Come l’Intelligenza Artificiale entrerà negli studi? Le istruzioni della legge delega

12.06.2024 - Tempo di lettura: 5'
Come l’Intelligenza Artificiale entrerà negli studi? Le istruzioni della legge delega

Sulla scia dell’UE, l’Italia si appresta a definire una quadro normativo per l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, stabilendo anche i primi punti fermi sulle modalità da seguire per inserire l’AI negli studi professionali e nell’attività giuridica

 

C’è chi guarda all’Intelligenza Artificiale come a una minaccia, anche per le professioni. Chi, invece, immagina l’AI come uno strumento a cui chiedere tutte le risposte e le soluzioni. Tra apocalittici e integrati, come per tutte le innovazioni tecnologiche, la verità sta nel mezzo: senza dubbio rappresenta un’opportunità.

E sia l’Europa che l’Italia stanno muovendo i primi passi per regolarne l’utilizzo, con il duplice obiettivo di stare al passo con i tempi e tutelare i diritti dei cittadini e delle cittadine.

Come entrerà l’Intelligenza negli studi professionali? La risposta non sarà univoca, ma sarà necessario in ogni caso seguire il percorso che gli interventi normativi stanno tracciando.

Intelligenza Artificiale e studi professionali: le regole previste dalla legge delega

Nel contesto italiano dal 20 maggio scorso ha preso il via l’iter di approvazione del disegno di legge dedicato all’AI che ha ottenuto il via libera con il Consiglio dei Ministri del 23 aprile (A.S. 1146).

Il testo è composto da 26 articoli, che toccano diverse aree critiche, come la sanità e il lavoro, lo sviluppo economico, e prevede investimenti nel settore con una dotazione di spesa di un miliardo di euro.

L’obiettivo è regolare la ricerca, la sperimentazione, lo sviluppo, l’adozione e l’applicazione di sistemi e di modelli di Intelligenza Artificiale per arrivare a “un utilizzo corretto, trasparente e responsabile, in una dimensione antropocentrica”  finalizzato a “coglierne le opportunità”.

Nel quadro normativo uno spazio è dedicato anche alle istruzioni per coloro che, come gli avvocati, svolgono professioni intellettuali e all’impiego di queste nuove tecnologie nell’attività giuridica.

L’articolo 12 permette di prevedere in che modo l’Intelligenza Artificiale entrerà a far parte della routine degli avvocati e di tutte e tutti coloro che operano negli studi legali.

Il Disegno di Legge definisce i primi pilastri per l’utilizzo:

  • l’AI potrà essere utilizzata solo per le attività strumentali e di supporto, a prevalere dovrà essere sempre la prestazione intellettuale;
  • sarà obbligatorio fornire ai clienti informazioni con un linguaggio chiaro, semplice ed esaustivo sui sistemi adottati.

Le novità introdotte si armonizzeranno con la disciplina contenuta nel codice civile negli articoli dal 2229 al 2238.

Ma, dal punto di vista pratico, le regole in arrivo in quali casi si applicheranno?

Le novità riguarderanno sistemi automatizzati progettati, come si legge nei principi della legge delega, “per funzionare con livelli di autonomia variabili” , che possono “presentare adattabilità dopo la diffusione” e che dagli input ricevuti imparano a generare nuovi output quali “previsioni, contenuti, raccomandazioni o decisioni che possono influenzare ambienti fisici o virtuali”.

AI e attività giuridica: cosa prevede la legge delega?

Oltre a fissare i primi punti fermi per l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nelle professioni intellettuali, il testo dedica anche una particolare attenzione all’impiego nell’attività giudiziaria con gli articoli 14 e 15.

Anche in questo caso i sistemi dotati di AI potranno essere impiegati come supporto dal punto di vista organizzativo, potranno contribuire a semplificare il lavoro ed essere impiegati per la ricerca giurisprudenziale e dottrinale.

Allo stesso tempo, il testo attribuisce al tribunale civile la competenza esclusiva delle cause relative al funzionamento del sistema di Intelligenza artificiale.

In linea generale l’intelligenza umana deve sempre prevalere su quella artificiale, sottolinea il testo, evidenziando la posizione antropocentrica che caratterizza tutto il DDL: spetterà sempre al magistrato la decisione sull’interpretazione della legge, la valutazione dei fatti e delle prove e l’adozione di ogni provvedimento, inclusa la sentenza.

“I principi delineati sono conformi a quanto stabilito a livello europeo nell’AI Act dove i sistemi di IA destinati all’ammirazione della giustizia sono stati classificati ad alto rischio, e con la Carta etica per l’uso dell’intelligenza artificiale nei sistemi giudiziari, elaborata dalla CEPEJ (Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia)”, si legge nel Focus tematico pubblicato dal Dipartimento per il Programma di Governo il 31 maggio 2024.

In conclusione è importante sottolineare che l’avvio dell’iter di approvazione del DDL delega rappresenta solo un primo passo verso la regolamentazione dell’utilizzo dell’AI: anche quando il testo sarà approvato dal Parlamento spetterà, poi, al Governo adottare i decreti legislativi necessari per l’adeguamento della normativa nazionale alle novità relative all’Intelligenza Artificiale.

 

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