L’Associazione Italiana per il Factoring (Assifact) e la società di consulenza KPMG hanno recentemente condotto un’indagine sulla domanda dei servizi di Factoring, intervistando 106 imprese italiane (metà PMI e metà corporate), distribuite sull’intero territorio nazionale. Da questo studio emerge come il 42% delle imprese che hanno risposto sia un fornitore della Pubblica Amministrazione. Di queste imprese circa il 20% cede già i relativi crediti attraverso il Factoring. Ci sono però almeno tre criticità significative nei rapporti con la PA: la prima è la frequenza del rifiuto di cessione del credito, che è poi una prerogativa del solo cliente pubblico; la seconda è l’assenza di comunicazione da parte della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese creditrici; infine, c’è il tema delle tempistiche di pagamento, più lunghe che nel B2B.
Proprio per superare queste criticità, il report Assifact suggerisce una serie di misure: “Al fine di migliorare le relazioni fra i fornitori e gli enti pubblici, le imprese intervistate suggeriscono di semplificare gli adempimenti amministrativi in capo all’amministrazione pubblica e propedeutici al pagamento delle fatture e di rimuovere gli ostacoli alla cessione del credito, quali la possibilità di beneficiare del rifiuto di cessione da parte dell’ente e le forme speciali previste per la cessione del credito in tale ambito. È ormai un’esigenza condivisa la necessità di giungere ad un quadro normativo più efficace ed efficiente per la gestione del trasferimento dei crediti vantati verso la Pubblica Amministrazione”.
Peraltro, sul tema del divieto di cessione si è soffermata in più occasioni l’attenzione delle istituzioni europee. Ad esempio, uno studio del luglio 2022 commissionato dalla Commissione Europea ha riconosciuto l’importanza di agevolare il ricorso al Factoring e alle altre forme innovative di supporto al capitale circolante, come l’Invoice Trading. Tutte queste forme di Supply Chain Finance, infatti, sono strumentali per il raggiungimento degli obiettivi della Direttiva sui Late Payment (2011/7/EU) contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, favorendo in particolar modo le piccole e medie imprese.
Inoltre, a livello nazionale, sostenere il capitale circolante delle aziende italiane rientrerebbe proprio tra gli interessi pubblici. Interessi di cui la PA dovrebbe farsi carico, sia diventando un miglior pagatore sia modificando le norme e rimuovendo gli ostacoli per un efficace accesso a strumenti alternativi di Supply Chain Finance, in primis il Factoring e l’Invoice Trading.