Invoice Trading: l’Italia è prima in Europa
I dati sono riferiti al 2019 e 2020, quindi un po’ datati, ma al tempo stesso solo gli ultimi a disposizione e tracciano un quadro piuttosto chiaro.
Il totale dell’Invoice Trading dell’Europa continentale nel periodo di riferimento è stato rispettivamente di 1.8 miliardi e di 2 miliardi di dollari. Il sud dell’Europa fa la parte del leone: Italia in testa e a seguire Spagna e Francia. In particolare il nostro paese ha mobilitato 709 milioni nel 2019, saliti a 760 l’anno successivo. Rispettivamente il risultato italiano rappresenta il 38-39% del totale per l’Europa continentale. Fuori dal computo europeo, viene staccata anche la Gran Bretagna, nazione storicamente sempre molto avanti nella creazione e adozione di soluzioni fintech per il business, che si è fermata a mezzo miliardo.
Per capire meglio quali sono le tendenze in Europa per l’Invoice Trading, abbiamo raggiunto il professor Rotem Shneor, ordinario di Entrepreneurship presso l’Università di Agder, nonché co-autore del report sulla finanza alternativa.
Professor Shneor, che futuro prevede per l’Invoice Trading in Europa continentale?
“Penso assisteremo a una crescita continua, perché c’è sempre bisogno di maggiore efficienza nella gestione del flusso di cassa e dei processi – risponde Shneor – La maggior parte degli investitori coinvolti nell’Invoice Trading sono oggi finanziatori istituzionali, ma credo ci sia molto spazio anche per coinvolgere gli investitori al dettaglio. Si tratta di una classe di investimento a rischio relativamente basso, il che ha un certo appeal, ma che è anche caratterizzata da rendimenti modesti. In pratica ha senso solo con volumi consistenti. In generale ritengo che nel prossimo futuro i titolari delle fatture cercheranno condizioni migliori, le piattaforme miglioreranno l’efficienza dei processi e sarà coinvolto un numero più ampio di potenziali investitori. È probabile che questa combinazione stimolerà un’ulteriore crescita”.
Quali sono i Paesi in Europa da tenere sott’occhio per la crescita dell’Invoice Trading nei prossimi anni?
“I paesi a cui prestare attenzione per un’ulteriore crescita si trovano in aree con minore fiducia sociale e tolleranza al rischio, ma allo stesso tempo istituzioni finanziarie relativamente forti, come nell’Europa meridionale”.
Con l’Italia che probabilmente continuerà a fare da capofila, visto che nel nostro paese i tempi medi di pagamento per le fatture B2B si aggirano intorno agli 83 giorni. Inoltre, come ha previsto l’ultimo osservatorio sulla Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, l’Invoice Trading nazionale è visto in crescita del 90% per il 2022.
L’opportunità di mercato, quindi, sembra essere evidente. Anche per questo, a livello nazionale, c’è la richiesta di interventi da mettere a terra per efficientare il settore e aiutarlo a crescere.
Si tratta di interventi pensati soprattutto per dare sostegno alle PMI e proposti da ItaliaFintech, l’associazione che raccoglie molti operatori del fintech nazionale, tra cui anche TeamSystem.
Tra queste proposte, ricordiamo la creazione di un albo delle piattaforme certificate e l’introduzione dell’obbligo di referral, come già avviene in UK. Poi c’è l’idea di rendere inefficaci le clausole di divieto della cessione del credito, un problema spesso collegato alle fatture della Pubblica Amministrazione. Ancora agevolazioni a favore di Organismi di Investimento Collettivi del Risparmio (OICR), che investano in crediti vantati da microimprese e PMI virtuose acquistati su piattaforme fintech. Infine, c’è la necessità di migliorare la comunicazione istituzionale nei confronti degli imprenditori relativamente agli strumenti innovativi di finanza digitale. Perché spesso alla base di un problema di adozione di nuove tecnologie e di una soluzione di supply chain finance c’è proprio una scarsa conoscenza delle opportunità disponibili e delle alternative al classico credito bancario.