Le caratteristiche della comunicazione al femminile

11.11.2024 - Tempo di lettura: 1'
Le caratteristiche della comunicazione al femminile

Negli ultimi decenni, la ricerca ha cercato di definire e comprendere le caratteristiche della comunicazione nella leadership femminile, evidenziando tratti comuni come l’empatia, la capacità di ascolto e un approccio inclusivo e collaborativo.

Credo che la parola “empatia” meriti un minimo di approfondimento perché il rischio che venga -secondo uno stereotipo diffuso- immediatamente associata a un comportamento “morbido e delicato” è tanto elevato quanto fuorviante.

Lo studioso Jamil Zaki [1], psicologo e ricercatore all’Università di Standford, definisce l’empatia un termine che in psicologia comprende almeno tre modi attraverso i quali ci connettiamo con le emozioni degli altri.

Una prima forma è l’empatia emotiva, ovvero il percepire indirettamente i sentimenti di un’altra persona. Anche fisicamente: per esempio, se qualcuno si fa male a un piede, una persona con questo tipo di empatia sente un leggero dolore.

Una seconda forma è l’empatia cognitiva, cioè il tentativo di comprendere ciò che un’altra persona prova e perché.

Infine, c’è la preoccupazione empatica o compassione, ossia la motivazione che ci spinge a migliorare il benessere degli altri.

L’empatia è un’esperienza e non va confusa con la gentilezza che invece è un’azione che scegliamo di compiere. La gentilezza a sua volta può essere di due tipi.

Se si aiuta un’altra persona in modo da trarne anche dei vantaggi personali, si parla di cooperazione.

Se, invece, l’aiuto è privo di benefici collaterali, o addirittura comporta il sacrificio di qualcosa di proprio, allora si tratta di altruismo.

Altra parola con cui non confondere le prime due è la cortesia, che consiste nell’evitare di creare disagio negli altri.

Gentilezza e cortesia a volte -ma non sempre- coincidono. Per chiarire meglio con un esempio, sul lavoro può essere difficile dare un feedback critico a qualcuno. Tuttavia, se l’obiettivo è aiutare la persona a migliorare, il meglio che si può fare è comunicare ciò che è necessario, per quanto possa essere scomodo farlo e sentirlo. È evidente che, in questo modo, si crea un conflitto diretto tra cortesia e gentilezza: dare un feedback solo cortese sarebbe in realtà poco gentile, perché priva la persona di un’opportunità di crescita.

Chiarito questo punto, diversi studi indicano che le donne in posizioni di leadership spesso dimostrano grandi qualità relazionali, tra cui l’empatia, e capacità nella risoluzione dei conflitti e nella costruzione di team coesi. Questo “stile relazionale” viene talvolta descritto come caratteristico di un approccio femminile alla leadership.

Tuttavia, alcuni studiosi mettono in guardia dal rischio di generalizzare o romanticizzare questi tratti. La domanda che sorge spontanea è: queste caratteristiche sono davvero innate o sono piuttosto il risultato di adattamenti culturali e sociali? Per rispondere, è utile esplorare il contesto in cui molte donne sviluppano le loro competenze di leadership. Se è vero che numerosi studi rilevano una maggiore predisposizione delle donne verso comportamenti empatici e inclusivi, altri studi suggeriscono che queste qualità possono derivare da anni di adattamento a ruoli sociali e a contesti in cui le donne sono chiamate a essere più concilianti per ottenere riconoscimento e rispetto.

Differenze innate: ci sono o non ci sono?

La psicologia evoluzionista sostiene che alcune differenze nei comportamenti di leadership possano avere basi biologiche. Secondo questa linea di pensiero, le donne, storicamente più impegnate nel ruolo di cura e protezione della prole, avrebbero sviluppato nel tempo una maggiore capacità di empatia e ascolto come strumenti essenziali per la sopravvivenza del gruppo. Questa visione, sebbene diffusa, è però spesso criticata per il rischio di rinforzare stereotipi di genere e ignorare la plasticità del comportamento umano.

Sul fronte opposto, altre ricerche sottolineano che le differenze tra uomini e donne nelle competenze comunicative e relazionali sono relativamente piccole e in molti casi dipendono dal contesto culturale. Ad esempio, uno studio della American Psychological Association evidenzia che i tratti di leadership associati all’empatia e alla collaborazione sono comuni sia agli uomini che alle donne, a seconda del contesto sociale e delle aspettative culturali.

In altre parole, le differenze tra i generi nella leadership potrebbero essere più il risultato di un “training sociale” che di una predisposizione innata [2].

La visione attuale: un mix di fattori

Alla luce delle evidenze scientifiche, la visione più attuale è che la comunicazione della leadership sia il risultato di un mix di fattori biologici, culturali e personali. L’idea di una “leadership al femminile” (locuzione peraltro discutibile) non sarebbe quindi una questione di caratteristiche innate, ma di modalità che si sono affinate nel tempo in risposta a determinate aspettative e contesti sociali.

Cristina Scocchia [3], CEO di illycaffè, esprime chiaramente questa idea, affermando: “Non credo esista una leadership femminile o maschile. La leadership non dipende dal genere, ma dal carattere della persona, dalle sue esperienze, dai valori in cui crede.”

Leader come Serena Porcari, CEO di Dynamo Camp, dimostrano come resilienza e chiarezza possano convivere con empatia e attenzione alle persone, senza essere necessariamente legate a un modello di leadership basato sul genere [4].

Oltre il genere: le qualità che rendono un leader efficace

Proviamo a entrare quindi nell’ottica di idee che l’efficacia della comunicazione di un/a leader non dipenda dal genere, ma dalla capacità di ispirare e coinvolgere. E che un/a leader efficace debba saper combinare empatia, fermezza, visione e adattabilità, rispondendo alle esigenze del proprio contesto.

Ma allora forse a questo punto è ora, come si dice, di tornare a bomba.

E la domanda da porsi è: se queste capacità non dipendono dal genere perché siamo ancora fermi al punto in cui, a livello globale, solo il 23,3% dei posti nei CdA è occupato da donne e solo l’8,4% presiede il board [5]?


[1] Empathy: The glue we need to fix a fractured world – https://www.strategy-business.com/article/Empathy-The-glue-we-need-to-fix-a-fractured-world
[2] Gender and Leadership Style: A Meta-Analysis – Alice H. Eagly and Blair T. Johnson – Purdue University
[3] https://youtu.be/qPTIezJkxhw?si=thr91uZVSoTf2dYI
[4] https://youtu.be/v31Gwtql4LM?si=JntYhprOyDIAgkDD
[5] https://forbes.it/2024/03/20/italia-media-ue-presenze-femminili-cda/

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