Cosa fa un (bravo) consulente del lavoro nel 2024
In Italia si contano complessivamente circa 28mila Consulenti del lavoro, i quali – insieme ai loro 65mila dipendenti – amministrano circa 900mila aziende, per un totale di circa 7 milioni di lavoratori. Se invece che soffermarsi sul numero di addetti si volesse quantificare l’attività del Consulente del lavoro sull’ammontare delle retribuzioni gestite, la cifra arriverebbe a circa 100mila miliardi di euro per ogni anno. Ancora qualche dato: i Consulenti del lavoro in Italia sono chiamati a prestare consulenza tecnica o servizi di conciliazione in più di 100mila vertenze, nonché a redigere 1,2 milioni di dichiarazioni dei redditi.
Il Consulente del lavoro è quindi una figura cruciale all’interno del nostro tessuto imprenditoriale ed economico: ma quali sono nel concreto le attività di questo professionista? Cosa fa normalmente un Consulente del lavoro, e quali sono le nuove attività che un professionista potrebbe offrire per restare competitivo nel 2024? Vediamo una panoramica sulle peculiarità del Consulente e sui trend evolutivi dell’ultimo periodo.
Cosa fa un Consulente del lavoro: un’introduzione alla professione
Chi è e cosa fa il Consulente del lavoro? Per rispondere sinteticamente si potrebbe affermare che si tratta di un professionista votato all’amministrazione aziendale a 360 gradi, con diversi focus. I Consulenti del lavoro si occupano, infatti, della gestione delle risorse umane, della gestione della fiscalità dell’impresa, della pianificazione strategica delle attività di business, e via dicendo. Di certo – come vedremo meglio nei prossimi paragrafi – la figura del Consulente del lavoro negli ultimi anni si è evoluta in modo significativo, in parallelo al mutamento delle esigenze delle aziende. Di base si tratta però pur sempre di un esperto in materia economica e giuridica, che, come attività principale, vanta la gestione dei rapporti tra il personale e le aziende.
Tra le attività più caratteristiche del Consulente del lavoro c’è la gestione dell’inquadramento dei dipendenti: si parla a questo proposito dell’iscrizione dei lavoratori dipendenti all’INAIL (Istituto nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) e all’INPS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale), nonché del calcolo delle buste paga e della successiva gestione delle retribuzioni, a partire dalla piena conoscenza dei vari CCNL (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro). Sempre del Consulente del lavoro è la gestione di eventuali evoluzioni contrattuali nonché, come anticipato, di supporto e assistenza in caso di contenziosi
Preparazione del Consulente del lavoro e formazione continua
Per quanto riguarda le competenze tecniche del Consulente del lavoro, tutto parte da percorsi formativi abbastanza precisi, soprattutto nella parte finale. A livello di corsi di laurea non ci sono indirizzi obbligatori, anche se va detto che diversi atenei offrono dei corsi di laurea in Consulenza del lavoro; altri percorsi da considerare sono in ogni caso i classici corsi di laurea in Economia e Commercio, oppure in Giurisprudenza, oppure eventualmente in Scienze Politiche. Una volta entrato in possesso della laurea l’aspirante Consulente del lavoro è chiamato a svolgere un periodo di praticantato, al termine del quale sarà possibile affrontare l’esame di Stato per ottenere l’abilitazione necessaria per svolgere la professione.
Il percorso formativo del Consulente non si conclude però con l’esame di abilitazione. Tutt’altro: la formazione continua è prevista infatti come obbligatoria dal Regolamento Approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro con delibera n. 22 del 22 dicembre 2017, integrato con delibera n. 88 del 15 giugno 2018 e modificato successivamente con delibera n. 331 del 27 marzo 2020. Ogni professionista che desidera esercitare la professione è quindi chiamato a partecipare a corsi ed eventi formativi riconosciuti e accreditati, così da conseguire almeno 50 crediti formativi nel biennio.
Tipi di Consulente del lavoro
Non tutti i Consulenti del lavoro sono uguali. Al di là dei servizi effettivamente offerti e delle eventuali specializzazioni, va infatti sottolineato che il Consulente del lavoro può essere inquadrato in modo differenti. Può infatti essere un dipendente, essendo stato assunto da un’azienda per occuparsi in esclusiva della gestione del rapporto tra quest’ultima e i relativi dipendenti: la quotidianità del Consulente in questo caso è quindi dedicata alla gestione dei soli addetti dell’impresa, tipicamente di dimensioni importanti. Di tutt’altro stampo è invece la quotidianità del Consulente indipendente e libero professionista, che tipicamente collabora con più aziende, in modo libero e flessibile. C’è infine il Consulente del lavoro libero professionista, che sceglie però di associarsi con uno studio multidisciplinare, così da offrire un servizio più completo alle aziende clienti e da avere maggiore semplicità nell’avviare nuove collaborazioni.
La digitalizzazione del Consulente
A partire dalle indagini effettuate negli ultimi anni, e in particolare dopo l’emergenza sanitaria, è possibile affermare che gli investimenti del digitale effettuati dagli studi professionali sono aumentati in modo continuo: così come dimostrato dagli studi dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, le tecnologie che hanno visto gli investimenti più importanti sono state la firma elettronica e la firma digitale remota, mentre resta ancora piuttosto marginale il ricorso, per esempio, all’intelligenza artificiale. Non ci sono però dubbi: la digitalizzazione permette al Consulente del lavoro di ottimizzare i processi interni, di proporre nuove tipologie di servizi e di monitorare in modo efficace e facile le performance dello studio, così da apportare miglioramenti mirati quando e se necessario.
TeamSystem Studio HR, da questo punto di vista, rappresenta la soluzione ideale per il Consulente del lavoro, permettendo di sviluppare una relazione digitale con le proprie aziende clienti, rendendo possibile l’erogazione di nuovi servizi a valore in ambito HR.
Nuovi servizi per il Consulente del lavoro: welfare e fringe benefit
Negli ultimi anni è risultata sempre più chiara l’importanza per le aziende di sviluppare delle strategie di welfare su misura, così da poter dimostrare attenzione e cura nei confronti dei propri dipendenti; diventa così di conseguenza più facile sia attirare nuovi talenti, sia trattenere i propri collaboratori, riducendo considerevolmente il tasso di turnover. In questo scenario il Consulente di lavoro si presenta come il professionista ideale per affiancare le aziende nella scelta delle più adatte iniziative in ambito welfare e fringe benefit. Il Consulente può per esempio offrirsi di analizzare le esigenze e i bisogni dei dipendenti, per poi supportare l’azienda nella scelta concreta dei servizi e dei benefit, con un aiuto anche in sede di negoziazione. Ma non è tutto qui, in quanto il Consulente del lavoro può essere prezioso anche successivamente, per monitorare l’implementazione della strategia di welfare, verificandone l’efficacia.
Nuovi servizi per il Consulente del lavoro: outsourcing delle presenze
Un altro possibile servizio che il Consulente del lavoro può offrire alle proprie aziende è per esempio l’outsourcing della gestione delle risorse umane, in particolar modo per quanto riguarda il controllo delle presenze. Si parla quindi della gestione delle assenze relative a malattie, maternità, permessi e via dicendo; ma anche del monitoraggio delle anomalie delle presenze e dell’elaborazione dei dati per l’amministrazione del personale, così da sopperire alla mancanza di competenze specifiche da parte dei clienti e da permettere loro di concentrarsi sul proprio core business. Altre attività che il Consulente del lavoro può aggiungere alla gamma di servizi offerti sono poi la gestione della sicurezza sul lavoro, il supporto per i processi di selezione del personale, nonché il controllo e la gestione dei rimborsi spese.