Gestione del cambiamento: Open Innovation
Introdotto all’inizio degli anni novanta come nuovo modello di gestione dell’innovazione, l’ “Open Innovation” è un processo in cui l’azienda si apre all’esterno per importare idee e conoscenze
Tradizionalmente, l’approccio all’innovazione è stato interno e verticalmente integrato.
Questo modello è stato definito in letteratura “Closed Innovation” ed è costruito su interazioni tra la dimensione interna all’impresa e le fonti di conoscenza e di apprendimento presenti al suo esterno.
Nel contesto attuale basato su connessioni costanti si è inserito un nuovo paradigma molto studiato in letteratura ed applicato in realtà aziendali di dimensione variabile: l’ “Open Innovation”.
Con questo termine, coniato da Henry Chesbrough nel 2003, ricercatori e professionisti vogliono intendere un modello di innovazione in cui l’azienda non usa solamente conoscenze ed idee interne, ma apre il proprio processo di innovazione all’esterno, utilizzando idee e tecnologie esterne da immettere nel mercato dell’azienda.
Gli esempi italiani
Nel contesto italiano caratterizzato dalla prevalenza di PMI un approccio più “open” può costituire una notevole fonte di vantaggio innovativo, andando ad integrare i talvolta limitati investimenti in R&D attraverso i risultati di attività innovative con l’esterno.
Non è un caso che a ben vedere il sistema economico italiano si è distinto per la generazione dei distretti industriali molto prima delle ricerche di Chesbrough.
Per entrare in un mindset di Open Innovation è fondamentale che il management sia disposto a riconoscere una serie di presupposti:
1. non tutte le persone migliori lavorano con noi
2. la Ricerca e Sviluppo interna è soltanto una parte minima del valore creabile
3. costruire un migliore modello di business è più importante che arrivare primi sul mercato
4. essere vincenti sul mercato significa valorizzare le migliori idee, indipendentemente dalla loro origine.
I soggetti da coinvolgere
I soggetti interessati dalle dinamiche di Open Innovation sono i medesimi stakeholder dell’azienda:
1. fornitori e clienti: è il caso per esempio dei clienti “lead users”, che sviluppano idee e soluzioni di problemi senza, talvolta, coinvolgere i fornitori, e proponendo così concetti e design di mercato totalmente innovativi
2. l’università, il governo e i laboratori di ricerca privati: si pensi alle ricerche universitarie spesso sostenute economicamente dalle aziende stesse per generare spillover esterni
3. i concorrenti
4. finanziatori e intermediari vari
E’ ovvio che aderire al paradigma di Open Innovation significa anche aprirsi alla mentalità dell’accettazione delle minacce che comporta: l’azienda di software che pubblica apertamente il codice sorgente dei suoi prodotti per avvantaggiarsi della coo-generazione spontanea di sviluppatori esterni deve anche accettare che lo stesso codice finirà in mano anche ai propri competitor.