegati in ambito marketing e comunicazione ad essere i meno soddisfatti con un punteggio che si attesta al 5,1.
“I risultati dell’Osservatorio ci comunicano che c’è ancora molto da fare nel mondo del lavoro in Italia in termini di benessere mentale. commenta Daniele Francescon, Co-Founder di Serenis -Il divario tra lavoratori e lavoratrici è tristemente riconfermato, i settori del marketing e della comunicazione sono i peggiori in termini di benessere mentale: è necessario agire in modo concreto per invertire la rotta. In che modo? Individuare il problema è sicuramente il primo passo per capire dove intervenire al meglio con dei programmi di welfare mirati”.
E allora se spostiamo l’attenzione concentrandoci sulle figure che si occupano di marketing e comunicazione all’interno degli studi professionali, la situazione, che teniamo sotto osservazione da anni, non cambia ed emerge che nonostante i team dedicati a queste attività crescano, in realtà le loro mansioni spesso si limitano alla gestione delle crisi anziché a un approccio più strategico.
Sembra che, nonostante anche alcuni eventi di cronaca abbiamo fatto notare quanto pesi e sia fondamentale una corretta strategia di marketing e comunicazione, ai professionisti degli studi professionali questo non è ancora servito come spinta per dare maggior peso alle seguenti attività e di conseguenza a chi se ne occupa. Facendo una panoramica tra gli studi, e lo avevamo già sottolineato, nessun marketing e communication manager ricopre ruoli apicali o decisionali all’interno degli studi, ne consegue che un certo grado di insoddisfazione, anche se ancora non accertato da una ricerca che ne riferisca dettagliatamente i numeri, debba pur esserci.
Questi ambiti, seppur ormai presenti in tutti i principali studi professionali italiani, almeno in quelli più strutturati, non sono ancora considerati come apicali, ma sempre come accessori, come importanti si, ma non tanto da entrare nella plancia di comando dello studio. La governance resta appannaggio di avvocati e commercialisti partner dello studio, sarà un retaggio di casta? Mancanza di fiducia? Assenza di procedere ad un effettivo cambio di passo?
Ci vuole coraggio, come altre volte abbiamo detto, coraggio nel fare da apripista, nell’affidarsi completamente a queste discipline e seguire le strategie tracciate, non lavorando solo sull’emergenza ma su una pianificazione lungimirante che possa entrare nelle scelte di governance, farne parte, influenzarle.
E allora diamo il via alla challenge, (che vanno tanto di moda) vediamo chi sarà il primo a sdoganare la figura del marketing and communication manager in una posizione apicale nell’assetto di i governance di uno studio.