Dismissione cespiti, errori comuni e best practice
La dismissione dei cespiti è un momento cruciale per ogni azienda, al quale spesso non viene data la giusta attenzione. Si tratta di una semplice procedura per cui è necessario è essenziale rispettare le normative e i protocolli stabiliti. In questo articolo, esploreremo cos’è la dismissione dei cespiti, gli errori più comuni e le migliori pratiche da adottare per una gestione ottimale.
Che cos’è la dismissione dei cespiti?
La dismissione dei cespiti è l’eliminazione di beni strumentali a lungo termine utilizzati per raggiungere gli obiettivi aziendali. Questi beni possono includere macchinari, automezzi, immobili, strumentazione elettronica come computer, smartphone, hardware e altro ancora.
La necessità di eliminare i cespiti sorge per diversi motivi:
- obsolescenza dei beni: in caso di macchinari e/o tecnologia non più adeguati alle esigenze aziendali.
- Malfunzionamento dei beni: quando la strumentazione non è più funzionante e deve essere rottamata.
- Cessazione aziendale: in caso di cessazione dell’attività, i cespiti devono essere eliminati o ceduti.
- Liquidazione: quando ci sono liquidazioni aziendali solitamente i cespiti vengono messi in vendita per soddisfare i creditori.
Come fare la dismissione dei cespiti?
Quando si procede alla dismissione dei cespiti la prima cosa da verificare è lo stato di ammortamento. Stabilito il prezzo di vendita si procede allo storno del cespite e del fondo di ammortamento.
Se il risultato è positivo il ricavo risultante dalla vendita si chiama plusvalenza, se è negativo si avrà una minusvalenza.
La seconda azione fondamentale è compilare un verbale di dismissione e registrare ogni vendita nel Libro Cespiti con la dicitura appropriata: “venduta” o “eliminata“. Questo permette di avere un quadro aggiornato della situazione patrimoniale aziendale.
Tuttavia, è importante notare che esistono procedure e normative specifiche per diverse tipologie di dismissione, come vedremo nei prossimi paragrafi.
Dismissione dei cespiti obsoleti
Per quanto riguarda la dismissione dei beni obsoleti è importante considerare la presunzione di cessione. Questa disciplina afferma che un bene si presume ceduto all’interno dei luoghi dove l’azienda svolge la sua attività. In tali luoghi rientrano anche le sedi secondarie, le filiali, le succursali, le dipendenze, gli stabilimenti, i negozi e i depositi di mezzi di trasporto utilizzati dall’impresa.
Per evitare sanzioni fiscali, l’azienda deve dimostrare che i beni sono stati dismessi a causa dell’obsolescenza e non ceduti.
In generale, la dismissione dei cespiti obsoleti avviene per due motivi principali: l’esaurimento della sua utilità per utilizzo e l’esaurimento della sua utilità a causa di fattori esterni non dipendenti dalle scelte gestionali dell’azienda.
Nel primo caso, si tratta di beni che non sono più funzionanti per eccesso di utilizzo o perché dotati di tecnologie non più all’altezza. In questi casi la dismissione è volontaria. Nel secondo caso, invece, ci si riferisce a eventi dannosi che determinano un’alienazione involontaria del bene, come per esempio a causa di un furto o di un incendio.
Vendita di un cespite: cosa sapere
Nel caso della dismissione di un cespite per vendita, bisogna fare attenzione a non subire delle sanzioni dall’Agenzia delle Entrate.
Prima di tutto è importante stabilire un prezzo adeguato in linea con il valore di mercato. Il prezzo deve essere in linea con lo standard di mercato e coerente con il valore del bene, soprattutto in relazione allo storico del suo utilizzo. Seconda le legge il bene va venduto al prezzo di realizzo, che è dato dal suo valore storico decurtato dal fondo di ammortamento.
Per evitare errori è consigliabile ottenere una perizia reale del bene da un tecnico specializzato per evitare errori.
Come funziona la rottamazione dei cespiti
La rottamazione dei cespiti è necessaria per beni inutilizzati e obsoleti, specialmente se contengono materiali pericolosi per la salute e per l’ambiente. In questi casi, le aziende devono affidarsi a ditte specializzate che dovranno rilasciare le documentazioni necessarie per la dismissione del bene.
Nel dettaglio ci si riferisce a:
- la bolla DDT, che attesta la presa in carico del bene e il suo trasporto al centro di smaltimento/raccolta;
- la copia del formulario di smaltimento, come stabilito dall’art 193 del Dgl 152/2006, che deve essere compilata e vidimata dall’Agenzia delle Entrate. Si tratta di un documento che contiene tutte le informazioni relative alla tipologia del rifiuto, al produttore, al trasportatore ed al destinatario. Inoltre, deve includere le caratteristiche del bene oggetto della dismissione e la descrizione del suo stato fisico.
Dismissione dei beni in autonomia: cosa sapere
È possibile dismettere i beni autonomamente, ma è necessario seguire le procedure corrette e rispettare i valori limite.
- Beni con valore inferiore a 10.000 €
Il D.lgs. 70/2021 ha introdotto una procedura semplificata per le distruzioni di beni obsoleti con un valore inferiore ai 10.000 €, avvalendosi di un’autocertificazione per la verbalizzazione delle operazioni mediante una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. Questa procedura sostituisce la redazione del verbale da parte di pubblici ufficiali, mentre la comunicazione all’Agenzia dell’Entrate rimane obbligatoria.
Nella dichiarazione sostitutiva devono essere riportati ora, data e luogo in cui i beni vengono rottamati e la natura, la quantità, e l’ammontare del costo dei bei distrutti.
- Beni con valore superiore a 10.000 €
In questo caso il verbale di distruzione è redatto da pubblici ufficiali, rappresentanti della Guardia di Finanza o dell’Agenzia delle Entrate, che sono tenuti a recarsi sul posto in occasione della distruzione e a redigere un apposito verbale volto all’accertamento della rottamazione dei beni. La richiesta di distruzione deve essere inviata dall’azienda all’ente competente, tramite PEC, almeno 5 giorni prima della ipotizzata rottamazione, al fine di poter organizzare la presenza di un verbalizzatore.
Errori da evitare nella dismissione dei cespiti
Gli errori più comuni nella dismissione dei cespiti includono:
- la mancata compilazione del verbale di dismissione;
- la mancata registrazione nel Libro Cespiti;
- la mancata emissione di fattura per le vendite.
Tali errori possono portare a sanzioni fiscali elevate e problemi durante i controlli.
Nel caso di un controllo del fisco, tutti i beni registrati nel Libro Cespiti dovrebbero trovarsi in azienda. Se questo documento non è stato correttamente compilato nel momento della dismissione, e i beni sono mancanti, si rischiano sanzioni elevate.
A regolare la dismissione dei cespiti c’è l’articolo 53 del DPR 633/72 inerente alle presunzioni di cessione e di acquisto. Se non viene evidenziata la cessione di un cespite con apposito verbale e registrazione sul Libro Cespiti la sanzione prevede una multa compresa tra il 90% e il 180% del valore del cespite, al quale vi è poi da aggiungere l’IVA.
Consigli per la gestione dei cespiti con Contabilità in Cloud
La gestione dei cespiti può sembrare un’attività semplice, ma non è esattamente così. Oltre alla registrazione di eventuali dismissioni, è necessario tenere aggiornati gli ammortamenti, calcolare le percentuali di indeducibilità fiscali, registrare le minusvalenze e le plusvalenze. Per questo le aziende dovrebbero servirsi di uno specifico software per la gestione dei cespiti, come ad esempio Contabilità in Cloud.
Contabilità in Cloud è il software di TeamSystem pensato per la gestione della contabilità nelle PMI. È semplice, intuitivo e ideale per gestire tutte le innovazioni della Digital Transformation. Tra le innumerevoli funzionalità del software spicca l’area dedicata alla gestione dei cespiti dove, ad esempio, è possibile:
- registrare le operazioni sui cespiti;
- calcolare le percentuali di ammortamento secondo la tabella ministeriale della propria attività;
- personalizzare le categorie di cespiti;
- gestire le minusvalenze/plusvalenze;
- stampare i bilanci provvisori e il registro dei cespiti;
TeamSystem è da sempre al fianco delle aziende e degli Studi nei processi di innovazione digitale. Tutte le nostre soluzioni sono finanziabili e attraverso una partnership con SIDA Group, società di consulenza finanziaria, supportiamo i nostri clienti nei processi di richiesta di questi contributi.