PMI
PMI e PMI innovative: la definizione corretta
Si chiamano PMI, acronimo di Piccole e Medie Imprese, e di fatto sono le realtà imprenditoriali più importanti del nostro Paese. Non a caso, le PMI italiane rappresentano la struttura portante dell’intero sistema produttivo nazionale, per numero e fatturato, ma anche per l’impiego totale di forza lavoro.
Le piccole e medie imprese sono quindi delle aziende che, per essere definite tali, devono rispettare determinati parametri per dimensioni, limiti occupazionali e finanziari. Quando vengono riconosciute come PMI innovative, hanno poi accesso a tutta una serie di agevolazioni, sia di tipo burocratico che fiscale.
Questa tipologia di imprese, per loro stessa natura, si comportano in modo diverso rispetto a quelle di dimensioni maggiori, sia per un’organizzazione differente, in cui molto spesso è il proprietario a gestire direttamente l’azienda, sia per i capitali tipicamente limitati, da cui derivano politiche gestionali ad hoc.
Cosa sono le PMI
La definizione di PMI data dalla Commissione Europea descrive le piccole e medie imprese come realtà aziendali con caratteristiche ben precise. In particolare, hanno:
- meno di 249 dipendenti;
- un fatturato annuo che non supera i 50 milioni di euro o un totale di bilancio annuo che non supera i 43 milioni di euro.
In particolare, secondo le direttive europee, si fa una distinzione tra micro, piccole e medie imprese:
- le micro imprese hanno meno di 10 addetti e fatturato annuo o totale di bilancio annuo inferiore a 2 milioni di euro;
- le piccole imprese presentano tra i 10 ed i 49 addetti e fatturato annuo o totale di bilancio annuo inferiore a 10 milioni di euro;
- le medie imprese hanno invece tra i 50 ed i 249 addetti e fatturato annuo inferiore a 50 milioni di euro oppure un totale di bilancio inferiore a 43 milioni di euro.
PMI in Italia: quante sono e perché sono importanti
Su quasi 4 milioni e mezzo di imprese presenti sul territorio nazionale, le PMI italiane sono circa 206mila, e rappresentano quindi il 4,86% del tessuto imprenditoriale italiano. Da sole, però, sono responsabili di ben il 41% dell’intero fatturato generato in Italia, del 33% dell’insieme degli occupati del settore privato e del 38% del valore aggiunto del nostro paese.
Proprio per questo, soprattutto in Italia bisognerebbe puntare sulle piccole e medie imprese per dare uno slancio allo sviluppo produttivo, economico e territoriale dell’intero territorio. Di recente, le PMI stanno puntano sempre di più alla digitalizzazione per aumentare il proprio contributo.
PMI innovative: definizione e requisiti
In quest’ottica, un discorso a parte meritano le cosiddette PMI innovative. Si tratta di piccole e medie imprese che si fanno riconoscere come innovative in termini di competenze interne, processi o prodotti, a prescindere dal settore in cui operano e dal livello di maturazione raggiunto.
A definirle nel quadro normativo è l’articolo 4 del decreto legge DL 3/2015, che descrive una PMI innovativa come una PMI con sede in Italia, non quotata in un mercato regolamentato e che soddisfa almeno due dei requisiti di seguito elencati:
- gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione devono essere uguali o superiori al 3% della maggiore entità tra costo totale e valore della produzione;
- almeno 1/5 della forza lavoro è costituita da dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori, oppure almeno 1/3 da soci o collaboratori a qualsiasi titolo in possesso di una laurea magistrale;
- l’impresa deve essere titolare, depositaria o licenziataria di un brevetto registrato o, in alternativa, titolare di un software registrato.
Agevolazioni per le PMI innovative
Considerato il loro valore nel tessuto economico italiano, alle PMI innovative sono riservate alcune agevolazioni burocratiche e fiscali:
- sono previste deroghe alla disciplina societaria ordinaria e alla disciplina sulle società di comodo e in perdita sistematica;
- esiste una moratoria per la copertura di eventuali perdite;
- le piccole e medie imprese innovative possono retribuire i loro dipendenti con stock option e i consulenti esterni con opzioni di work for equity;
- beneficiano di servizi di internazionalizzazione dell’Agenzia ICE;
- non sono tenute a pagare l’imposta di bollo per gli atti da depositare in Camera di Commercio;
- possono sfruttare il cosiddetto equity crowdfunding;
- investire nel loro capitale di rischio prevede degli incentivi fiscali;
- hanno la possibilità di accedere al Fondo di Garanzia per le PMI istituito dal MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) passando per una procedura burocraticamente semplificata.