Programmazione e produttività nei cantieri edili
Il livello di produttività di un’Azienda è un parametro fondamentale con cui è possibile valutare l’efficacia con la quale la stessa opera. Tendenzialmente, un’Azienda è tanto più produttiva quanto migliore è la sua organizzazione interna.
Da un punto di vista etimologico però, il termine organizzazione racchiude in sé due significati tra di loro apparentemente contrastanti: può rappresentare un gruppo di persone che si riuniscono ed aventi come finalità un unico obbiettivo oppure può indicare una modalità operativa con cui si svolgono una serie di attività.
In realtà queste due accezioni sono tra di loro complementari e ci indicano come non sia mai possibile focalizzarsi unicamente sulle risorse umane piuttosto che sulle attività da svolgere: un processo produttivo efficace prevede sempre uno stretto connubio tra questi due elementi, che sono tra di loro inscindibili.
Il cantiere edile, lo abbiamo già evidenziato in altre occasioni, è una delle unità produttive più complesse nel panorama industriale: non è replicabile, è composto da molteplici fasi lavorative, è influenzato in maniera importante dalle condizioni meteorologiche. Questi sono solo alcuni tra i principali aspetti che ne rendono la gestione particolarmente impegnativa.
Il processo produttivo di un cantiere edile, anche nel caso della semplice ristrutturazione di un appartamento, necessita di un’organizzazione di maestranze e fasi lavorative notevole, ben al di sopra della media della maggior parte dei processi produttivi industrializzati, laddove normalmente ad una fase di prototipazione segue poi una produzione in serie in cui i margini di errore sono ridotti al minimo.
Il cantiere contemporaneo, che si configura sempre più spesso come un luogo di assemblaggio di tecnologie tra di loro interconnesse ma poste in opera in momenti e da soggetti indipendenti, è un susseguirsi di attività che, se mal gestite, possono entrare in conflitto tra di loro e compromettere la buona riuscita dell’opera.
La figura di coordinamento che deve intervenire e che con sempre maggior frequenza il mercato richiede come interna all’organigramma dell’impresa esecutrice ricopre un ruolo fondamentale ed il cronoprogramma è il suo strumento di lavoro principale.
Redigere un cronoprogramma significa avere la conoscenza delle corrette fasi lavorative, della loro scansione e consequenzialità temporale nonché delle possibili convergenze piuttosto che incompatibilità tra di esse ed è un patrimonio professionale non così comune da trovare. Esistono decine di strumenti informatici più o meno complessi che possono essere di supporto per la redazione di un programma lavori, ma il vero valore aggiunto risiede nella capacità di rendere questo schema flessibile ed adattabile in corso d’opera, coerentemente con le varianti, i ritardi e gli imprevisti che sono tipici del settore edile.
Un buon cronoprogramma non è una griglia rigida ed inderogabile da rispettare, bensì una linea guida che aiuta chi coordina e chi opera nel cantiere ad avere sempre ben chiaro l’avanzamento del cantiere e sotto controllo le problematiche che sono via via intercorse, per giungere all’obbiettivo temporale finale prestabilito.
E’ inevitabile che durante un processo di costruzione si presentino delle difficoltà non preventivabili, più o meno rilevanti a seconda della complessità dell’opera in fase di realizzazione. Ciò che è fondamentale è saper riadattare di volta in volta il programma lavori, rimodulando la durata e la collocazione di talune attività più facilmente gestibili rispetto ad altre che si sono invece rivelate più problematiche.
La programmazione è un tema centrale nell’attuale contesto storico-produttivo: nell’era del “tutto e subito” è sempre più complesso, in ogni settore, pensare di poter ragionare a medio o a lungo termine sia nella scansione temporale delle commesse sia all’interno dello svolgimento di una singola commessa.
In edilizia questo concetto si ripercuote sulla filiera produttiva in maniera ancor più amplificata: la complessità del processo produttivo edile, la molteplicità di soggetti che vi prendono parte fanno sì che la mancanza di un planning operativo possa causare danni davvero rilevanti per tutti i soggetti coinvolti, dalle imprese agli utenti finali. Dovendo fronteggiare un elevato numero di attività, talora anche brevi, che durante la realizzazione di un’opera si sovrappongono in maniera sequenziale, un manager di cantiere può finire per essere sopraffatto dal contesto in cui opera se non riesce a far collaborare in maniera efficace la propria esperienza lavorativa da un lato con gli strumenti di pianificazione lavori dall’altro.
La principale soluzione, pertanto, risiede molto spesso in una generale capacità di adattamento che genera nel direttore di cantiere (ancor più se facente parte dell’organigramma dell’impresa esecutrice) la progressiva formazione di una forma mentis votata alla flessibilità.
Di questo hanno bisogno oggi le Aziende e nel nostro caso particolare le imprese di costruzione: risorse tecniche in grado di fungere da collante tra l’ambito produttivo (maestranze operanti in cantiere), la progettazione (troppo spesso distante dalla produzione concreta) e le marginalità operative (contabilizzazione lavori).
Sono questi i soggetti che le imprese chiedono di formare al mondo della Scuola: figure che associno una solida formazione teorica di base ad una predisposizione operativa verso il mondo del cantiere, inteso non solo come luogo di produzione ma come ambito in cui verificare quotidianamente quanto ipotizzato in via preliminare durante le fasi di pianificazione lavori.