Certificati bianchi: i vantaggi per le PMI
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Ancora poco noti nell’ambito degli incentivi per il risparmio energetico, i certificati bianchi rappresentano un valido strumento anche per le PMI che intendono migliorare le prestazioni delle proprie attività. Un focus su vantaggi e condizioni d’accesso
Il risparmio energetico è un obiettivo centrale per le imprese, anche per quelle di dimensioni più ridotte.
Nel corso degli anni sono state introdotte numerose agevolazioni volte a stimolare l’adozione di pratiche, e l’effettuazione di investimenti, con il fine di ridurre i consumi di energia.
Il piano Transizione 5.0 partito lo scorso anno è l’ultimo e più rilevante programma che punta a favorire il raggiungimento di questo obiettivo ambizioso. Da diversi anni è tuttavia operativo il sistema dei certificati bianchi, ancora poco noto ma che consente anche alle PMI di accedere ad agevolazioni economiche sulla base del risparmio energetico conseguito.
Dalle regole d’accesso al meccanismo di funzionamento, analizziamone i vantaggi.
Cosa sono i certificati bianchi
Per capire quali sono le potenzialità previste per le imprese, è bene partire dalle definizioni.
È sul portale del GSE, il Gestore dei Servizi Energetici, che è possibile visionare le informazioni da considerare ai fini dell’accesso agli incentivi.
Il sistema dei certificati bianchi, entrato in vigore nel 2005, viene definito come “il principale strumento per la promozione dell’efficienza energetica in Italia”. Dal punto di vista pratico si tratta di titoli negoziabili, che certificano il raggiungimento di determinati obiettivi di risparmio energetico per effetto dell’effettuazione di interventi e progetti di investimento.
L’accesso ai certificati bianchi, anche definiti TEE (Titoli di Efficienza Energetica), rappresenta sulla base di quanto indicato dal GSE:
“il principale meccanismo di incentivazione dell’efficienza energetica nel settore industriale, delle infrastrutture a rete, dei servizi e dei trasporti, ma riguardano anche interventi realizzati nel settore civile e misure comportamentali.”
I titoli di efficienza energetica (TEE) hanno lo scopo di certificare un’operazione che ha procurato una certa diminuzione nello spreco di energia. L’emissione di certificati bianchi quindi è subordinata al conseguimento di un risparmio energetico raggiunto tramite interventi di ammodernamento e di efficienza energetica.
Dal punto di vista normativo, una bussola per capire come funziona lo strumento è stata fornita con i decreti del Ministero dell’Ambiente dell’11 gennaio 2017 e dell’8 maggio 2018.
Il decreto direttoriale del 13 ottobre 2023 ha aggiornato le tabelle con i progetti ammissibili e, a titolo di esempio, per le imprese dell’industria lo strumento è accessibile per interventi di installazione di impianti di climatizzazione, o ancora per sistemi per l’illuminazione, per forni, essiccatori o ancora per interventi di riqualificazione profonda di edifici.
Un ampio ventaglio di opportunità che interessano anche le piccole e medie imprese, che volontariamente possono richiedere l’accesso allo strumento.
Certificati bianchi anche per imprese e privati: il sistema di attribuzione dei TEE
Il meccanismo dei certificati bianchi presenta diverse particolarità rispetto alle agevolazioni più note in materia di risparmio energetico.
Si tratta di titoli, trasformabili in denaro (e quindi monetizzabili), ai quali è possibile accedere in caso di lavori che consentono di ridurre i consumi energetici. È uno strumento utilizzato per lo più in ambito industriale, infrastrutturale e ad esempio nel settore dei trasporti, ma è possibile accedervi anche per gli investimenti da parte di privati e imprese.
Ottenere i certificati bianchi è un obbligo per i distributori di energia, che sono quindi tenuti a realizzare progetti di efficienza energetica che consentono l’attribuzione di TEE o in alternativa ad acquistare i titoli da altri soggetti ammessi allo strumento.
Le imprese, così come i privati, possono parteciparvi volontariamente per il tramite di società di servizi energetici (ESCo) o società che abbiano nominato un esperto in gestione dell’energia (EGE) certificato.
Dalla misurazione del progetto al calcolo dei risparmi energetici: come si accede
La procedura per l’accesso all’agevolazione si articola in più fasi che, per le PMI, richiedono la necessità di affiancarsi a ESCo o esperti del settore.
Il primo passaggio consiste nella misurazione dei consumi pre-intervento e con la presentazione del progetto di intervento, da sottoporre al vaglio del GSE.
Come si legge sul sito del GSE, i progetti di efficienza energetica che possono essere ammessi al meccanismo sono progetti non ancora realizzati e in grado di generare risparmi energetici addizionali, ovvero consumi energetici minori rispetto a quelli antecedenti alla realizzazione degli interventi o, nel caso di nuove installazioni, minori rispetto a un consumo di riferimento.
In caso di approvazione del progetto, e solo successivamente all’esecuzione dei lavori, si valuta il risparmio di energia conseguito. Dopo un periodo di monitoraggio dell’effettiva riduzione dei consumi vengono emessi i certificati bianchi dal GSE, il cui valore unitario oscilla dai 240 ai 260 euro.
L’importo spettante, che nel caso specifico si traduce nella quantità di certificati bianchi ottenibili, è quindi stabilito solo alla fine dei lavori e dopo un periodo di verifiche, rendendo di fatto difficile quantificare la misura dell’agevolazione riconosciuta ex ante.
La “monetizzazione” dell’agevolazione avviene mediante un sistema di vendita, tramite una specifica piattaforma.
Una serie di passaggi che nel tempo hanno indubbiamente contribuito a rendere scarsamente accessibile lo strumento dei certificati bianchi.
Per le imprese si tratta però di un’agevolazione importante, che se ben analizzata può trasformarsi in un meccanismo incentivante di tutto rilievo ai fini del perseguimento degli obiettivi di risparmio energetico.
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