Misure di sostegno al credito: PMI verso la conclusione delle misure pubbliche di sostegno
Le Moratorie sui crediti bancari attivi e le Garanzie Pubbliche – in special modo del FCG Fondo di Garanzia per le PMI (Legge 662/1996) – hanno messo in salvo le imprese private italiane nel periodo più difficile della fase pandemica da Covid-19, da marzo 2020 al 31 dicembre 2021.
Con il 2022, prende avvio una fase di phasing out, cioè di graduale uscita dalle misure straordinarie di garanzia pubblica:
- stop alle Moratorie pubbliche al 31 dicembre 2021;
- scendono al 60% le garanzie del Fondo FCG sui finanziamenti per Liquidità (per operazioni di importo superiore a 30 mila euro), anche se restano al 80% per le operazioni rivolte a investimenti, a prescindere dalla finalità, per le imprese più bisognose di sostegno;
- scendono dal 90% al 80% le garanzie del Fondo FCG sui “micro finanziamenti”, cioè le operazioni (a prescindere dalla finalità) di importo fino a 30 mila euro;
- a partire dal 01/04/2022 ritornano le commissioni sulle garanzie pubbliche, che sinora erano gratuite;
- viene prorogato fino al 31/12/2022 il Fondo Gasparrini per la moratoria sui mutui prima casa, per richiedenti privati, esteso alle Partite Iva;
- sono state prorogate al 30/06/2022 le garanzie di SACE SpA, per le imprese di maggiori dimensioni e per le PMI che hanno preventivamente esaurito il plafond maggiorato di eur 5/MLN di operazioni con il FCG.
L’importanza di una uscita graduale
Sembra rispettato a dovere un principio di revisione graduale delle misure straordinarie a sostegno del credito per le Imprese.
Dopo il “credito di emergenza” del 2020, in particolare per le Micro e Piccole imprese serve ora un credito-di-stabilità-e-rilancio, che permetta:
- di mantenere in bonisla più ampia platea di Imprese;
- di superare la attuale fase di transizione/ripartenza dell’economia;
- di garantire una vera e solida ripresa generalizzata.
La riduzione delle misure di sostegno pubblico alla liquidità e al reddito, da un lato, la ripresa dell’attività di riscossione e accertamento da parte dell’amministrazione finanziaria, dall’altro genereranno un aumento del numero di imprese in situazione di difficoltà finanziaria. Molte imprese hanno già recuperato i livelli pre-pandemia di Fatturato e Marginalità, ma quest’ultima è “sotto attacco” delle diffuse spinte inflazionistiche.
I fondi pubblici andrebbero indirizzati soprattutto verso le Imprese con buone prospettive di continuità, ma più colpite dalla crisi, nonché sarebbe importante favorire l’erogazione di credito alle imprese più piccole e meno strutturate, che risentono generalmente di maggiori difficoltà nell’accesso al credito bancario, oggi soggette anche all’entrata del nuovo Codice della Crisi.
Le PMI italiane hanno bisogno più che mai in questa fase post emergenziale di un vero e proprio accompagnamento al credito quale:
- di piena e continua regolarità a sistema mantenendosi in uno status creditizio “in bonis”: finire oggi in classificazione di credito deteriorato equivale a mettere a rischio la stessa continuità aziendale;
- di programmazione dei nuovi approvvigionamenti creditizi, anche in funzione di un mutato modello di business, che permetta di evitare situazioni di sovra-indebitamento e di incapacità di riprendere il servizio del debito al termine delle moratorie e delle facilitazioni (pre-ammortamenti) di cui si è discusso sinora, che permetta di ripartire nella gestione ordinaria in pieno equilibrio finanziario, nonostante l’elevata incertezza che caratterizzerà ancora per molto tempo (prima l’uscita dalla crisi pandemica e oggi il drastico peggioramento del quadro macro-economico).
Il nuovo Codice della Crisi indubbiamente impatterà anche nei rapporti con gli istituti di crediti. Rapporti già complessi e intricati dalla normativa bancaria che richiede sempre maggiore attenzione alla capacità di rimborso e affidabilità dell’impresa. Se prima il sistema bancario era disattento ai debiti tributari e contributivi delle imprese, ora invece, con l’entrata in vigore del Codice della Crisi accadrà che anche le banche per erogare il credito dovranno chiedere maggiori informazioni sulla posizione fiscale e contributiva e sicuramente monitorare che il cliente non abbia ricevuto nel frattempo l’invito alla composizione negoziale della crisi.
Il tema principale sarà valutare non solo la nuova erogazione di credito ma, soprattutto, le posizioni in essere ed è ragionevole pensare che l’accesso alla composizione negoziale della crisi possa di per sé non costituire causa immediata di sospensione e di revoca degli affidamenti in essere ma metta in condizione la banca di valutare in via continuativa le performance infrannuali della azienda cliente e ragionevolmente in caso di non rispetto degli indicatori della crisi, ad imporre una rivalutazione del merito del credito con conseguente declassamento dello stesso a livello di stage due quindi credito non più performing. Conseguenze che comporterebbe per la banca un aumento del costo di accantonamento sulla posizione in essere con ricadute negative sulla impresa cliente in termini di costo di accesso al credito.
Una evoluzione pertanto negativa nel rapporto banca – impresa potrebbe scatenare effetti a catena pericolosi sull’andamento delle performances aziendali. In questi scenari emerge l’indubbio ruolo del professionista che segue l’azienda e che diventa di fatto “tutor” del proprio cliente in grado di offrire attività di consulenza a forte valore aggiunto, attraverso l’elaborazione di report economico – finanziari, per evitare lo stato di crisi.
Una risposta fondamentale deve arrivare dal professionista che in questo nuovo contesto andrà ad interpretare un nuovo ruolo di consulente – sentinella e dovrà affiancare l’azienda in ottica di diagnosi precoce delle performances aziendali. Infatti in tal senso, gli organi di controllo (revisori e sindaci) devono vigilare ed evitare di attivare la composizione negoziale della crisi e ciò anche in relazione ai segnali di allarme e agli obblighi di nuovi assetti organizzativi previsti dall’ Art. 2086.
La soluzione di Team System: Check Up Impresa
In questo contesto di nuova incertezza e forte cambiamento normativo è fondamentale garantire risposte alle nuove esigenze degli studi professionali. Sarà dunque necessario sviluppare nuove competenze e dotarsi di strumenti di adeguati che consentano di semplificare e automatizzare le procedure di controllo e monitoraggio della società.
Per questo Team System ha realizzato Check Up Impresa, la soluzione innovativa sviluppata insieme a modefinance, agenzia di Rating riconosciuta a livello europeo, per l’automazione del processo di analisi e monitoraggio della salute d’impresa.
Check Up Impresa consente di effettuare una diagnosi dell’andamento aziendale, utile sia ad analizzare lo stato di salute dell’impresa, a prevederne l’andamento nei successivi dodici mesi e a individuare i segnali di uno squilibrio economico, finanziario e patrimoniale prima del manifestarsi della crisi.
All’interno di Check Up Impresa sono inclusi modelli per il calcolo degli indicatori della crisi previsti dal nuovo codice, a partire dall’analisi dei flussi di cassa e la elaborazione automatica del rendiconto finanziario – redatto sulla base degli ultimi bilanci depositati, scaricabili direttamente dalle Camere di Commercio – alla redazione guidata del budget di tesoreria, fino alla possibilità di elaborare degli scenari previsionali da 1 a 5 anni stressando alcune voci di bilancio mediante la tecnologia For-st. A ciò si accompagnano i modelli per l’analisi del merito creditizio MORE, elaborare statistiche settoriali, dal calcolo del rating, alla valutazione automatica della Centrale Rischi, fino al calcolo del rating Mediocredito Centrale (rating MCC) per conoscere preventivamente le possibilità di accesso dell’impresa a prestiti e garanzie bancarie e a indirizzare l’organo amministrativo verso strategie economico-finanziarie sostenibili nel medio e lungo periodo.