Il merito creditizio: il principio di continuità aziendale per i finanziamenti di impresa
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Il principio di continuità aziendale è di notevole importanza per le imprese che intendono ottenere finanziamenti. Viene infatti usato come criterio di valutazione del merito creditizio.
Il merito creditizio rappresenta un elemento fondamentale nel processo di concessione del credito alle imprese.
Non solo determina la capacità di un’azienda di ottenere finanziamenti, con conseguente possibilità di crescita per l’azienda stessa, ma incide direttamente sulle condizioni applicate dagli istituti di credito.
Anche sulla base del merito creditizio, infatti, vengono determinati i tassi di interesse, la durata del prestito e le garanzie richieste.
Un fattore particolarmente rilevante nella valutazione del merito creditizio è la continuità aziendale, che determina la sostenibilità finanziaria dell’impresa nel medio-lungo termine.
Norme ad hoc in tal senso sono state previste nel periodo pandemico, per limitare gli effetti negativi di una congiuntura economica straordinaria, per le imprese che potevano garantire una sostenibilità prima dell’avvento dell’emergenza coronavirus.
Il concetto di merito creditizio per i finanziamenti d’impresa
Il merito creditizio, detto anche credit score, è un parametro che determina l’affidabilità di un’impresa dal punto di vista finanziario. Si tratta di un “numero” utilizzato da banche e istituti di credito per avere una stima dell’affidabilità dell’azienda stessa nel rimborsare un prestito.
Un alto valore del merito creditizio permette di ottenere condizioni vantaggiose, ad esempio tassi d’interesse più bassi nell’ottenimento di prestiti e mutui. Un ulteriore vantaggio è la facilità di accesso al credito per i soggetti che sono considerati debitori affidabili. Il tutto porta a una maggiore libertà finanziaria e a una migliore pianificazione futura.
Sono diversi i fattori che contribuiscono a ottenere un valore alto del merito creditizio. Tra questi c’è il parametro dell’indebitamento, ovvero il rapporto tra debiti esistenti e reddito disponibile. Tale parametro viene valutato sulla base di bilanci, flussi di cassa, redditività e indici patrimoniali.
Un fattore determinante è legato ai flussi di reddito, ovvero la stabilità dei redditi prodotti, analizzato con gli stessi metodi indicati per il parametro dell’indebitamento.
L’aumento del merito creditizio è legato anche al cosiddetto “storico creditizio”, ovvero la puntualità nei pagamenti e la gestione dei debiti passati da parte dell’azienda che ne determinano una previsione di affidabilità anche nel futuro.
Sono infine valutate anche le garanzie patrimoniali, ovvero la disponibilità di beni che possono essere utilizzati “a garanzia”.
In linea più generale vengono tenute in considerazione anche le valutazioni di agenzie specializzate di rating bancario e la prospettiva di crescita dell’azienda, sulla base di piani strategici, settore di appartenenza e competitività dell’impresa stessa.
In quest’ultimo fattore è particolarmente importante il principio di continuità aziendale, sulla base del quale deve essere redatto ciascun bilancio delle imprese.
Il principio di continuità aziendale
La continuità aziendale, detto anche “going concern”, è un principio contabile per il quale un’impresa deve essere considerata in grado di operare nel futuro prevedibile, senza necessità di liquidazione o interruzione dell’attività.
Nel contesto italiano è previsto dall’articolo 2423-bis, comma 1, n. 1 del codice civile, rubricato come “principi di redazione del bilancio”. Tale disposizione prevede che la valutazione delle voci di bilancio sia fatta nella prospettiva della continuazione dell’attività e quindi tenendo conto del fatto che l’azienda costituisce un complesso economico funzionante destinato alla produzione di reddito.
Il principio di continuità aziendale è particolarmente importante nella valutazione del merito creditizio. Per le banche e per gli investitori è infatti fondamentale ottenere una valutazione corretta della stabilità finanziaria di un’azienda e della sua capacità di generare flussi di cassa futuri necessari per ripagare il debito contratto con gli stessi istituti di credito.
Vengono quindi adottati criteri rigorosi per valutare la continuità aziendale, nella maggior parte dei casi uno dei fattori dirimenti alla concessione di finanziamenti.
Alcuni dei fattori presi in considerazione sono:
- la solidità patrimoniale, dal momento che la presenza di un adeguato capitale riduce il rischio di insolvenza
- la gestione del debito, ovvero la capacità di far fronte ai debiti contratti sulla base delle capacità di generare reddito;
- il cash flow operativo, relativo alla possibilità per l’impresa di finanziare in autonomia le proprie attività;
- il rischio di settore, collegato con il settore in cui è inserita l’impresa;
- la strategia e la governance, le valutazioni dei piani futuri e della gestione aziendale delle imprese.
Per aumentare il proprio merito creditizio le imprese possono mettere in campo diverse azioni, tra le quali l’aumento della liquidità aziendale, la riduzione dei costi o l’incrementazione della redditività. Questi e altri interventi possono essere mostrati attraverso azioni di trasparenza finanziaria, quali report finanziari dettagliati e aggiornati realizzati da realtà esterne ed autonome.
Le deroghe al principio di continuità aziendale nel periodo pandemico
Il principio di continuità aziendale è così importante, anche per le valutazioni relative al merito creditizio, che nel corso dell’emergenza coronavirus sono state previste opportune deroghe per evitare che la congiuntura economica straordinaria incidesse in negativo sulle realtà che garantivano una stabilità e una sostenibilità prima della pandemia.
Tali regole sono state chiarite dall’Organismo Italiano di Contabilità, OIC, considerato l’istituto nazionale per i principi contabili, nel documento interpretativo 6 sul decreto Legge 8 aprile 2020, n. 23 “Disposizioni temporanee sui principi di redazione del bilancio”.
La norma prevede che a determinate condizioni possano essere derogate le disposizioni relative alla prospettiva della continuità aziendale. Non viene però modificato il quadro normativo in relazione alle informazioni da inserire nella nota integrativa e nella relazione sulla gestione.
Da un lato viene quindi permessa la valutazione delle voci e quindi nella quantificazione delle stesse nei bilanci approvati in data successiva al 23 febbraio 2020 senza tenere conto degli effetti negativi del Covid-19.
Dall’altro lato si stabilisce che l’informazione sugli effetti della pandemia sia fornita, anche in chiave prospettica, secondo le regole ordinarie.
Nel corso della preparazione del bilancio se la società intende utilizzare la deroga, deve descrivere nella nota integrativa le significative incertezze in merito alla capacità dell’azienda di continuare a costituire un complesso economico funzionante destinato alla produzione di reddito per un prevedibile arco temporale futuro relativo a un periodo di almeno dodici mesi dalla data di riferimento del bilancio.
Nello specifico devono essere indicate le informazioni sui fattori di rischio, sulle assunzioni effettuate e sulle incertezze identificate, oltre ai piani aziendali futuri per fronteggiare i rischi e le incertezze.
Le regole sono state applicabili alle imprese che adottano i principi nazionali, sia per i bilanci di esercizio che per quelli consolidati.
Nello specifico le regole si applicano:
- ai bilanci chiusi e non approvati in data anteriore al 23 febbraio 2020, ad esempio i bilanci chiusi al 31 dicembre 2019;
- ai bilanci chiusi successivamente al 23 febbraio 2020 e prima del 31 dicembre 2020, ad esempio i bilanci che chiudono al 30 giugno 2020);
- ai bilanci in corso al 31 dicembre 2020, ad esempio i bilanci che chiudono al 31 dicembre 2020 oppure al 30 giugno 2021.
La norma in questione è stata prevista per tutelare la situazione delle imprese che, in una data anteriore all’inizio dell’emergenza pandemica, garantivano la sussistenza della continuità aziendale.
Tali norme testimoniano quanto tale fattore sia importante, in molti casi decisivo, per la crescita e lo sviluppo delle imprese, a prescindere dal settore in cui operano.
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