Professionisti e aziende nello scenario della sostenibilità. Attività in evoluzione e competenze emergenti
La sostenibilità richiede la compliance alla normativa europea e agli standard ESG. Apre però anche a diverse opportunità per le imprese e i Professionisti, chiamati ad agire in maniera sinergica per coniugare nuove trend di business e una visione di lungo periodo.
Quali sono le opportunità per Professionisti e aziende negli scenari in continua evoluzione che interessano la sostenibilità?
Un’analisi è contenuta nel documento dal titolo “Professionisti e aziende nello scenario della sostenibilità” pubblicato dalla Fondazione Nazionale di Ricerca dei Commercialisti.
Il documento fornisce un quadro di riferimento per analizzare il ruolo dell’economia e della politica della sostenibilità nel contesto attuale, con particolare attenzione alle attività e funzioni professionali necessarie per supportare le aziende nel loro percorso.
L’analisi si concentra sulle attività, le funzioni e le competenze richieste per integrare gli aspetti della sostenibilità nelle strategie aziendali, promuovendo una transizione da un approccio di consulenza professionale a un’azione aziendale concreta.
Il nodo centrale è l’importanza della relazione tra Professionisti e aziende per permettere una pianificazione strategica e gestionale efficace. Nell’ottica di una gestione aziendale che miri alla sostenibilità, particolarmente importante è l’inclusione dei fattori ESG, environmental, social e di governance.
Parte del documento si concentra sulle competenze richieste per l’attività di sostenibilità strategica, compliance normativa e consulenza professionale, delineando percorsi e strumenti per lo sviluppo di tali competenze con un intreccio tra esigenze aziendali e, appunto, le competenze professionali.
Professionisti e aziende nello scenario della sostenibilità: la prospettiva delle aziende
Il documento “Professionisti e aziende nello scenario della sostenibilità”, nella parte iniziale, approfondisce il ruolo strategico delle aziende, e in particolare delle PMI, come attori chiave nel sistema economico e produttivo e nell’iter verso la sostenibilità.
Le imprese sono coinvolte nei processi di transizione ecologica su un doppio binario, quello dell’offerta e quello della domanda di beni e servizi. Nel documento viene richiamato il quadro normativo, il cui riferimento chiave è la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Oltre alle grandi aziende, anche le PMI sono indirettamente coinvolte dagli obblighi relativi alla sostenibilità.
Nel documento viene infatti richiamato il trickle-down effect, il fenomeno che obbliga le PMI ad adottare pratiche di sostenibilità in risposta alle esigenze di trasparenza della catena del valore. Anche in assenza di specifici obblighi normativi, infatti, la mancata adozione di tali pratiche di sostenibilità porterebbe all’esclusione da partnership strategiche con grandi imprese per le quali sono invece previsti gli obblighi.
Nell’analisi dell’adeguatezza dei processi e assetti strumentali in grado di permettere di adottare i criteri ESG vengono evidenziate due prospettive:
- outside-in, in cui le aziende devono considerare i rischi ESG esterni, come cambiamenti normativi, rischi climatici o sociali e l’incidenza sulla continuità aziendale;
- inside-out, che richiama le aziende alla valutazione degli effetti delle proprie attività su ambiente, società e stakeholder, integrando aspetti etici nei processi decisionali.
Alla necessità di compliance normativa, nel documento vengono evidenziate le opportunità strategiche. L’integrazione dei fattori ESG nei modelli di business può permettere di rafforzare la competitività, garantire la continuità aziendale e rispondere alle aspettative di stakeholder, sempre più sensibili al tema della sostenibilità.
La pianificazione delle azioni incide anche sulle priorità aziendali dal momento che i processi devono incorporare un approccio strutturato alla gestione del rischio, alla trasparenza e all’accountability per permettere una sostenibilità di lungo termine.
La stessa influenza delle azioni finalizzate agli obiettivi ESG, che richiedono monitoraggio e rendicontazione, necessità di un adeguamento degli assetti amministrativi e contabili. La sfida, che si coniuga con l’utilizzo di strumenti digitali e modelli integrati di gestione del rischio, permette alle aziende di mantenere competitività.
Professionisti e aziende nello scenario della sostenibilità: la prospettiva
Da contraltare all’analisi collegata con lo scenario per le aziende, il documento diffuso dalla Fondazione Nazionale di Ricerca dei Commercialisti analizza anche il ruolo dei Professionisti nel contesto della sostenibilità.
Lo scenario, per questi ultimi, è caratterizzato da crescenti aspettative normative, economiche e sociali, che richiedono ai Professionisti di supportare le imprese nel rispetto di normative sempre più stringenti. Tra i compiti del Professionista c’è anche quello di promuovere un cambiamento culturale e operativo verso modelli di business sostenibili.
Nel panorama in cui sono chiamati ad operare i Professionisti si deve tenere conto dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG). A tale prospettiva globale si aggiunge quella europea, rappresentata dal Green Deal e dai riferimenti normativa per la transizione verde, finalizzati alla neutralità climatica entro il 2050. In tale scenario sono necessari strumenti operativi per rispondere alle esigenze del sistema economico e delle imprese.
Come cambia quindi il ruolo del Professionista e quali sono le principali sfide aperte? I Professionisti avranno sempre di più il ruolo di facilitare la transizione sostenibile, con il compito di tradurre gli obiettivi normativi in attività pratiche, come la rendicontazione non finanziaria, la pianificazione ESG e il controllo di conformità.
Sono tre le principali aree di intervento identificate:
- finanza, ovvero il supporto alle imprese nell’accesso a strumenti di finanza sostenibile, come obbligazioni green, valutazioni ESG e modelli di sustainable and responsible investing (SRI), con metodologie avanzate per la valutazione del merito creditizio e la gestione dei rischi ESG;
- governance aziendale, con il coinvolgimento dei Professionisti nell’implementazione di assetti organizzativi, amministrativi e contabili (OAC) che includano i criteri ESG, grazie a meccanismi di controllo, strumenti di accountability e modelli di gestione del rischio;
- rendicontazione e reporting, ossia l’elaborazione di informazioni non finanziarie e lo sviluppo di sistemi di reporting integrato basati su standard come gli ESRS, european Sustainability Reporting Standards.
La sostenibilità ha richiesto un ampliamento delle competenze dei Professionisti, chiamati a combinare capacità tecniche, come l’analisi dei dati ESG, con soft skills. Un altro binomio da favorire è quello di funzioni tecniche e strategiche, per guidare le aziende verso una sostenibilità in linea con la competitività e l’etica. Alle esigenze di compliance normativa devono essere abbinate le opportunità di sviluppo di soluzioni su misura per settori e contesti specifici.
I compiti evidenziano quindi sempre più la necessaria sinergia tra Professionisti e aziende. I Professionisti, attraverso consulenza e affiancamento, devono favorire un passaggio culturale e operativo che permetta alle imprese di integrare la sostenibilità nel proprio modello di business. I commercialisti sono chiamati ad essere non solo consulenti ma anche agenti del cambiamento, coniugando dinamiche economiche, sociali e ambientali.
Per avere successo in tali ruoli è richiesto un continuo aggiornamento delle competenze e un approccio multidisciplinare.
L’evoluzione delle competenze richieste nella gestione della sostenibilità in azienda
Una parte del documento dei commercialisti è dedicato alla trasformazione delle figure professionali e delle competenze necessarie per l’integrazione della sostenibilità all’interno delle aziende.
Anche in questo caso è richiesto un adattamento sia delle strutture organizzative sia delle competenze richieste. La sostenibilità ha aperto l’opportunità a nuove figure professionali e ruoli emergenti. Gli stessi possono essere suddivisi in:
- ruoli direttamente legati alla sostenibilità, dark green roles, che includono figure come il Sustainability Manager, il Chief Sustainability Officer e il Risk Manager ambientale, responsabili della gestione dei rischi ESG, dell’attuazione di strategie di sostenibilità e della compliance normativa;
- ruoli indirettamente connessi alla sostenibilità, pale green roles, che comprendono Professionisti di aree tradizionali come la finanza, il marketing e la supply chain, che integrano criteri ESG nei processi decisionali e operativi. Tra tali ruoli rientrano, ad esempio, il Supply Chain Manager, chiamato all’implementazione di strategie per ridurre le emissioni lungo la catena del valore, o il Marketing Manager, a promozione di pratiche di consumo responsabile.
Tali figure richiedono particolari competenze: dalle conoscenze tecniche, alle capacità gestionali, fino alla sensibilità etica. Queste competenze si articolano su tre livelli principali:
- competenze tecniche, che includono la conoscenza degli standard di rendicontazione ESG, ad esempio gli ESRS. A ciò si abbina la capacità di condurre analisi di impatto ambientale e sociale e la capacità di utilizzo di strumenti digitali per la raccolta e l’elaborazione di dati ESG;
- soft skills, che comprendono il pensiero critico, la comunicazione efficace, la gestione del cambiamento e la capacità di lavorare in team multidisciplinari;
- conoscenze normative e strategiche, relative alla comprensione delle normative internazionali e alla rispettiva traduzione operativa.
L’attenzione alla sostenibilità sta sviluppando una domanda crescente di Professionisti con competenze ESG, con una maggiore richiesta di figure con competenze trasversali che permettano di tenere insieme le esigenze normative e strategiche. A tali figure è richiesta una formazione specifica su economia circolare, gestione del rischio climatico e innovazione sostenibile.
Un focus nel documento di studio è dedicato alle sfide e al mismatch di competenze tra quelle presenti sul mercato e quelle effettivamente richieste dalle aziende, che necessitano di programmi di formazione continua a più livelli.
Tra le strategie di integrazione della sostenibilità nelle aziende viene proposto un approccio su più livelli: quello della pianificazione strategica, quello della governance aziendale e quello della cultura aziendale.
L’evoluzione delle figure e delle competenze per la sostenibilità è considerata una trasformazione strutturale che ridefinisce il ruolo delle aziende e dei Professionisti nel contesto economico, con possibilità per le aziende di dotarsi di una leva competitiva fondamentale per affrontare le sfide future e un panorama di lungo periodo.
Il ruolo dei Professionisti: l’evoluzione di funzioni, attività e competenze nello scenario della sostenibilità
Il ruolo dei Professionisti è analizzato da più diverse prospettive, in particolare riguardo all’evoluzione delle funzioni, delle attività e delle competenze legate alla sostenibilità richieste ai Professionisti. A livello professionale, le attività connesse agli obiettivi ESG interessano principalmente tre ambiti:
- pianificazione strategica, ovvero l’allineamento tra obiettivi di sostenibilità e strategie di crescita a lungo termine, grazie all’analisi dei rischi e delle opportunità ESG, all’elaborazione di piani di transizione ecologica e all’implementazione di politiche di economia circolare;
- gestione operativa, ossia l’adozione di strategie di sostenibilità che richiedono la supervisione delle catene di fornitura, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e l’adozione di tecnologie digitali a monitoraggio dei progressi;
- controllo e rendicontazione, ossia l’elaborazione di rapporti ESG conformi agli standard internazionali, come gli European Sustainability Reporting Standards, ESRS.
Particolarmente importante è il ruolo delle soft skills, che includono:
- pensiero critico, essenziale essenziale per interpretare i dati ESG, anticipare i rischi e identificare opportunità di innovazione sostenibile;
- capacità di adattamento, utile ad affrontare un panorama normativo e operativo in costante evoluzione;
- capacità di mediazione, indispensabile per facilitare il dialogo tra diverse funzioni aziendali, stakeholder esterni e il top management.
Le soft skills si aggiungono alle competenze tecniche di base e specifiche sul tema della sostenibilità, completandole e permettendo ai Professionisti di trasformarsi in agenti del cambiamento all’interno delle aziende.
Le competenze tecniche sono tuttavia imprescindibili e interessano soprattutto: competenze normative, padronanza di strumenti e metodologie per la gestione e il controllo dei rischi ESG, l’analisi dei dati non finanziari e l’elaborazione di politiche sostenibili e competenze etiche e culturali.
La trasformazione delle attività e delle competenze nella professione economica
Il documento dei commercialisti non tralascia il profondo processo di trasformazione che interessa la professione economica, guidato dall’evoluzione normativa, dalle dinamiche di sostenibilità e dalle innovazioni tecnologiche.
Tale trasformazione interessa sia le attività sia le competenze richieste ai Professionisti ed è il risultato della crescente necessità di integrare i fattori ESG, ambientali, sociali e di governance, nelle decisioni strategiche e operative delle imprese.
I tre pilastri del cambiamento riguardano: le attività professionali, l’evoluzione delle competenze richieste e il ruolo della tecnologia.
Il cambiamento delle attività professionali è interessato dal passaggio da attività tradizionali dei Professionisti economici alle nuove esigenze poste dalla sostenibilità. In particolare sono interessate la pianificazione strategica e finanziaria, la rendicontazione e la governance aziendale.
L’evoluzione delle competenze professionali interessa invece tre macro-categorie:
- competenze tecniche, ossia la conoscenza degli standard di rendicontazione ESG, delle normative europee e internazionali (come la SFDR e la CSDDD) e delle metodologie di gestione del rischio ESG;
- le soft skills, ovvero l’adattabilità, il pensiero critico e la capacità di comunicare in modo efficace;
- le competenze strategiche, ovvero la capacità di tradurre i principi della sostenibilità in strategie operative e finanziarie, grazie a una visione sistemica che consideri i benefici a lungo termine della transizione verso modelli di business sostenibili.
Infine, viene ritenuto centrale il ruolo della tecnologia nella trasformazione delle Professioni economiche. L’innovazione tecnologica e i processi di digitalizzazione hanno rivoluzionato i processi di raccolta, analisi e gestione dei dati ESG. Particolarmente importanti risultano quindi:
- il monitoraggio continuo attraverso strumenti digitali, che rende possibile l’identificazione tempestiva di eventuali criticità;
- la rendicontazione automatizzata, ovvero la produzione di report ESG conformi agli standard normativi, con meno margini di errore e un miglioramento della trasparenza;
- data analytics e intelligenza artificiale, ossia l’analisi avanzata dei dati per identificare trend e opportunità strategiche per le imprese.
La trasformazione della professione economica non è solo una risposta alle pressioni normative, ma rappresenta un’opportunità per ridefinire il ruolo del Professionista come agente di cambiamento. I Professionisti sono chiamati ad abbracciare un approccio multidisciplinare, investire nelle competenze digitali e promuovere una visione strategica che consideri la sostenibilità non come un vincolo ma come un’opportunità per generare valore a lungo termine.