Cessione del Credito e PNRR: Come impatterà sull’edilizia
Decreto n.11 del 16 febbraio 2023, il Governo ha di fatto stoppato il Superbonus bloccando il meccanismo della cessione del credito, elemento fondamentale su cui lo Stato stesso aveva scommesso per stimolare in maniera inedita il mercato delle costruzioni e, quindi, l’intera economia nazionale nel post-Covid.
Il momento storico di profondo cambiamento che stiamo attraversando è ormai innegabile. Dopo la conclusione del cosiddetto “secolo breve”, iniziato nel Dopoguerra e protrattosi fino ai primi anni Duemila, caratterizzato da un’inedita stabilità internazionale e da un conseguente progressivo sviluppo socio-economico diffuso, anche grazie all’incredibile evoluzione tecnologica che ha di fatto interconnesso il mondo abbattendo le tradizionali barriere spazio-temporali, negli ultimi tre/quattro anni lo scenario è drasticamente cambiato.
Lo shock determinato dalla pandemia si sta dimostrando in realtà come la punta di un iceberg che impone alle singole nazioni delle scelte coraggiose, in particolar modo in ambito economico, per ripensare in maniera strutturale quei modelli che hanno permesso la diffusione nella nostra società di un livello di benessere generalizzato.
Se pensavamo, in un certo senso, che l’emergenza sanitaria fosse confinata all’interno dei propri limiti tecnico-scientifici e che la terapia risolutiva da un punto di vista economico si potesse esaurire in alcuni interventi puntuali di carattere straordinario, molto probabilmente ci siamo sbagliati.
In questo senso, un forte segnale di risveglio lo ha già dato questo 2023, quando con il Decreto n.11 del 16 febbraio 2023, il Governo ha di fatto stoppato il Superbonus bloccando il meccanismo della cessione del credito, elemento fondamentale su cui lo Stato stesso aveva scommesso per stimolare in maniera inedita il mercato delle costruzioni e, quindi, l’intera economia nazionale nel post-Covid.
Senza entrare nel merito dell’opportunità o meno di tale scelta, della correttezza dei tempi o dei modi con cui è stata operata, quel che è certo è che qualcosa evidentemente non ha funzionato come si sperava. E non solo nei conti per le casse dello Stato: gli scenari di tensione ed instabilità internazionale che si stanno configurando in questi mesi e che sono ancora ben lontani dal cristallizzarsi ci stanno facendo comprendere che il momento storico attuale necessita di decisioni e strumenti operativi a più ampio raggio, maggiormente strutturati nel tempo e quindi più sostenibili.
È improbabile pensare che nei prossimi 5/10 anni il potere d’acquisto del cittadino medio possa incrementare in maniera significativa, in modo tale da consentirgli di operare interventi di rinnovamento sul patrimonio immobiliare privato in autonomia. Il perdurare degli attuali meccanismi di incentivazione alla base del Superbonus avrebbe pertanto determinato ancora un larghissimo ricorso a questo strumento, in maniera evidentemente non sostenibile per l’economia nazionale. Ritengo che sia più necessario e soprattutto più utile un ripensamento, che possa rendere strutturale l’aiuto virtuoso (per il singolo cittadino e per l’economia reale) che i bonus con cessione sono in grado di fornire, ma rimodulandone l’impatto e, soprattutto, fissando degli orizzonti temporali più sensati.
In buona sostanza: senza incentivi il mercato non è in grado di autosostenersi, a causa dell’evidente sproporzione tra costi da sostenere e capacità di spesa. Al tempo stesso, con incentivi smisurati e soprattutto troppo compressi nel tempo il rischio di trasformare il bonus in un malus diviene pressoché certezza.
La piattaforma consente la gestione pratiche ecobonus: tutta la documentazione necessaria a ottenere i titoli abilitativi per l'ottenimento del bonus fiscale e per la cessione del credito.
Non è allora certamente un caso che questo 2023 si configuri come l’anno chiave per la concretizzazione dei bandi di gara legati al PNRR: in fasi storiche cruciali, è la modernizzazione dei beni legati alla collettività l’ambito che deve fare da traino per l’economia nazionale. Il patrimonio immobiliare pubblico italiano versa, per la maggior parte, in condizioni di estrema difficoltà: se pensiamo ad un edificio efficiente, di alto livello qualitativo, non pensiamo di certo ad una scuola o ad una sede municipale.
Anni di scarsi investimenti hanno portato ad un invecchiamento generalizzato degli asset immobiliari di proprietà delle PA, con interventi limitati alla semplice manutenzione, puntuali e spesso non connessi funzionalmente tra di loro.
Le linee guida del PNRR in questo senso sono molto chiare e puntano in maniera decisa al rinnovamento, soprattutto in quei settori particolarmente sensibili per il futuro di un Paese, come la Scuola ed i servizi per l’Infanzia. Rifocalizzare l’attenzione e le risorse del sistema edilizio nazionale su interventi che contribuiscano non solo a stimolare l’economia reale, ma anche a ridare slancio al nostro sistema-Paese, soprattutto in chiave futura per le prossime generazioni, è fondamentale. Non bisogna mai dimenticare che il corretto equilibrio tra pubblico e privato è la vera forza di un Paese solido che è in grado di sostenere le aspettative delle presenti e future generazioni.
È un momento di svolta, quello che stiamo vivendo, che ci può consentire di presentarci sullo scenario internazionale, una volta che saranno stabiliti i nuovi equilibri attualmente in fase di riassestamento, in prima linea come un Paese che ha saputo allineare la propria struttura socioeconomica a quanto oggi si richiede, o al contrario come un Paese che è rimasto indietro, rallentato nei processi di trasformazione dall’incapacità di agire.
Il settore delle costruzioni ha da sempre rappresentato uno dei tre/quattro principali termometri che misurano l’efficienza di una Nazione, la dinamicità del suo sistema economico ed il livello di avanguardia delle sue infrastrutture. Ci sono grandi opportunità, l’importante è saperle cogliere e mettere nelle condizioni il tessuto produttivo di poter operare nel migliore dei modi: in questo senso, il funzionamento del nuovo Codice degli Appalti sarà uno strumento importantissimo da analizzare nei prossimi mesi.