Studi professionali e e-commerce: le aspettative e la realtà
Avete presente quando fate un ordine online; non vedete l’ora che arrivi, ma non appena aprite il pacco, consegnato dal corriere e lo indossate, venite pervasi da una sensazione di profonda delusione e nel giro di 5 minuti rimpacchettate tutto e contattate l’azienda per effettuare il reso lamentandovi animatamente della scarsa qualità di quanto ricevuto.
Ora, in alcuni casi può anche essere così; ma altrettante volte, se non la gran parte, non è il prodotto a mancare di qualità, ma è la nostra aspettativa di esso ad essere sopravvalutata. Poniamo il caso che abbiate ordinato un abito di seta con gonna al ginocchio, lo avete visto sul sito web della griffe che vi piace e ve ne siete innamorate.
Il punto è proprio lì: lo avete visto sul sito, indossato da una modella alta 1,80 con una figura longilinea e forme perfette.
Arriva a casa, e voi non siete esattamente come la modella sul sito, non si tratta di body shaming, ovviamente, ma di realtà e di adeguare quell’aspettativa con la realtà, evitando, quindi, di farle scontrare e di cadere in una profonda delusione.
Vi chiederete cosa c’entri la comunicazione degli studi professionali con l’e-commerce; ora vengo e mi spiego.
Capita sovente che gli studi guardino ciò che i propri competitor mettano in atto in ambito comunicazione e tentino di replicarlo, ma nella gran parte dei casi, quello che si realizza è una brutta copia, raffazzonata, dell’esempio dal quale si è tratta ispirazione.
Era allora quella un’intuizione errata? No, il tema è che la comunicazione e le strategie da mettere in atto vanno pensate, studiate, e create su misura, ci si può ispirare a qualcuno, ma non copiarlo o il rischio è che il risultato non sia per nulla soddisfacente. Bisogna in primo luogo guardarsi dentro, osservare la propria struttura e costruire un percorso che valorizzi e metta in primo piano le competenze e i punti di forza.
Altro luogo comune da sfatare e ricondurre alla realtà è il fatto che uscire su un giornale, produca una reazione immediata tale per cui un numero x di clienti busseranno, nel giro di 24 ore, alla porta dello studio con un mandato alla mano e parcelle da decine di migliaia di euro. E siccome questo, nel 99,99% dei casi, non accade…tutti a puntare il dito contro il comunicatore, che non ha portato clienti.
Vi svelo un segreto: la comunicazione e il business development non sono la stessa cosa!
La comunicazione non porta clienti, ma è necessaria per affermare la propria posizione nel mercato, far conoscere le competenze dello studio e contribuire, e sottolineo contribuire ad attrarre potenziali nuovi clienti. E una parte di un percorso complesso e costante che comprende molti elementi, tutti da coltivare al tempo stesso e con lo stesso vigore (comunicazione, marketing, business development, eventi etc etc).
Applichiamo ora lo stesso principio alla comunicazione interna e all’ambiente di lavoro. Si manda il panettone a natale a tutti professionisti con mail formale di auguri e buone feste e ci si aspetta che il proprio sia il best place to work, dimenticando magari che proprio alcuni di quei professionisti il 24 dicembre dovranno lavorare fino a notte fonda per consegnare la pratica il 27 mattina, o che alcune di loro sono state lasciate a casa dopo essere diventate madri, o ancora, che un professionista junior sia stato lasciato fuori della pratica milionaria del cliente che è riuscito a portare personalmente in studio. E allora, anche in questo caso, lavoriamo, sui fatti, sulle azioni, sul guardare sé stessi e mettere in atto un percorso puntuale per fare in modo che l’aspettativa propria e magari anche quella dei possibili clienti sia sempre più aderente alla realtà.