Deposito Telematico: come farlo e in quali casi
Il Deposito Telematico, introdotto in Italia con la Legge di Stabilità 2013 e il Decreto-legge 90/2014, riveste un ruolo fondamentale nella digitalizzazione e semplificazione delle attività processuali civili. Questo processo è inserito all’interno del più ampio Processo Civile Telematico (PCT), il quale ha portato significativi cambiamenti. Non solo il deposito telematico degli atti, ma anche la consultazione online dei fascicoli di cancelleria, la ricerca online delle sentenze, le notifiche tramite PEC, l’estrazione di copie di atti da valore legale e molto altro. Ecco come farlo e quando.
La normativa del deposito telematico
Il deposito telematico è uno strumento che consente di inviare gli atti giudiziari inerenti a uno specifico procedimento in modo completamente digitale. Tra gli atti giudiziari più comuni ci sono sentenze, ordinanze, decreti, citazioni e precetti. Per questo motivo il deposito telematico, come già accennato introdotto in Italia con la Legge di Stabilità 2013 e il Decreto-legge 90/2014, costituisce una pietra miliare nella modernizzazione delle pratiche processuali civili. La sua base normativa risale alla Legge n. 59 del 15 marzo 1997, che già riconosceva la validità degli atti formati con strumenti informatici. L’obbligatorietà del Processo Civile Telematico (PCT) è entrata in vigore il 30 giugno 2014, con successivi ampliamenti a diverse branche del diritto, inclusi il processo amministrativo, tributario e penale.
Come funziona il deposito telematico
Il funzionamento del PCT richiede che gli avvocati siano dotati preventivamente di una postazione con sistema operativo aggiornato, connessione internet stabile, licenza per strumenti di videoscrittura e scanner per acquisire documenti cartacei. Elementi chiave per la procedura sono la firma digitale e la Posta Elettronica Certificata (PEC).
Nel dettaglio, il deposito telematico fa in modo che un atto possa trasformarsi in un messaggio digitale, chiamato “busta telematica”, il quale viene inviato – tramite PEC – dalla casella del depositante all’ufficio giudiziario. All’interno di questa busta telematica si trovano alcune informazioni cruciali:
- Il file dell’atto in formato PDF e sottoscritto dal professionista con firma digitale;
- Il file in formato XML contenente alcuni dati essenziali per la corretta gestione della busta da parte della cancelleria;
- Eventuali altri documenti legati alla tipologia di atto da depositare.
L’iscrizione al Punto di Accesso (PDA)
L’iscrizione e un Punto di Accesso (PDA), autorizzato dal Ministero della Giustizia, è fondamentale per effettuare il deposito telematico.
Il Punto di Accesso è un concetto similare alla PEC. Si tratta di un’infrastruttura attivata dalla giustizia digitale che ha il compito di autenticare l’identità degli utenti del Processo Civile Telematico (PCT), in modo da agevolare il loro accesso alle funzionalità del Portale dei Servizi Telematici. Nel dettaglio, il PDA ha il compito di certificare la comunicazione dei professionisti legali con gli uffici giudiziari, attraverso il sistema ministeriale Polisweb. Qui è possibile accedere ai fascicoli dei propri procedimenti e, allo stesso tempo, accertare la propria identità e il proprio ruolo.
Deposito telematico per vigili urbani e polizia municipale
A partire dal 30 giugno 2023 anche i vigili urbani e la polizia municipale sono coinvolti nel processo, rendendo obbligatorio il deposito telematico degli atti processuali con oggetto verbali e ordinanze per violazioni amministrative.
In questo modo, anche vigili urbani e polizia municipale entrano in modo definitivo nella digitalizzazione delle procedure processuali. Una novità che costringe queste aree della Pubblica Amministrazione a dotarsi di hardware e software necessari per adeguarsi rapidamente ai dettami del PCT, come TeamSystem PA Legal.
Deposito telematico per dipartimento politiche sociali
L’utilizzo di un software come TeamSystem PA Legal è ottimale anche per quanto riguarda il dipartimento politiche sociali. Infatti, l’applicazione del PCT si estende anche ai Dipartimenti dei Comuni e delle Province, in particolare per le Politiche Sociali. Dal 30 giugno 2023 il processo amministrativo è divenuto telematico per i nuovi ricorsi proposti davanti ai Tribunali Amministrativi Regionali.