Come cambiano gli studi professionali? Lo studio Censis 2023
L’ultimo rapporto Censis 2023 sull’Avvocatura commissionato da Cassa Forense disegna una professione in lento cambiamento, ma che purtuttavia deve introdurre al proprio interno quelle novità culturali utili a rimanere al passo con i tempi.
I cambiamenti ci sono da anni, anche se stenta quella transizione culturale che soprattutto dopo la pandemia rappresenterebbe un booster necessario alla professione. I dati sono positivi verso una maggior inclusività di genere, un leggero aumento del reddito delle fasce giovanili e della professione al femminile e anche verso una se pur lieve tendenza all’aggregazione verso studi associati e forme societarie. Da una professione storica, non ci si può attendere un cambiamento veloce e così è, infatti.
Nonostante negli ultimi anni sia emersa una certa perdita di attrattività della professione forense verso i giovani, la maggior parte degli avvocati si ritiene ancora soddisfatta delle condizioni professionali, del reddito e manifesta un certo ottimismo, seppur cauto, verso il futuro.
Negli ultimi anni, gli studi legali italiani hanno avviato una “storica” transizione culturale causata da diversi fattori, tra cui l’evoluzione tecnologica, i cambiamenti del mercato del lavoro, l’internazionalizzazione di molti settori, la richiesta di maggiore flessibilità e innovazione da parte dei clienti, la riduzione di attrattività della professione verso i giovani.
Ma quali sono i punti fondamentali su cui la professione forense deve ancora effettuare un passo in avanti? Noi ci limitiamo in questa sede a prendere in considerazione gli aspetti di nostra competenza, quindi le soft skills, gli aspetti organizzativi e comunicativi dello studio legale.
Digital transformation dello studio professionale
La tecnologia permette oggi la digital transformation degli studi legali, dall’adozione di strumenti come il processo civile telematico, la gestione elettronica dei documenti, alla fatturazione elettronica, all’utilizzo di piattaforme di comunicazione e collaborazione online. Lo studio è andato man mano verso una riduzione della carta e una smaterializzazione della documentazione; il cloud ha permesso di ridisegnare luoghi e tempi dell’attività professionale, rivisitare l’organizzazione delle attività e delle location di studio e concedere lo smart working a collaboratori e professionisti. Questo richiede agli avvocati di aggiornare la propria mentalità, prima ancora che la dotazione tecnologica; non si tratta semplicemente di sviluppare nuove competenze digitali, ma di adottare nuovi modelli di lavoro e di collaborazione.
Nonostante siano disponibili strumenti come i gestionali per studio legale, la sfida principale rimane il superamento delle vecchie abitudini che ancorano a modalità di lavoro tradizionali.
Lavoro agile e flessibile
Il mercato del lavoro è cambiato, soprattutto dopo la pandemia. Ciò emerge dalle nuove richieste di giovani professionisti e collaboratori, ma anche dalle nuove esigenze legate al benessere e al work-life balance. Sempre più, dunque, gli studi legali stanno adottando modelli di lavoro più flessibili, come il lavoro remoto (smart working) e orari flessibili per i collaboratori; ciò risulta oggi necessario per attrarre talenti (talent attraction), fidelizzare i collaboratori in studio (talent retention), riducendo il tasso di turnover, e per soddisfare le esigenze di un mercato del lavoro in continua evoluzione. Questo sta portato a un faticoso cambiamento nella mentalità tradizionale degli studi legali, abituati alla presenza fisica in studio dei suoi componenti, quasi sempre con orari di lavoro rigidi. Il cambiamento sta avvenendo, ma non per nuova mentalità, ma per necessità se non si vuole perdere competitività e attrattività. Viene vissuto, in altre parole, come uno scotto da pagare al progresso, più che come una opportunità e come innovazione nei processi di lavoro.
Specializzazione e multidisciplinarietà
Il mercato da anni sta richiedendo al settore legale specializzazione. Come per il mercato dei medici, così anche quello dei legali si è incamminato da diversi anni verso l’abbandono di approcci generalisti, verso la scelta di specializzazioni. Il processo è lento e anche qui la tradizione ultradecennale si impone, ma la specializzazione resta un tentativo di risposta della categoria forense a diversi fattori di cambiamento che hanno coinvolto la professione legale, quale la crescente complessità normativa, legata anche ai processi tecnologici e alla internazionalizzazione di molti settori, piuttosto che la richiesta di specializzazione della clientela business, nonché la crescente competitività all’interno della categoria.
È dal 2012 che si prevedono le specializzazioni in ambito forense (legge 31 dicembre 2012, n. 247), ma è solo dalla fine del 2020 (dal 27 dicembre 2020) è in vigore il “Regolamento concernente modifiche al decreto del Ministro della Giustizia 12 agosto 2015, n. 144, recante disposizioni per il conseguimento e il mantenimento del titolo di avvocato specialista”.
Alla richiesta di specializzazioni forensi da parte del mercato business ha fatto il paio la richiesta di multidisciplinarietà. Le aziende oggi richiedono tempestività e reattività del proprio legale alle richieste, ma anche risposte multidisciplinari, dove le diverse implicazioni societarie, fiscali, tributarie, civili e spesso anche penali e amministrative siano considerate. L’approccio è olistico da un punto di vista giuridico e ciò richiede diversi specialisti coinvolti in un gioco di squadra consulenziale. Da qui la necessità di inglobare in un’unica organizzazione le diverse specializzazioni del diritto e spesso anche di competenze non strettamente giuridiche, come quelle fiscali e tributarie. Da ciò la necessità di costituire entità organizzative strutturate, complesse nella propria articolazione, con processi di lavoro e organizzativi più vicini allo stile aziendale e molto meno a quello delle classiche boutique del diritto che la tradizione ci ha fatto conoscere per generazioni.
che si giocherà la vera partita il settore forense: è dalla formazione, infatti, che passa il cambiamento culturale, la consapevolezza di nuove tematiche come la sostenibilità e la strutturazione di team coesi ed efficienti.
Approccio internazionale
La globalizzazione della fine anni ’90 e inizi anni 2000 ha portato gli studi legali italiani a dover espandere i propri orizzonti e a collaborare con studi e clienti a livello internazionale. Questo ha richiesto uno sforzo culturale non indifferente, a partire dalla conoscenza delle leggi e delle pratiche internazionali, delle lingue straniere e una maggior permeabilità verso culture di altri Paesi. Per lavorare con studi stranieri e con clienti stranieri non basta conoscere le lingue, è necessario avere una certa apertura mentale, conoscere le culture spesso molto distanti dalla nostra (basti pensare alla cultura medio-orientale, indiana o cinese) e saper gestire le relazioni con strumenti tecnologici ancora poco utilizzati da molti professionisti nella pratica quotidiana.
Diversità e inclusione
La profonda trasformazione culturale della nostra società e la velocità con cui i cambiamenti stanno avvenendo, grazie anche ai nuovi canali tecnologici (a cominciare dai social network), ha spinto anche gli studi legali a dover porre sempre maggior attenzione alle tematiche relative alla diversità di genere e all’inclusione. Pensiamo alla necessità di colmare il gap retributivo tra uomini e donne all’interno della professione, piuttosto che politiche volte a tutelare la maternità e i congedi parentali, oppure la necessità di infrangere il tetto di cristallo che per anni ha riservato quasi esclusivamente agli uomini le posizioni apicali dentro gli studi. Certo, forse manca ancora qualche passo verso la piena inclusione di genere, età, background culturale e orientamento sessuale negli studi professionali, ma la strada intrapresa sembra quella gusta.
Formazione continua
La rapida evoluzione della società, del diritto e delle tecnologie richiede agli avvocati un impegno specifico nel promuovere la formazione continua all’interno dello studio. Ciò serve non solo per le hard skills giuridiche, per l’aggiornamento professionale, ma anche per l’aggiornamento culturale, manageriale e imprenditoriale oggi indispensabile per il posizionamento dello studio e il benessere dei professionisti e dipendenti di studio.
Anche gli studi legali stanno negli ultimi anni investendo nella formazione e nello sviluppo dei propri avvocati, offrendo corsi, seminari e altre opportunità di apprendimento che spaziano dai temi giuridici alle tematiche della comunicazione, negoziazione, organizzazione, marketing e coaching.
È nella formazione continua all’interno dello studio