Fattura elettronica: moda o effettivo risparmio?
Le imprese nazionali si imbatterono nella fattura elettronica nel Giugno 2014, ovvero nel processo digitale di generazione e gestione dell’intero ciclo fattura, seppure limitatamente ai soli rapporti con le Pubbliche Amministrazioni. Lo scopo del governo del tempo era quello di agevolare il controllo della spesa pubblica, regolandone i pagamenti, e congiuntamente, contrastare l’evasione fiscale.
A ben vedere il legislatore Italiano si pronunciò in merito a tale obbligo già nel 2007, con la c.d Legge di Stabilità del 2008, sull’onda di trasformazione Europea avviata nel 2001 con direttiva 2001/115/Ce atta a semplificare, modernizzare e armonizzare le modalità di fatturazione in ambito comunitario, giustificato dalla presenza di circa 15 modelli distinti di fatture.
Tuttavia solamente nel 2013, con la pubblicazione del decreto attuativo 55/2013, contenente le regole e le linee guida, si avviò operativamente la fatturazione elettronica in Italia.
Ad oggi, considerati i vantaggi offerti, i legislatori continuano ad incoraggiare la digitalizzazione del flusso fattura tentando di ridurre al minimo le barriere che ostacolano la diffusione della fatturazione elettronica e puntando alla diffusione del digitale sul nostro territorio anche con riferimento al B2B.
L’esperienza danese, popolo pioniere dell’evoluzione digitale, evidenzia un crescendo di vantaggi proporzionali all’utilizzo di tecnologie digitali. Il culmine si raggiunge in quelle realtà in cui i processi di gestione in digitale accompagnano la fattura dal momento della sua emissione fino alla conservazione, permettendo di beneficiare della riduzione della manodopera per:
- Attività di stampa e imbustamento;
- Gestione delle relazioni con i clienti influenzate dai tempi necessari ad accertare la reale consegna e presa in carico della fattura, e del relativo pagamento;
- Gestione della conservazione, che porta a sua volta ulteriori risparmi legati ai costi di gestione dell’archivio.
Nonostante l’utilizzo di sistemi misti, cartaceo e digitale insieme, moderi notevolmente il vantaggio economico, un risparmio, seppur ridotto, è perseguibile altresì con riferimento alla sola emissione della fattura in formato elettronico.
Consideriamo il caso di un’impresa di piccole dimensioni.
- La gestione della fatturazione tradizionale ha un costo che si attesta tra 1.8 € e 3.7€ per singolo documento, variabile in relazione alle modalità di spedizione/consegna del documento stesso,
- La gestione dell’equivalente documento in versione digitale comporta costi che variano da 0.9 € a 1.8 €.
Il potenziale risparmio cresce poi all’aumentare delle dimensioni della realtà attuativa. Per intenderci: esaminando un’azienda di medie dimensioni, con un volume di fatture attive e passive superiore a 3.000 documenti annui, la fatturazione elettronica offre un risparmio per singolo documento emesso che si attesta tra i 7.5 € e 11.5 €.
Non possiamo poi tralasciare i vantaggi derivanti dalla digitalizzazione della fattura nel ciclo passivo strettamente connessi alla sua tipicità principale: la struttura. Tendenzialmente infatti la fattura elettronica è caratterizzata da un formato standardizzato che nel nostro Paese è rappresentato dal formato fattura PA. L’omogeneità della struttura si traduce in un notevole sgravio delle pratiche di registrazione/contabilizzazione e agevolando al pari la riconciliazione bancaria, notoriamente caratterizzate da tempi lunghi.
Riassumendo dunque, l’abbandono della carta non può che creare valore alle imprese nazionali. Posto che lo scenario prospettatoci vede un crescendo di incentivi all’utilizzo di tali tecnologie, permettendoci di ipotizzare concretamente l’introduzione dell’obbligo esteso anche a tutti rapporti tra privati, è pensabile interrogarsi sui tempi di adeguamento: conviene attendere che il legislatore si pronunci o cavalcare l’onda nell’immediato? Tenuto conto dei benefici sopra esposti la risposta parrebbe scontata: Surf the change!