Il professionista: da analogico a digitale
Il termine “Digital” è ormai diventato l’altra metà di qualsiasi binomio in ambito professionale.
Documenti, comunicazioni e relazioni stanno subendo quel fenomeno chiamato “Digital transformation” per cui i documenti sono digitalizzati, le comunicazioni avvengono sempre più spesso attraverso la posta elettronica o le newsletter e le relazioni sono sempre più “social” e cioè governate da strumenti che fino a poco tempo fa si pensavano solo adatti a scopi ludici.
Gli studi professionali, per adeguarsi a queste novità, hanno dovuto aggiornare il loro modo di lavorare dotandosi di infrastruttura tecnologica adeguata; questo adeguamento ha permesso di migliorare l’efficienza operativa del proprio studio rispetto ai livelli antecedenti la trasformazione digitale.
Se l’aspetto operativo ha richiesto uno sforzo di carattere economico e organizzativo indispensabile per migliorare l’efficienza, molti professionisti hanno continuato a rivolgersi al mercato in modo tradizionale, tralasciando l’aspetto forse più importante della trasformazione digitale: la relazione e la comunicazione.
Fino a pochi anni fa uno studio acquisiva nuovi clienti attraverso il passaparola, l’antesignano dell’inbound marketing. Un professionista veniva contattato perché un suo cliente aveva parlato bene di lui a un’altra persona e da lì nasceva una nuova opportunità di collaborazione. Si potrebbe definire un’attività di “marketing passivo”.
Il passaparola moderno digitale è tutt’altro che passivo perché si muove su canali diversi: i social media e i siti web, che per definizione sono orientati a una platea molto più ampia e inter-attiva; di conseguenza un professionista che vuole aumentare la propria visibilità deve uscire allo scoperto e pubblicare un sito web, che diventa così il principale strumento di comunicazione, in modo palese e chiaro: quello che si dice “metterci la faccia”.
Questo “coming out” comporta anche un approccio diverso alla comunicazione perché si introducono concetti di “digital branding”, che ci riporta alla prima affermazione di questo post sulla composizione di questo binomio.