Lo Smart Working arriva anche nelle fabbriche 4.0
Si chiama Industrial Smart Working ed è la strada che porta il lavoro agile anche nel manifatturiero e nell’Industria 4.0. Si tratta dell’ennesima conseguenza diretta della pandemia che già ha riscritto l’operatività in diversi settori, dagli studi professionali ai ruoli impiegatizi.
Industrial Smart Working: una conseguenza inevitabile
Lo smart working industriale non arriva come un fulmine a ciel sereno nell’ecosistema lavorativo italiano. Al contrario, si tratta di un naturale prosieguo di ciò che abbiamo imparato a conoscere fin dall’avvento della pandemia. Mentre oltreoceano la tendenza a lavorare da remoto era già da tempo interiorizzata dai dipendenti, in Europa – e ancor più in Italia – si è dispiegata come un’assoluta rivelazione solamente quando il Covid-19 ha fatto il prepotente ingresso nelle nostre vite.
Fin dai primi giorni di pandemia studi professionali e uffici amministrativi hanno sposato questa nuova modalità di lavoro per garantire una continuità operativa profittevole e per non interrompere i flussi di lavoro. Dopo lo smarrimento iniziale, legato principalmente a un’abitudine poco consolidata, ben presto si sono comprese le enormi potenzialità di questa pratica, tanto che oggi molte aziende sono decise a proseguire su tale strada nonostante le limitazioni sanitarie siano state spedite in soffitta dal governo italiano. Un processo formidabile che sta investendo anche l’Industria 4.0.
Manifatturiero e Smart Working industriale
Prima di arrivare all’idea di Smart Working industriale il settore manifatturiero ha già dovuto affrontare un cambiamento epocale nei propri paradigmi operativi. Le normative sanitarie imposte dai governi di tutto il mondo hanno costretto molte aziende a rivedere le loro aree produttive. Per evitare fermi produttivi e danni incalcolabili alla propria struttura, innumerevoli imprese hanno rivisto la loro struttura interna, ricalcolando gli spazi nel nome del social distancing. Raramente però nel settore produttivo manifatturiero si è giunti alla remotizzazione delle operazioni, principalmente per una scarsa conoscenza delle potenzialità del 4.0. Ora la paura sembra passata e, forti di nuove competenze, le aziende stanno studiando modalità di smart working industriale sempre più affinate.
Smart Working nei settori produttivi: si può
Eppure, non manca chi storce il naso dinanzi a questa nuova opportunità: come è possibile incentivare il lavoro da remoto in un ambiente produttivo? Le domande sono assolutamente lecite, perché nella stragrande maggioranza dei casi le figure professionali che animano le aree produttive sono a strettissimo contatto con le macchine e le linee di produzione.
Come ogni evento sconvolgente la pandemia ha spinto molte aziende a rivedere determinati status quo che parevano inossidabili. Trovandosi a ricollocare le persone negli spazi le imprese hanno scoperto che è possibile rivedere molti processi, da quelli produttivi fino a quelli comunicativi, rendendoli oltretutto molto più agili. È un cambiamento culturale potentissimo, trainato dalla forza del 4.0 e che difficilmente trova riscontro nel passato dell’analisi economico-industriale. Una vera e propria Quarta Rivoluzione Industriale.
Industrial Smart Working: una definizione
Cos’è lo Smart Working industriale? Come è possibile definirlo correttamente? Per comprendere appieno il significato di questa innovazione è necessario partire dal concetto puro di Smart Working. Spesso si tende ad associare lo Smart Working al semplice lavoro da remoto, ma è una semplificazione che non rende onore al suo effetto dirompente. Lo Smart Working, infatti, è un concetto ben più ampio, che sottende un nuovo approccio di flessibilità e responsabilità verso il lavoro. Non importa da dove un dipendente operi, neppure in che specifici orari, ciò che conta è che la sua mansione porti effettivamente valore aggiunto all’ecosistema aziendale.
Come si può capire è un totale sovvertimento delle regole che da sempre hanno sostenuto il rapporto tra organizzazione e dipendenti, che passa oggi dall’essere verticale al diventare orizzontale. Ovviamente come ogni rivoluzione anche questa ha bisogno di alcuni pilastri tecnologici per essere realizzabile e questi sono riscontrabili nelle enormi potenzialità di tecnologie come IoT (Internet of Things), Supply Chain, Machine Learning, Big Data e Intelligenza Artificiale. Innovazioni che rendono possibile declinare lo Smart Working anche nell’ambito meramente produttivo.
L’unione tra Operation Technology e Information Technology
Fino ad oggi l’analisi della moderna struttura aziendale ha tenuto ben distinti due importanti piani tecnologici: l’Operation Technology (OT, tecnologia operativa) e l’Information Technology (IT, tecnologia informativa). Il primo – caratteristico del mondo industriale – riguarda l’insieme di hardware e software che vengono utilizzati per gestire macchinari, dispositivi e processi all’interno delle aree produttive. Il secondo, l’IT, raggruppa tutti gli elementi della tecnologia informatica, vale a dire tutto l’occorrente per la comunicazione e la trasmissione dei dati.
Nel concetto di Industrial Smart Working OT e IT non sono più due entità distinte, ma si abbracciano e si integrano per garantire un’operatività eccellente anche da remoto. Provando a semplificare possiamo portare questo esempio: per consentire a un impiegato il lavoro da remoto basta un PC, una connessione e, possibilmente, un software in Cloud. In poche parole, basta remotizzare il comparto IT. Al contrario, per consentire lo Smart Working ad un dipendente operativo, è necessario che le informazioni prodotte dall’OT possano comunicare e interagire con quelle prodotte dall’IT, attraverso specifici tool tecnologici che fungano da anello di congiunzione.
Monitoraggio o esecuzione? Cosa fa l’Industrial Smart Worker
Nelle aziende ci sono diverse tipologie di operatori che lavorano nei comparti produttivi. Semplificando potremmo individuare due macrocategorie: coloro che si occupano di monitoraggio dei dati restituiti dai macchinari e coloro che invece hanno compiti più esecutivi. L’obiettivo dell’Industrial Smart Working è quello di trasformare queste due figure nel loro digital twin da remoto, affidandogli i compiti di “remote monitoring” e “remote execution”.
Il “remote monitoring” è un’idea che può essere facilmente comprensibile e, tutto sommato, in linea con l’idea più classica di Smart Working: controllo remoto dei processi, analisi dei dati, controllo della qualità, e così via. Più complicato invece garantire un’operatività da remoto, andando oltre al classico monitoraggio. Per riuscire in un compito di tale portata è necessario fare completo affidamento sulle più recenti innovazioni tecnologiche, come IoT, Realtà Aumentata, Realtà virtuale, Digital Twin, Cloud manufacturing e Big Data Analysis oltre, ovviamente, a ripensare totalmente la struttura organizzativa dell’azienda.
Smart Working Industriale: quali tecnologie saranno necessarie?
Come appena accennato per l’Industrial Smart Working si dovrà fare completo affidamento sulle stesse tecnologie su cui si fonda l’industria Smart, integrandole il più possibile. Nel prossimo futuro avremo sempre più Cobot (parola che nasce dalla contrazione tra Collaboration e Robot) che agiranno da braccia meccaniche sotto indicazione dell’operatore da remoto, il quale deciderà il da farsi dopo un’attenta analisi dei dati restituiti dai sensori posizionati sulle macchine e riclassificati sottoforma di Big Data dalle tecnologie IoT.
Non da meno sarà importante dotarsi di una connettività di rete all’altezza. Per poter supportare il lavoro da remoto industriale sarà necessario avvalersi di infrastrutture performanti, estremamente sicure e soprattutto flessibili.
Il futuro dell’Industrial è Smart
Il tragitto sembra oramai segnato. Dopo la normalizzazione dell’idea di Smart Working per gli impiegati assisteremo alla rapida ascesa dell’Industrial Smart Working, dove cruciali professionalità operative potranno lavorare da postazioni remote, affidandosi ciecamente alla potenza dell’innovazione tecnologica.
Per riuscire in questa impresa sono due gli elementi che devono amalgamarsi al meglio: cultura aziendale e tecnologia. Per quanto riguarda la prima la pandemia sembra aver dato la giusta spinta ad abbracciare questa nuova modalità in modo assolutamente propositivo, soprattutto da parte delle figure manageriali, spesso restie ad accettare l’assenza “fisica” dei dipendenti. La tecnologia dal canto suo invece continua a fare passi da gigante, fornendo alle aziende soluzioni sempre più mirate per garantire una gestione efficace dei processi produttivi, anche da remoto.
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Il software è adatto sia a chi desidera un’implementazione on premise, quanto a chi invece preferisce la versione in cloud. In poche parole: il gestionale migliore per affrontare in prima linea la Digital Transformation e la Quarta Rivoluzione Industriale.
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